molto
1. Attestato soprattutto come aggettivo (v. 2.) e avverbio di quantità (v. 5.), meno spesso come aggettivo sostantivato (v. 3.) e pronome indefinito (v. 4.), nelle opere in poesia m. ricorre con una certa frequenza nella prima e seconda e nella seconda e terza sillaba del verso, con forte accento ritmico sulla prima sillaba della parola. Quest'uso che, per limitarci ad alcuni incipit, troviamo già in Iacopo da Lentini (Molti amadori la lor malatia) e Bonagiunta Orbicciani (Molto si fa brasmare, per cui cfr. l'incipit del sonetto Molto m'è viso che ssia da blasmare, attribuito al cosiddetto " Amico di D. "), appare in Rime CVI 88 e Rime dubbie XXIX 1 (v. oltre, 4.) e, nella Commedia, in If I 100 Molti son li animali a cui s'ammoglia; Pg VI 130 e 133 Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca / ... Molti rifiutan lo comune incarto; XIV 63 molti di vita e sé di pregio priva; XXIV 25, Pd XVI 142, XVII 117 a molti fia sapor di forte agrume; I 55 Molto è licito là, che qui non lece; VIII 51, XII 49 non molto lungi al percuoter de l'onde; XIX 57, XXX 84. Particolarmente notevole è la frequenza di quest'uso nel Fiore, ove sono in sede iniziale 23 su 27 attestazioni di m. quale aggettivo (di cui 15 al femminile plurale, 6 al maschile plurale - cfr. XCV 1-2 Molti buon Santi ha l'uon visti morire, / e molte buone Sante glorÏose; CXLIX 1 Molti buon'uomini i'ho già 'ngannati -, 3 al maschile singolare e 3 al femminile singolare) e 32 su 76 attestazioni di m. quale avverbio (di cui 8 nella grafia molt'; v. 5.5.).
2. Come aggettivo di quantità, m. ricorre 189 volte nelle opere di D.: 38 ne sono le occorrenze nella Vita Nuova, 4 nelle Rime, 93 nel Convivio (con 3 forme scorciate, moli', di fronte ad altra, altre), 54 nella Commedia (5 casi di molt', di fronte a parole inizianti con a-, tranne in Pg XXVI 9 vidi molt'ombre, andando, poner mente).
Il comparativo di m. è attestato dalla rima di If XIV 25, in un passo in cui si oppongono chiaramente più e men: Quella [gente] che giva 'ntorno era più molta, / e quella men che giacëa al tormento, / ma più al duolo avea la lingua sciolta.
2.1. La maggiore frequenza al femminile plurale, con 94 attestazioni su 189 totali, è collegata con l'uso dei sintagmi molte volte e molte fiate, rispettivamente con 13 e 4 occorrenze nella Vita Nuova, 12 e 4 - di cui una in poesia - nel Convivio, 4 e 5 nella Commedia. Soltanto nel Fiore 6 delle 11 attestazioni di molte volte, tutte nelle prime sedi del verso, sono precedute da ‛ per ' (cfr. XCIX 12 Per molte volte mi son pergiurato). I sintagmi con altre parole sono attestati una volta ciascuno, tranne quelli con ‛ donne ' (6 nella Vita Nuova), con ‛ anni ' (4 nella Commedia: cfr. If XIX 19 l'un de' quali, ancor non è molt'anni, / rupp'io, e XXVII 40 Ravenna sta come stata è molt'anni), ‛ cose ' (3 nella Vita Nuova e 5 nel Convivio) e ‛ genti ' (3 nella Commedia).
M. è preposto al sostantivo o al pronome di cui è attributo, tranne in Cv II XIII 6 con altre similitudini molte (ma IV XVIII 5 molte altre nostre operazioni); IV XIX 5 vergogna e misericordia e altre molte [passioni]; IX 15 Altre molte [leggi].., paiono avere... parentela con l'arte imperiale (ma IV XII 18 molte altre [vie] quale meno allungandosi quale meno appressandosi), e If XX 55 Manto fu, che cercò per terre molte; XVIII 28 come i Romani per l'essercito molto; Pd VII 29 l'umana specie inferma giacque / giù per secoli molti in grande errore; If IV 61 e altri molti, e feceli beati (ma Pg XXIV 25 Molti altri mi nomò ad uno ad uno; nei primi due esempi m. è in rima, come molta in If XIV 25, Pg XXIX 13, e molti in Pd II 64 La spera ottava vi dimostra molti / lumi, notevole per l'enjambement). Per il Fiore, cfr. CLXIII 9 La femina de' aver amici molti, in rima.
2.2. M. è coordinato con altro attributo soltanto in Cv IV XXIV 2 molte e grandi transmutazioni; If IV 29 le turbe, ch'eran molte e grandi (v. 5.1.), e Cv IV XIX 6 molti e diversi frutti. Si ricordi anche il nesso con molta fatica e con molto errore, Cv II I 13.
