GUADALUPE, Monastero di
Importante complesso monastico spagnolo situato al confine orientale della regione dell'Estremadura (prov. Cáceres), dipendente, per quanto riguarda l'organizzazione ecclesiastica, dalla diocesi di Toledo nella vicina regione mancega. Posto su un'altura che si eleva al di sopra della valle del fiume Guadalupejo ('fiume del lupo'), da cui deriva il suo nome, nel corso del Medioevo vi si formò attorno un borgo, la Puebla de Guadalupe.Per la storia del monastero ci si avvale di una consistente serie di documenti: dopo l'alienazione dei beni di manomorta del sec. 19°, una parte importante dei fondi archivistici di G. fu raccolta, alla fine del secolo, nell'Arch. Histórico Nac. di Madrid e l'inventario - milletrecentotrentasei titoli compresi tra gli anni 1289 e 1846 - è stato pubblicato (de la Cuadra Escrivá de Romaní, 1973). Un'altra consistente parte dei fondi, insieme a fonti manoscritte, è conservata nello stesso complesso monastico (Arch. franciscano); altri documenti si trovano in diversi archivi della Spagna (per es. Simancas, Arch. General).Per quanto riguarda le fonti storiche, la pertinenza, fin dalle origini, del monastero all'Ordine dei Gerolamini ha fatto sì che i grandi cronisti dell'Ordine divenissero di fatto alcuni fra i principali storiografi del complesso monastico, come Gabriel de Talavera (1597) e Francisco de San José (1743).La Sierra de las Villuercas, all'interno della quale è G., costituiva nel Medioevo una regione del regno di Castiglia, a prevalente economia pastorale, appartata rispetto alle principali vie di comunicazione. Lo sviluppo del santuario, in tale area, è strettamente legato alla leggenda formatasi attorno all'immagine mariana ivi venerata, una leggenda che nel ribadire la sostanza miracolosa della rivelazione ha inteso conferire alla stessa effigie un'autorità storica.Insieme al primo diffondersi del culto e della devozione per la Madonna di G., infatti, si volle riconoscere nella sacra immagine un'opera realizzata direttamente da s. Luca; inviata a Costantinopoli, nel 582 sarebbe stata donata dall'imperatore Maurizio al legato pontificio Gregorio, il quale, divenuto papa nel 590, l'avrebbe conservata dapprima nel suo oratorio e quindi inviata, per mezzo di s. Isidoro, all'arcivescovo di Siviglia s. Leandro; nella cattedrale sivigliana, l'immagine sarebbe rimasta oggetto di venerazione fino all'invasione musulmana del 711; per evitare che fosse profanata, essa sarebbe stata nascosta nella Sierra de las Villuercas. Tale leggenda si completa con la tradizione che riferisce il ritrovamento miracoloso dell'effigie mariana al terzo quarto del sec. 13°: previa segnalazione divina, questa sarebbe apparsa entro un'arca marmorea al pastore Gil Cordero, il quale provvide a realizzare una prima modesta cappella.L'importanza cultuale acquisita dal luogo, già intorno agli anni 1330-1336, è attestata dai lavori promossi dal re Alfonso XI per il rinnovamento del primitivo santuario; l'esito favorevole della battaglia di Salado nel 1340 - in cui l'immagine sacra di G. avrebbe propiziato la vittoria sugli Arabi - ne incrementò ulteriormente il prestigio: il santuario fu posto sotto la protezione reale e vi si istituì un priorato secolare. Questa fase, che si protrasse fino al 1389, vide il succedersi di quattro priori, cui si deve un ulteriore momento di sviluppo del centro sia sul piano religioso sia su quello artistico.Nel 1389, dopo una breve presenza dei Mercedari, il santuario di G. fu affidato all'Ordine dei Gerolamini, che vi rimasero fino al 1833, quando, condividendo le sorti degli altri complessi religiosi spagnoli, il monastero fu soppresso. In completo stato d'abbandono, le sue strutture vennero progressivamente recuperate a partire dal 1908, grazie alla comunità francescana cui il monastero è ancora oggi affidato.Santuario fra i più importanti di Spagna, G. rivestì un ruolo fondamentale non soltanto in rapporto alle pratiche devozionali legate al culto della sacra immagine - che pure gli garantirono un numero notevole di donazioni, grazie alle quali fu in grado di fornire in diverse occasioni un consistente aiuto materiale