Moldavia
Stato dell’Europa orientale. La Repubblica autonoma di M. venne costituita nel 1924, su territori ucraini a E del Dnestr, dopo l’annessione romena della Bessarabia (1920). Quest’ultima passò all’URSS, insieme alla Bucovina, nel 1940: la Bucovina settentrionale, la Bessarabia meridionale e parte della Repubblica moldava furono assegnate all’Ucraina, mentre la Bessarabia settentrionale, unita ai restanti territori della Repubblica moldava, formò la Repubblica socialista sovietica di Moldavia. Di nuovo annessa alla Romania (1941-44), dopo la guerra la M. seguì le vicende politiche dell’URSS e dagli anni Settanta fino alla metà circa degli anni Ottanta fu sottoposta a un’intensa politica di russificazione. Divenuta teatro, come gli altri Paesi dell’URSS, di profondi rivolgimenti politici, dopo le elezioni del 1990 la M. condusse una politica di secessione di fatto: nel giugno fu proclamata la sovranità dello Stato moldavo e dichiarata illegale l’annessione del 1940 della Bessarabia; nel maggio 1991 il nome del Paese fu modificato in Repubblica di Moldavia. Dopo il fallito colpo di Stato in URSS la M. proclamò l’indipendenza (27 ag. 1991) e in dicembre aderì alla CSI. La crisi nei rapporti fra la maggioranza di lingua romena e le minoranze gagauza e slava portò alla proclamazione da parte di queste ultime di entità territoriali indipendenti: la Gaugazia e la Transnistria. Nel 1995 la Gagauzia assunse uno status di ampia autonomia, mentre in Transnistria, dove le trattative sono state condizionate anche dal problema del ritiro delle truppe ex sovietiche stanziate nella regione e passate sotto il controllo russo, sono rimaste vive le istanze separatiste, confermate nel 2006 da un referendum in cui il 97,1% dei votanti si è espresso a favore del ricongiungimento con la Federazione Russa. Alla faticosa definizione di un’identità nazionale e al laborioso tentativo di trovare una collocazione autonoma della M. nel contesto regionale si è accompagnata una situazione economica contrassegnata da una grave arretratezza dell’apparato produttivo. Le elezioni politiche del marzo 1998 furono vinte dal Partito comunista, messo al bando nel 1991 e nuovamente legalizzato nel 1994, e divenne presidente della Repubblica il segretario del Partito comunista, V. Voronin, poi riconfermato nel 2005 dopo il nuovo successo elettorale dei comunisti. Voronin cercò di riaffermare le prerogative del potere centrale rispetto alle pressioni autonomiste e di alleviare il disagio sociale con un rilancio delle misure di welfare, passando in politica estera da posizioni filorusse a un’apertura all’Europa. La vittoria del Partito comunista dell’apr. 2009, peraltro contestata con accese dimostrazioni di piazza, non sortì una maggioranza sufficiente a eleggere il nuovo presidente; le elezioni furono quindi ripetute in luglio, ma neanche l’alleanza quadripartita di centrodestra risultata vincitrice riuscì a designare il successore di Voronin, cui è subentrato ad interim il liberale M. Ghimpu.