2.3. M. è seguito da un partitivo in Pd VIII 51 molto sarà di mal, che non sarebbe. Nel Fiore i costrutti partitivi di m. hanno una fisionomia particolare: cfr. CCXXX 14 molta di buon'erba n'è po' nata; XIV 12 Ancor ti manda molte di salute / il lasso cu' ti piacque abbandonare (ma CCXVI 1 Molte salute, madonna, v'apporto), e CLXII 1 Molti d'assempri dar te ne potrei.
3. L'uso sostantivato di m. ricorre una volta in Cv II III 2 quel cotanto che l'umana ragione ne vede ha più dilettazione che 'l molto e 'l certo de le cose de le quali si giudica, e 2 volte, in rima, nella Commedia: Pg XXXII 14 dico ‛ al poco ' per rispetto al molto / sensibile onde a forza mi rimossi, e Pd XXVII 74 Lo viso mio... seguì fin che 'l mezzo, per lo molto [" per la grande distanza "], / li tolse il trapassar del più avanti: tutti i luoghi sono ricchi di sostantivizzazioni.
4. Quale pronome indefinito, m. ricorre soltanto nel plurale, per lo più al maschile, con 10 attestazioni nella Vita Nuova, 2 nelle Rime (CVI 88 questo è quello che pinge / molti in servaggio, a inizio di verso; come incipit, in Rime dubbie XXIX 1 Molti volendo dir che fosse Amore / disser parole assai, che può ricordare, per il tema della definizione dell'amore, l'incipit del sonetto di Iacopo da Lentini, citato in 1.), 43 nel Convivio (si notino i costrutti Sono molti che, in I XI 15, III XI 9, IV XV 12, 14, 15 e 16, XXVII 15, e molti già sono stati che, in II VIII 11), 7 nella Commedia, di cui una sola al femminile (in rima, If V 13 Sempre dinanzi a lui ne stanno molte [anime]) e 6 al maschile, di cui una in rima: Pd XIII 125 molti, / li quali andaro e non sapëan dove; le altre in inizio di verso: Pg VI 130 e 133, XIV 63, Pd XVI 142 Molti sarebber lieti, che son tristi, XVII 117. Nel Fiore, l'unico esempio di m. con funzione di pronome è in CXXVI 13 n'ho io distrutti molti e iscacciati.
5. Come avverbio di quantità (con 24 attestazioni nella Vita Nuova, 5 nelle Rime di cui una nelle dubbie, 17 nel Convivio, 30 nella Commedia e 76 nel Fiore; assente nel Detto), m. precede o segue immediatamente aggettivi, verbi e avverbi che intensifica, o, più raramente, ne è distanziato da una o più parole. Normalmente preposto ad aggettivi e avverbi in produzioni toscane dei primi secoli (cfr. B. Giamboni Libro de' vizî e delle virtudi LII " molto dolente si fuggio oltremare "; LIX " videro le Virtù che veniaro contra loro molto strette e serrate "; B. Latini Tesoretto 2772 " e molto largamente / promette di donare "; Intelligenza XXI 5 " a vincer li pirati è molto idonio "; G. da Pisa Fatti di Enea LII " Altre donne... molto grandi e molto nobili "), m. mostra un rilievo espressivo particolare negli usi che possono ritenersi diversi dalla norma, specialmente quando è distaccato dalle forme che determina (cfr. B. Giamboni Libro LVIII " certo molto ne sarebbe gran disinore ", e " Avete forse fidanza ne la Prudenzia? Molto siete ingannate "; LX " Molto hai superbiamente favellato ", e " Molto fue cotesto a dire grande ardimento "): alle differenze stilistiche non corrispondono, però, differenze semantiche.
5.1. Nella Commedia, m., posposto ad aggettivi e a participi con funzione aggettivale, è attestato in rima (le altre opere in poesia non recano traccia di quest'uso) in If I 32 una lonza leggiera e presta malto, e III 65 erano ignudi e stimolati molto / da mosconi e da vespe; altrove è normalmente anteposto: cfr. Rime LXXV 11 ell'è di molto gran guadagno; Rime dubbie XXVII 1 De' tuoi begli occhi un molto acuto strale / m'è nel cor fitto; If IV 29 le turbe, ch'eran molto grandi (secondo la variante della '21; v. 2.2.); Pg XXIII 99 cui non sarà quest'ora molto antica; Pd XXI 107 sassi / ... non molto distanti a la tua patria; XXX 84 se si svegli / molto tardato da l'usanza sua; IX 28 si leva un colle, e non surge molt'alto. Una parola è interposta tra m. e aggettivo, in Pd XI 55 Non era molto ancor lontan da l'orto. Soltanto nel Fiore ritorna due volte la seguente distribuzione: CXVIII 4 e sì son argogliosi molto e fieri, e CCXXIII 2 crucciosa per sembianti molto, e fiera.
