Molise
Geografia umana ed economica
di Piergiorgio Landini
Regione dell'Italia meridionale, interclusa fra Abruzzo e Puglia, lungo il versante adriatico, e fra Lazio e Campania, lungo la dorsale appenninica.
La popolazione risultava, al censimento del 2001, pari a 320.601 ab.: dopo la parziale ripresa demografica già rilevata nel 1981 (dato censuario ufficiale: 328.371 ab.), e culminata nel 1991 (330.900 ab.), è ripresa la tendenza al decremento (−3,1% nell'ultimo decennio intercensuale), ascrivibile, da un lato, all'invecchiamento strutturale ormai difficilmente reversibile e, dall'altro, alla persistente debolezza del sistema territoriale. Il divario negativo fra i tassi di natalità e di mortalità (rispettivamente, 7,9‰ e ben 11,1‰ nel 2005) ha raggiunto il valore di gran lunga più elevato fra le regioni del Mezzogiorno. Anche l'apporto dell'immigrazione straniera (2528 residenti regolari al censimento del 2001, pari allo 0,8% della popolazione totale contro il 2,3% della media nazionale) risulta molto più debole che altrove; a esso si deve, comunque, il lievissimo incremento riscontrabile secondo la stima al 2005 (320.907 ab.).
Comportamento demografico sostanzialmente analogo presentano le due province molisane: Isernia, che aveva perduto popolazione già nel decennio 1981-1991 (−0,6%), ha registrato un decremento inferiore a Campobasso in quello successivo (−2,3% contro −3,4%); nella seconda, peraltro, lo stesso capoluogo regionale ha visto innescarsi fenomeni di decentramento che ne hanno ridotto la consistenza demografica, nel territorio comunale, dell'8% fra il 1991 e il 2001, riportandolo al di sotto della soglia di 50.000 ab., tuttavia nuovamente superata nel 2005.
La rete urbana permane scarsamente connessa, incidendo negativamente sulla mobilità: gli spostamenti giornalieri della popolazione rimangono, per la quasi totalità, all'interno dei singoli territori provinciali e, nel complesso, sono diretti per il 75% verso i tre maggiori centri (Campobasso, Termoli e Isernia). Il modello insediativo molisano può dunque definirsi a rete oligocentrica, polarizzata su pochi centri dominanti nei quali si annoda la rete secondaria di accesso sia alle aree urbano-industriali di attrazione sia alle aree periferiche più arretrate sul piano demografico e produttivo.
Risvolto positivo di tale condizione è la specificità mantenuta dalle unità di paesaggio naturale e antropico che caratterizzano fortemente il sistema regionale molisano, con potenziali sinergie rispetto a sistemi rurali tuttora poco valorizzati dal punto di vista produttivo. Nel 1992, il Ministero dell'Ambiente ha riconosciuto nel M. un unicum per i suoi caratteri fisici: da ciò la proposta di estendere all'area del Matese molisano il perimetro del Parco nazionale del Matese, istituito nel 2002 dalla Regione Campania, e di affiancarvi quello dell'Alto Molise. Inoltre, dal 1990, alcuni comuni della provincia di Isernia sono entrati a far parte del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e M., di cui costituiscono la porzione meridionale. Infine, le riserve naturali di Collemeluccio e Montedimezzo (in provincia di Isernia) costituiscono una delle sei aree italiane protette dall'UNESCO, che ne promuove la tutela e lo sviluppo sostenibile.
L'economia molisana, nell'ultimo decennio del 20° sec., ha continuato a manifestare una tendenza moderatamente espansiva, tanto che, nel 1997, la regione è uscita dall'area degli incentivi nazionali e comunitari per le aree in ritardo di sviluppo. Il reddito pro capite, in effetti, ha raggiunto l'81% della media italiana (2003), pur con un sensibile divario tra le province di Isernia (addirittura il 99%, con un incremento di ben 20 punti nell'ultimo decennio) e di Campobasso (74%, viceversa stazionaria), come effetto della crescita selettiva della produzione industriale. In particolare, nell'area di Pozzilli il rafforzamento delle infrastrutture primarie e dei servizi alle imprese, oltre alla vicinanza dei grandi assi di comunicazione sul versante tirrenico (Autosole), ha favorito la localizzazione di nuovi stabilimenti meccanici e chimici. Per contro altri settori, come quello dei mezzi di trasporto e relativo indotto, risentono di andamenti negativi ormai di medio periodo, non legati dunque alla recente crisi della FIAT (che, nello stabilimento di Termoli, produce i diffusi motori fire).