ai re spagnoli -, ma anche, a partire dalla fine del sec. 14°, quale attivo centro culturale sia in campo scientifico sia in quello artistico, in particolare per quanto concerne la scienza medica, coltivata da una vera e propria scuola di medicina, la musica, così importante per la liturgia gerolamina, la produzione libraria, assicurata da uno scriptorium, e le arti suntuarie, con ateliers di ricamatori e argentieri.A ciò va aggiunta la funzione di pantheon reale che la chiesa del monastero fu chiamata a ricoprire: vi furono sepolti il re Enrico IV (m. nel 1474), insieme a sua madre Maria d'Aragona, e il principe del Portogallo Dionigi e sua moglie Giovanna di Castiglia. Altri sepolcri furono eretti per i priori del monastero e alti dignitari e notabili.Malgrado il tempo e l'incuria abbiano decretato la scomparsa di molte testimonianze dell'epoca medievale, G. conserva ancora gran parte delle strutture dell'originario monastero gerolamino e un numero consistente di opere risalenti alla fine del sec. 14° e agli inizi del successivo.Il complesso monastico di G. è racchiuso da una cinta muraria, dal perimetro irregolare e dotata di torri per la difesa - fra le quali la Torre de la Portería, quella del Reloj o de Santa Ana, quella di San Gregorio o de las Campanas -, che, fatta eccezione per alcuni tratti aggiunti in seguito, risale al 14° secolo.Fra le strutture conventuali più antiche è l'abside mudéjar del primitivo impianto trecentesco della chiesa - conservatosi all'interno della costruzione attuale solo per quanto concerne il capocroce -, caratterizzata da una sovrapposizione di arcate cieche a ferro di cavallo e a sesto acuto, in laterizio.La chiesa gotica venne con ogni probabilità realizzata agli inizi del priorato gerolamino, intorno agli anni 1389-1403. L'impianto - artefice del quale si è supposto un non ben identificato maestro Alfonso - è a tre navate con transetto della stessa altezza della navata centrale e profonda cappella orientale. A O presenta un ampio coro sopraelevato che doveva costituire lo spazio riservato alle funzioni liturgiche e al canto corale dei Gerolamini.Alla fine del sec. 14° risalgono i battenti bronzei dei portali d'accesso, in lamina sbalzata, con scene della Vita della Vergine e di Cristo; in uno dei pannelli è ricordato il nome dell'artista Paulus de Collonia. All'interno della chiesa, nell'altare maggiore è custodita l'immagine sacra della Madonna di G.: completamente ricoperta da un abito, la statua lignea rappresenta la Vergine seduta con il Bambino sulle ginocchia, secondo il modello iconografico della Kyriótissa come Sedes sapientiae proprio della scultura protogotica, databile intorno al 1200. La figura risulta molto deteriorata, anche a causa dell'usanza, praticata fin dal Medioevo, di rivestirla di abiti preziosi.Il capocroce della chiesa è separato da una recinzione in ferro forgiato, realizzata dai frati domenicani Francisco de Salamanca e Juan de Ávila negli anni 1510-1514, seguendo un modello di tradizione gotica.Fra le opere medievali perdute va ricordato il prezioso trono-tabernacolo della Vergine, realizzato nel 1374 in argento sbalzato e smalti, con il contributo del re Enrico II: tutto l'argento venne fuso un decennio più tardi per provvedere alle spese belliche di Giovanni I nella guerra contro il Portogallo; gli smalti furono invece riutilizzati nella Arqueta de los esmaltes, opera del padre gerolamino Juan di Segovia della fine del sec. 15°, conservata nella Cámara de las reliquias.Perduti sono anche i sepolcri gotici del re Enrico IV e di sua madre, che, dopo la morte del sovrano, Pedro González de Mendoza s'incaricò di far sistemare a G.; disposti ai lati dell'altare maggiore, essi andarono distrutti agli inizi del sec. 17°, quando si optò per una radicale trasformazione dell'area presbiteriale, a imitazione dell'Escorial.Nel coro occidentale, realizzato per garantire l'isolamento dei Gerolamini dalla costante presenza dei fedeli nella chiesa, si conserva una statua della Vergine, scultura tardogotica della fine del sec. 15°: collocata qui nel 1499, raffigura Maria stante, con il Bambino in braccio, circondata da