Moldavia
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(App. V, iii, p. 527; v. moldava, XXIII, p. 544; App. II, ii, p. 338; urss, App. III, ii, p. 1043; IV, iii, p. 754)
Geografia umana ed economica
Popolazione
Nel 1998, secondo una stima, la Repubblica di M. contava poco meno di 4,4 milioni di abitanti. L'etnia moldava, la cui lingua è una varietà del romeno (con alfabeto latino reintrodotto nel 1989 in luogo di quello cirillico imposto dall'URSS), forma i due terzi della popolazione ed è favorevole a più stretti rapporti, o addirittura a un'unione, con la Romania. Una forte minoranza slava, in massima parte Ucraini e Russi, concentrata soprattutto in una stretta e lunga fascia a est del Dnestr, si è opposta con decisione a tale prospettiva, proclamando nel 1991, dopo violenti scontri, una Repubblica della Transnistria (circa 700.000 ab.), protetta da truppe russe. Esiste pure una piccola minoranza di Gagauzi (circa 150.000), di lingua turco-tartara (ma di religione cristiana ortodossa, come gli altri gruppi etnici), stanziata nel Sud del paese, anch'essa portatrice di istanze autonomiste, in parte soddisfatte nel 1995 (v. oltre: Storia).
La maggiore città del paese è la capitale Chişinău (700.000 ab. nel 1994), denominata in russo Kišinëv in epoca sovietica, il cui volto urbano presenta un misto di caratteri romeni e slavi. Superano i 100.000 ab. Tiraspol', capoluogo della Transnistria, Balti e Tighina.
Condizioni economiche
L'economia del paese si è venuta progressivamente assestando a partire dal 1995, quando sono stati portati a compimento i primi interventi di privatizzazione, riguardanti circa 2000 aziende. I fattori strutturali di debolezza dell'apparato produttivo locale risiedono nella netta preponderanza del settore agricolo, nei forti squilibri regionali dell'industrializzazione (per lo più a favore della Transnistria), nel basso livello dei consumi della popolazione e nell'eccessiva dipendenza dagli scambi commerciali con la Federazione Russa.
Il territorio moldavo, pianeggiante o lievemente ondulato e ricco di acque, è per la maggior parte coltivato a cereali, tabacco, piante da olio, sarchiate e orticole, vite e alberi da frutto. Non manca un variegato allevamento del bestiame, con prevalenza numerica degli ovini. Oltre il 40% della popolazione attiva moldava continua a essere impegnato nel settore agricolo, producendo, in forme parzialmente privatizzate, una notevole aliquota del PIL: verdura, frutta, vino, tabacco e anche carne rifornivano un tempo il mercato sovietico e sono ancora oggi prodotti largamente esportati.
La produzione industriale si fonda essenzialmente sul comparto alimentare, ma comprende anche stabilimenti metalmeccanici, tessili, chimici e cementizi. Uno sbocco portuale sul Danubio potrebbe favorire in tutto il paese la crescita del settore secondario che attualmente è sufficientemente sviluppato solo nella Transnistria.
Dal 1997 la M., membro fondatore della CSI, ha formato un'unione doganale con l'Ucraina; con quest'ultima, insieme alla Romania e alla Bulgaria, ha inoltre firmato nello stesso anno un accordo volto a favorire la creazione di un'area di libero scambio europeo nella regione del delta del Danubio, la cosiddetta zona di cooperazione del Mar Nero. *
bibliografia
Belarus and Moldova. Country studies, ed. H. Fedor, Washington (DC) 1995; M.A. Crosnier, Moldavie 1997. Une contrainte extérieure de plus en plus pésante, in Courrier des pays de l'Est, 1998, 428-29, pp. 29-34.
Storia
di Martina Teodoli
Divenuta indipendente nel 1991, la M. si trovò di fronte a una situazione economica e sociale estremamente difficile, ma anche alla necessità di definire su basi nuove la propria posizione nel contesto regionale e i propri rapporti con la Romania, con la quale aveva stretti legami linguistici e storici. Dopo una prima fase di avvicinamento a Bucarest, considerata da alcuni esponenti del mondo politico moldavo come una tappa verso l'unificazione fra i due paesi, a partire dal 1994 si assistette a un arresto di tale tendenza e al ritorno a più fitte relazioni con i paesi della CSI, in particolare con la Federazione Russa, dalla quale la M. era fortemente dipendente soprattutto in campo energetico e che rappresentava il principale sbocco commerciale per la produzione del paese. Peraltro, l'ipotesi di un'unione con la Romania fu respinta tramite referendum (marzo 1994) dalla maggioranza della popolazione di lingua moldava, dopo essere stata drasticamente contrastata dalle consistenti minoranze slave e gagauze residenti nel paese, che avevano imboccato fin dal 1990 la strada dell'indipendenza dalla Moldavia.
