SANT'AMBROGIO, Monastero di
La più antica menzione di esso è in una carta scritta tra l'aprile e l'agosto del 784, dalla quale risulta che era stato fondato poco prima da Pietro arcivescovo di Milano, il quale vi aveva posto come primo abate Benedetto. Qualche anno dopo, come appare da un'altra carta del 23 ottobre 789, lo stesso arcivescovo assegnò all'abate e ai suoi monaci un luogo di abitazione più ampio del primitivo. Il monastero che si reggeva sotto la regola di S. Benedetto, come appare dalla conferma della sua istituzione fatta da Carlo Magno nell'aprile del 790, divenne celeberrimo e ottenne dai pontefici e dagl'imperatori e re moltissimi privilegi.
Tra gli altri va ricordata la donazione di Civenna, Limonta e Campione fatta dall'imperatore Lotario nell'835 e confermata da Carlo il Grosso nell'880, per cui gli abati del monastero esercitarono in quei luoghi giurisdizione sovrana quali feudatarî imperiali. Nei tempi più recenti portò anche il titolo onorifico di imperiale, non tanto per il ricordo dell'antica donazione feudale, e del diploma 12 giugno 873 col quale l'imperatore Lodovico II prendeva il monastero sotto la sua protezione, quanto per effetto del diploma dell'imperatore Leopoldo del 15 aprile 1697 col quale gli venne confermata la donazione e l'immunità dei luoghi di Campione, Limonta e Civenna, con la concessione di poter esporre l'insegna dell'aquila imperiale negli stessi luoghi. Ai tempi di Urbano II sorsero tra il monastero e i canonici secolari che amministravano la basilica di S. Ambrogio delle grandi controversie a cagione delle simultanee officiature nello stesso tempio con riti e calendarî diversi. Le liti si protrassero per secoli e invano gli arcivescovi di Milano e i romani pontefici tentarono ripetutamente di sedarle. Nel 1401 il monastero fu dato in commenda al cardinale Cosimo Migliorati che divenne poi Innocenzo VII. Ultimo commendatario fu il cardinale Ascanio Maria sforza che alla fine del sec. XV vi chiamò i cisterciensi. Da allora esso divenne il centro della congregazione cisterciense di Lombardia e tale si mantenne fino alla soppressione decretata dalla Repubblica Cisalpina il 20 marzo 1799. Ultimo abate ne fu Angelo Fumagalli, uomo dottissimo che pubblicò nel Codice Santambrosiano i documenti più antichi del ricchissimo archivio del monastero. Oggi la sede del monastero, dopo essere stata adibita a magazzino e poi a ospedale militare, è stata ceduta all'università cattolica, che l'ha riportata all'antico splendore. L'archivio del monastero si conserva presso l'Archivio di stato.
Bibl.: P. F. Kehr, Italia pontificia, VI: Liguria sive provincia Mediolanensis, pars. I, Lombardia, Berlino 1913, p. 87, dove si elencano le principali pubblicazioni intorno al monastero. V. inoltre: G. Giulini, Raccolta di notizie intorno a chiese, a monasteri e ad altri benefici ecclesiastici nello stato di Milano fondati o ristorati dai sovrano del medesimo, in Nel secondo centenario del conte Giorgio Giulini istoriografo milanese il comune di Milano, I, Milano 1916, p. 290; P. Bondioli, Le origini del monastero di S. A. in Milano, ivi 1928, p. 68; P. Bondioli, Il monastero di S. A. Maggiore di Milano, ivi 1925, p. 74.