raggi su uno sfondo di nubi. Gli stalli, realizzati da Manuel de Larra Churriguera e da Alejandro Carnicero nel sec. 18°, sostituirono quelli posti in opera nel 1498 da Gonzalo de Montenegro, con figure di santi eseguite da Juan de Flandes, a loro volta in sostituzione di un complesso più antico. Allo stesso Juan de Flandes si devono le pitture delle volte del coro, realizzate alla fine del sec. 15°, con angeli musicanti raffigurati nel firmamento, in sintonia con la destinazione dello spazio al canto corale.A epoca tardomedievale risale la costruzione di alcune cappelle, come quella piccola di San Gregorio, al cui interno si trova il sepolcro del priore Juan Serrano, realizzato negli anni 1403-1407 dagli scultori Pedro Suárez e Ferrant González, e la cappella di Santa Ana (sec. 15°), che conserva il sepolcro di Alonso de Velasco e di sua moglie Isabel de Cuadros, commissionato nel 1467 allo scultore fiammingo Anequin de Egas (Egas Cueman); nell'arcosolio la coppia è rappresentata in atteggiamento orante. La cappella di Santa Catalina fu costruita intorno alla metà del sec. 15° per accogliere i sepolcri di Dionigi, principe di Portogallo, e di sua moglie Giovanna di Castiglia; al carattere di vero e proprio mausoleo si deve il modello icnografico adottato, che disegna un impianto poligonale. Il monumento funebre fu commissionato allo stesso Anequin de Egas nel 1461: disposto al centro della cappella, esso andò perduto con ogni probabilità nei lavori del principio del sec. 17° per l'ampliamento degli ambienti monastici.Oltre alla chiesa, appartiene ai primi anni dell'insediamento gerolamino il chiostro detto Mudéjar - denominato anche de los Milagros per la serie di tele raffiguranti i Miracoli della Vergine di G. esposta lungo le pareti - realizzato negli anni 1389-1405; esso fonde nella sua architettura mudéjar forme gotiche ed elementi almohadi, con archi a ferro di cavallo oltrepassato e a ferro di cavallo semplice. A uno degli angoli entro un'edicola è la fonte in bronzo, realizzata nel 1402 da Juan Francés, mentre il padiglione centrale, in ricco stile mudéjar, fu costruito nel 1405 a opera del frate gerolamino Juan de Sevilla. Vicino all'accesso alla chiesa si trova, infine, il sepolcro gotico del frate Gonzalo de Illescas, con figura di giacente: l'opera fu commissionata ad Anequin de Egas nel 1458, su disegno del frate orafo Juan de Segovia.Le gallerie del chiostro ospitano il Mus. de esculturas y pinturas antiguas e il Mus. de bordados, con notevoli opere di ricamo prodotte dagli ateliers del monastero. Un Mus. de libros miniados, con un'importante collezione di codici, alcuni dei quali risalenti al sec. 15°, è allestito nella sala capitolare, edificio a pianta rettangolare eretto nel terzo quarto del sec. 15° presso il coro occidentale della chiesa.
Bibl.:
Fonti. - Gabriel de Talavera, Historia de Nuestra Señora de Guadalupe, Toledo 1597; Francisco de San José, Historia Universal de la primitiva y milagrosa Imagen de Ntra. Sra. de Guadalupe, Madrid 1743.
Letteratura critica. - G. Rubio, Historia de Nuestra Señora de Guadalupe, o sea: apuntes históricos sobre el origen, desarrollo y vicisitudes del Santuario y Santa Casa de Guadalupe, Barcelona 1926; L. de la Cuadra Escrivá de Romaní, Catálogoinventario de los documentos del monasterio de Guadalupe, Madrid 1973; J. Montes Bardo, Iconografía de Nuestra Señora de Guadalupe, Extremadura, Sevilla 1978; Guadalupe: historia, devoción y arte, a cura di S. García Rodríguez, Sevilla 1979; Monumentos artísticos de Extremadura, a cura di S. Andrés Ordax, Salamanca 1986; P. Mogollón Cano-Cortés, El mudéjar en Extremadura, Salamanca 1987; P. Navascués Palacio, Monasterios de España, I, Madrid 1988⁵ (1984); C. Gonzáles Tojeiro, Guadalupe, monasterio regio, Salamanca 1990; S. Andrés Ordax, Las artes plásticas en Guadalupe: pintura y escultura, in Guadalupe de Extremadura, Madrid 1993, pp. 173-200; Guadalupe: siete siglos de fe y cultura, a cura di S. García Rodríguez, Madrid 1993; P. Andrés Gonzalez, El monasterio de Guadalupe. La Puebla de Guadalupe, in Extremadura (La España gótica, 14), Madrid 1995, pp. 169-188.S. Andrés Ordax