Molise
A nord del Sud
Regione fra le più appartate d’Italia, forse quella meno coinvolta nei grandi processi di modernizzazione, il Molise ha conosciuto un lungo periodo di ristagno economico e di fortissima emigrazione, e il suo territorio, montuoso e collinare, non ha vissuto gli sconvolgimenti di tante altre parti del paese. Da qualche anno, però, proprio questa specie di abbandono si sta rivelando una risorsa: i bellissimi paesaggi delle montagne e delle colline attirano turisti; i terreni poco inquinati consentono produzioni biologiche; gli antichi borghi restaurati ospitano nuovi abitanti e nuove attività. Poco per volta, le condizioni di vita della popolazione molisana somigliano sempre più a quelle del resto dell’Italia.
Il Molise ha un breve litorale sul Mare Adriatico, nel quale sfociano i fiumi Trigno e Biferno, i più importanti della regione, le cui valli costituiscono le sole fasce pianeggianti della regione. Il resto è, infatti, occupato da colline, nella fascia intermedia, e, per oltre metà della superficie regionale, dalle montagne appenniniche.
I tratti di Appennino Abruzzese (con le Mainarde) e di Appennino Campano (con i Monti del Matese) che rientrano nel Molise superano di poco i 2.000 m, ma sono ugualmente imponenti e danno all’area interna della regione un aspetto alpestre, con clima continentale, abbondanti nevicate, boschi di faggi e querce. Verso il mare prevale un clima di tipo mediterraneo, alquanto attenuato dall’altitudine.
La maggior parte della regione si sviluppa sul versante adriatico, ma in provincia di Isernia il territorio molisano scavalca lo spartiacque e scende sul versante tirrenico, in corrispondenza dell’alta valle del Volturno, che nasce in Molise, sui Monti della Meta, e poi sfocia in Campania.
Verso l’Adriatico si apre la regione delle colline; in gran parte argillose e arenacee – mentre la montagna appenninica è calcarea –, sono piuttosto instabili e spesso danno luogo a frane e calanchi, specie dove sono state diboscate. Il paesaggio collinare è luminoso, ampio e movimentato, con fondivalle profondi e coltivati, sommità diboscate e utilizzate a pascolo, pendici boscose, piccoli centri isolati e distanti gli uni dagli altri.
La regione non ha praticamente laghi, salvo i due artificiali sul Fortore (Lago di Occhito, al confine con la Puglia) e sul Biferno (Lago di Guardialfiera, sopra il quale passa un buon tratto della nuova strada statale, su un alto viadotto spettacolare).
Solo la Valle d’Aosta, in Italia, ha meno abitanti e una densità più bassa del Molise. La popolazione odierna della regione è addirittura meno numerosa di quella registrata al momento dell’annessione all’Italia, nel 1861. Da allora era lentamente cresciuta, fino a un massimo dopo la Seconda guerra mondiale: ma l’emigrazione, prima e dopo la guerra, è sempre stata intensissima, sia verso le altre regioni italiane, sia verso l’estero.
La partenza di tante persone giovani ha fatto progressivamente invecchiare la popolazione molisana: le nascite sono scese a livelli minimi (solo in Liguria nascono meno bambini) e la mortalità è invece cresciuta. Molti emigrati sono poi tornati a vivere nella loro regione, una volta smesso di lavorare; questi rientri hanno aumentato la quota di popolazione anziana, ma al tempo stesso hanno riportato in Molise i risparmi e le competenze degli emigrati, contribuendo a una ripresa delle attività economiche, alla rinascita di molti centri quasi abbandonati e a un generale miglioramento delle condizioni di vita.
La regione non ha mai avuto grandi città, ma aveva in passato una rete di centri di importanza locale e dai caratteri urbani, che solo in parte hanno resistito allo spopolamento. I centri principali oggi sono, oltre ai due capoluoghi, Termoli sulla costa (grazie all’unica area industriale della regione), e Venafro nella valle del Volturno (grazie alla presenza di vie di comunicazione importanti). In passato anche Agnone, Larino, Bojano, Guglionesi e altre cittadine ebbero una popolazione consistente e funzioni rilevanti; alcuni di questi centri – tutti antichi e spesso ricchi di notevoli monumenti – negli ultimi anni si stanno rivitalizzando, grazie al turismo rurale e allo sviluppo di produzioni locali di qualità.