La sconfitta del Fronte popolare cristiano democratico (nuova denominazione assunta dal Fronte popolare, ulteriormente modificata nel dic. 1999 in Partito popolare cristiano democratico), che aveva svolto un ruolo di rilievo nel processo separatista e che ottenne solo il 7,5% dei suffragi nelle prime elezioni multipartitiche che si erano tenute nel febbraio 1994, sancì l'effettivo ridimensionamento dell'orientamento filoromeno. Il Partito agrario democratico, fautore di una più intensa collaborazione con gli altri paesi della CSI, si affermò come prima forza politica con il 43,2% dei voti, e diede vita nell'aprile 1994 a un nuovo governo. Nell'agosto dello stesso anno, con il varo di una nuova Costituzione, venne introdotto un sistema di tipo semipresidenziale: in base al nuovo testo costituzionale il presidente della Repubblica veniva eletto a suffragio universale diretto per quattro anni e condivideva il potere esecutivo con il Consiglio dei ministri, guidato da un primo ministro e responsabile di fronte al Parlamento. Quest'ultimo era composto da 104 deputati eletti per quattro anni. La nuova Costituzione conteneva, inoltre, un riferimento alla possibilità per le due regioni separatiste, la Gagauzia e la Transnistria, di ottenere uno status di ampia autonomia.
L'affermazione delle forze non nazionaliste e il varo della Costituzione contribuirono a smorzare la tensione interetnica e facilitarono la ripresa dei colloqui con i rappresentanti delle due regioni. Nel febbraio 1995 la Gagauzia assunse uno status di ampia autonomia, mentre i colloqui fra i rappresentanti slavi della Transnistria e il governo centrale trovarono il principale ostacolo nel problema del ritiro delle truppe ex sovietiche stanziate nella regione, passate sotto il controllo russo. Fortemente voluto dal governo moldavo e oggetto di un accordo con Mosca (ottobre 1994), il ritiro delle truppe fu a lungo ostacolato dalla leadership secessionista, che considerava la presenza dei militari russi una garanzia di sicurezza.
Se il problema delle relazioni interetniche sembrava avviato verso un difficile compromesso, la questione dell'identità culturale del paese continuò ad alimentare un acceso dibattito. I gruppi nazionalisti filoromeni (presenti soprattutto nell'ambito universitario) continuarono a rivendicare la definizione di 'romeno' e non 'moldavo' per la lingua ufficiale del paese: tale proposta, appoggiata dal presidente M. Snegur, fu ripetutamente respinta dal Parlamento. Snegur venne infine sconfitto nelle elezioni presidenziali del novembre-dicembre 1996 (nelle quali ottenne solo il 45,9% dei consensi) che portarono alla presidenza della Repubblica P. Luchinsky (risultato vincitore con il 54,7% dei voti), già primo segretario del Partito comunista nel 1989-91 e presidente del Parlamento dal 1994. I. Ciubuc, un economista indipendente, fu nominato primo ministro nel gennaio 1997, venendo confermato alla guida del governo anche dopo la vittoria dei comunisti nelle elezioni politiche del marzo 1998. Messo al bando nell'agosto 1991 e nuovamente legalizzato nel 1994, con il 30% dei suffragi il Partito comunista tornava infatti con le nuove consultazioni a essere la principale forza politica del paese, mentre il Partito agrario vedeva crollare i propri voti al 3,7%. Nel febbraio 1999, tuttavia, in seguito alle divisioni emerse in seno all'esecutivo, Ciubuc fu costretto a dimettersi e fu sostituito da I. Sturza. La situazione politica rimase comunque tesa e in dicembre fu formato un nuovo governo guidato da D. Barghis.
L'elezione di Luchinsky aveva dato un nuovo impulso al negoziato con i rappresentanti della Transnistria. Nel maggio 1997, nonostante il problema della presenza militare russa non risultasse ancora definito, la firma di un memorandum di intesa per la normalizzazione delle relazioni fra la M. e la regione secessionista rappresentò un significativo passo in avanti del negoziato. Nel febbraio 1998 fu firmato un protocollo sulla cooperazione economica, anche se rimaneva irrisolto il problema dello status definitivo della Transnistria.
bibliografia
C. King, Post-Soviet Moldova. A borderland in transition, London 1995; Democratic changes and authoritarian reactions in Russia, Ukraine, Belarus and Moldova, ed. K. Dawisha, B. Parrot, Cambridge 1997.