Segnali almeno parzialmente incoraggianti si possono cogliere per le prospettive di sviluppo locale, grazie alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari di qualità (vitivinicoltura, soprattutto nelle aree collinari del Basso M.; industria lattiero-casearia) e delle manifatture tradizionali (rame ad Agnone; legno e merletti a Isernia; coltelli a Frosolone), nonché al rafforzarsi delle attività turistiche legate alla dotazione di risorse naturali e culturali ancora integre (v. sopra). Tali potenzialità fanno emergere modelli imprenditoriali più evoluti, con l'avvio di strutture di tipo distrettuale e interessanti riflessi sul piano delle relazioni esterne, considerando la posizione geografica della regione, aperta verso le nuove realtà dell'Est europeo.
Al censimento della popolazione del 2001, il settore primario assorbiva ancora il 10,5% degli occupati (oltre il 12% in provincia di Campobasso), valore tuttavia quasi dimezzato rispetto al 1991 per effetto degli abbandoni di piccole aziende legate all'agricoltura di sussistenza, diffuse sull'intero territorio regionale. In crescita, per conseguenza, i valori relativi dei settori secondario (31,5%, notevole nel quadro del Mezzogiorno e corrispondente a 33.500 unità) e terziario (58%): quest'ultimo, tuttavia, vede prevalere di gran lunga le attività di tipo commerciale banale, con struttura polverizzata e debole presenza della grande distribuzione.
La composizione settoriale del valore aggiunto denota la scarsa produttività del settore agricolo (3,8% del totale nel 2003) rispetto al tasso di occupazione, dato peraltro comune all'intero Mezzogiorno; al di sopra della media meridionale si colloca, viceversa, il comparto industriale in senso stretto (17,5%, cui si aggiunge il 6,1% delle costruzioni). Al terziario si deve, dunque, ben il 72,6% del totale regionale, nonostante i limiti di cui si è detto: si deve considerare, tuttavia, la forte incidenza dei servizi che sono legati alla pubblica amministrazione.
In campo infrastrutturale, sia economico sia sociale, la condizione del M. appare assai debole, con indici di dotazione generalmente intorno alla metà - se non meno - dei corrispondenti valori medi italiani. Fa, invece, eccezione la rete stradale, il cui apparente sovradimensionamento in rapporto alla popolazione (90 km per 10.000 ab., il triplo del dato nazionale) evidenzia piuttosto la bassa densità demografica e la dispersione del tessuto insediativo, ponendo notevoli e seri problemi di gestione. Gli interventi programmati tendono all'integrazione della direttrice autostradale costiera con più efficienti relazioni trasversali, per aumentare l'offerta relazionale a scala interregionale, nonché a una migliore funzionalità dell'infrastruttura stradale primaria e secondaria finalizzata a servire la domanda interna di mobilità. Nel 2005 il M. si è dotato di un Piano regionale dei trasporti, affidato alla locale università, i cui obiettivi si concretizzano nel riassetto delle singole modalità di trasporto (stradale, ferroviario, portuale) e nel potenziamento della combinazione intermodale, oltre che nella riorganizzazione dei servizi di trasporto pubblico.
bibliografia
O. Vitali, Popolazione, occupazione e abitazioni nelle aree urbane del Molise, Milano 1994; D. Cialdea, Il Molise, una realtà in crescita. Aree protette e attività agricole, Milano 1996; O. Aristone, Molise. Paesaggi del mutamento, Roma 1998; M. Prezioso, Aspetti geografici della rete elettrica molisana, in Bollettino della Società geografica italiana, 2000, 1-2, pp. 35-68; C. Silva Castagnoli, Processi di crescita e riorganizzazione degli spazi rurali nel Molise, in Atti XXVIII Congresso geografico italiano, Roma 2000, 2, pp. 1627-61.