Il Molise è terra di antichissimo popolamento: vicino Isernia sono state rinvenute tracce della presenza di ominidi risalenti a circa un milione di anni fa e anche una delle più antiche testimonianze di uso del fuoco.
In età storica, la regione fu il cuore della confederazione dei Sanniti (restano monumenti notevoli di tale ruolo a Pietrabbondante), che resistettero accanitamente all’occupazione romana e si ribellarono molte volte anche dopo la conquista, tanto che i Romani decisero di deportarne la popolazione e di rimpiazzarla con decine di migliaia di altri deportati, provenienti dalla Liguria. La pacificazione portò allo sviluppo di città – tra le quali Saepinum e Bojanum Vetus sono le meglio conservate.
Nel Medioevo, sotto i Longobardi, ma soprattutto dopo l’arrivo dei Normanni, la regione ebbe una discreta importanza economica e militare e attrasse anche immigrati; con l’unione al Regno di Napoli, invece, cominciò una lunga fase di isolamento, rotto soltanto dai lunghi percorsi pastorali della transumanza, che attraversavano il Molise dalle montagne al mare e dall’Abruzzo alla Puglia, garantendo i collegamenti e gli scambi essenziali.
L’unione all’Italia, del resto, non solo non portò miglioramenti immediati, ma al contrario provocò la resistenza dei
Molisani, che si manifestò con rivolte contadine e con il brigantaggio (banditi e briganti); terminata questa fase, iniziò un’emigrazione continua e massiccia.
La regione Molise fu istituita nel 1963, separando la provincia di Campobasso dall’Abruzzo; nel 1970 venne poi creata la provincia di Isernia, che è il meno popoloso tra i capoluoghi italiani.
L’autonomia amministrativa e gli effetti delle politiche comunitarie di sostegno alle regioni depresse hanno sicuramente modificato le povere condizioni economiche del Molise. Alcune strade a scorrimento veloce, nelle valli del Trigno e del Biferno (bonificate dagli impaludamenti che vi si erano formati), e sulla costa adriatica, hanno un po’ contrastato l’isolamento.
Un’area industriale piuttosto importante si è formata a Termoli e nei dintorni; altre fabbriche sono presenti a Venafro. Ma non è certo l’industria a caratterizzare l’economia molisana, che non è nemmeno più agricola e pastorale come in passato (anche se la produzione di grano duro, cereali, è ancora importante): amministrazione, servizi privati e rimesse degli emigrati hanno in effetti sostenuto la regione negli ultimi decenni.
Stranamente, il turismo non è sviluppato come meriterebbe. I Monti del Matese (Campitello Matese) hanno strutture per il turismo invernale e tutta la regione presenta centri e monumenti di grande interesse storico-artistico: gli scavi delle città italiche e romane, per esempio; l’abbazia di fondazione longobarda di S. Vincenzo al Volturno; i centri storici di Campobasso, Agnone, Larino e altri, con belle chiese e fortificazioni. Si sta invece lentamente sviluppando il turismo rurale (alimentato in primo luogo dai discendenti di emigrati che per le vacanze tornano in Molise) che ha il vantaggio di essere diffuso in tutta la regione e di recuperare tante abitazioni abbandonate.
Dal mare alla montagna, il paesaggio molisano è tutto molto suggestivo e soprattutto pochissimo compromesso (non c’è inquinamento, scarsa è l’urbanizzazione) rispetto al resto d’Italia. Si sta così verificando una certa ripresa delle produzioni agricole, zootecniche e artigianali, che possono presentarsi come produzioni biologiche e tradizionali, apprezzate anche all’estero: lo sviluppo consentito da un’economia di questo tipo è lento, ma senza scosse e senza contraccolpi irreparabili.