5.1.1. Anche nelle opere in prosa, l'uso, appena più frequente, di m. anteposto all'aggettivo (Vn III 1 io era molto pauroso; V 1 una gentile donna di molto piacevole aspetto; VII 1 in paese molto lontano; Cv II IV 8 in molto maggiore numero; III X 6 questa cotale figura in rettorica è molto laudabile, e anco necessaria; IV VI 3 uno verbo molto lasciato da l'uso in gramatica [" in latino "]), contrasta stilisticamente con quello posposto (Vn VIII 1 una donna giovane e di gentile aspetto molto; IX 7 cavalcai quel giorno pensoso molto e accompagnato da molti sospiri: m., prima avverbio e poi aggettivo, è in posizione chiastica; XIX 1 passando per uno cammino lungo lo quale sen gia uno rivo chiaro molto, a me giunse tanta volontade di dire: è avvertibile il chiasmo tra m. e tanta; XXXV 2 Allora vidi una gentile donna giovane e bella molto; Cv III V 6 la terra... si girava a torno al suo centro... ma tarda molto, per la sua grossa matera; IV X 7 [le divizie] son disgiunte molto da nobilitade).
5.2. Quando intensifica un verbo, m. lo segue sia in prosa (Vn II 5 si cominciò a maravigliare molto; V 3 Allora mi confortai molto; XVII 9 pensando molto a ciò; XXIII 13) sia in poesia (Rime CVI 111 Poi che girato l'ha chiamando molto; Pd XVI 81 [la morte] celasi in alcuna [cosa] / che dura molto; XIX 135 lettere mozze, / che noteranno molto in parvo loco; Pg XXIV 88 Non hanno molto a volger quelle ruote). In Vn XIV 6 avvegna che io fossi altro che prima, molto mi dolea di questi spiritelli, Cv III IX 15 per affaticare lo viso [" vista "] molto, a studio di leggere, in tanto debilitai li spiriti visivi, e in alcuni luoghi della Commedia (If XX 79 Non molto ha corso, ch'el trova una lama; Pg III 145 ché qui per quei di là molto s'avanza; XIV 21 che 'l nome mio ancor molto non suona; XXIII 92 la vedovella mia, che molto amai; Pd VII 62 molto si mira e poco si discerne), la disposizione diversa da quella che può considerarsi normativa non è disgiunta da enfasi espressiva.
5.3. M. è sempre anteposto all'avverbio o alla locuzione avverbiale che intensifica: Vn III 1 mi salutoe molto virtuosamente, e 4 riguardando molto intentivamente; XXXVII 2 la vi pur rimembrerò molto spesso; Cv IV II 8 si deono molto discretamente sostenere e lasciare; Pg XX 70 non molto dopo ancoi [" oggi "]; Pd XII 49 non molto lungi al percuoter de l'onde; If IX 128 molto / più che non credi son le tombe carche (cfr. Pg XXV 84 molto più che prima agute); If XIV 125 tu sie venuto molto / pur a sinistra. Unica eccezione è Vn XXIV 3 una gentile donna... la quale... fue già molto [" molto tempo fa ": cfr. forse il latino iam multos dies, annos, e iam longum, longe, di cui i due ultimi sono attestati rispettivamente in Stazio Theb. II 707, e Agost. Civ. II 22, autori canonici per D.] donna di questo primo mio amico.
5.4. A esigenze di rilievo espressivo corrisponde, per la soluzione del sintagma, l'uso di m. distaccato dalla forma cui si riferisce, in Vn XXXV 1 Poi per alquanto tempo... molto stava pensoso; Rime CIV 19 Dolesi l'una con parole molto (in rima); Cv III VIII 18 tutto che molto per buona consuetudine [le passioni connaturali] si facciano lievi; IV XXIV 5 la statua di marmo, di legno o di metallo... d'alcuno valente uomo si dissimiglia ne lo effetto molto dal malvagio discendente; If XXXI 103 Quel che tu vuo' veder, più là è molto (in rima; cfr. invece III 45 Dicerolti molto breve, con probabile assonanza tra la prima e la seconda parola); VIII 52 Maestro, molto sarei vago / di vederlo attuffare in questa broda.
5.5. Nel Fiore, ai 44 esempi di uso normativo di m. quale avverbio (XLIX 4 ché m'ebbe molto tosto confortato; CCVII 4 ma quella sì venne molto umilmente; CCXII 7-8 con una spada molto chiara e fina, / e' sì le fece molto gran paura), si oppongono i 32 luoghi in cui m. occupa la prima o la seconda sede del verso; cfr. XIV 11 molt'è crudel chi per noi non vuol fare; XXVIII 3 ché molto ridottava uomini strani; CIII 11 ma molt'è 'l fatto mio al dir diverso; CXXXV 4 molt'è folle colu' che no lla crede; CLXXXI 6 Molt'ho lo 'ntendimento rude e grosso; CLXXXII 9 Ché molt'è folle que' che cred'avere; CCXI 1 Molt'era buon guerrier quel Buon-Celare; CXLVI 11 molto nel mio cuor e' me n'adiro; CL 1 Molto mi dolea il cuor quand'i' vedea; CLXXVII 12 Molto mi duol ch'uom crede ch'i' si' agiata; CXCIV 3-4 molto volontier l'ha ascoltata, / e molto e' n'è 'l su' cuor rassicurato. Dell'uso, così frequente nel Fiore, notevoli le analogie nella poesia antica, per es. nell'Intelligenza (LX 7 " molto è bello, nobil e giocondo "; CCLXXIX 2 " molto faceano a' Greci gran dannaggio ").