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MOISSAC

di Clarice EMILIANI - Pierre LAVEDAN - - Enciclopedia Italiana (1934)
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MOISSAC (A. T., 35-36)

Clarice EMILIANI
Pierre LAVEDAN

Cittadina della Francia sud-occidentale, nel dipartimento di Tarn-et-Garonne, posta a 76 m. s. m., presso la riva destra del Tarn a monte della sua confluenza con la Garonna; nel 1926 aveva 7435 ab. Il centro, che sorse (sec. VIII) e si sviluppò intorno alla celebre abbazia benedettina (v. sotto) ebbe molto a soffrire per saccheggi e incendî che lo devastarono più volte, soprattutto nel periodo delle lotte religiose. Per la sua posizione nel mezzo di una fertile piana formata dalle alluvioni del Tarn, intensamente coltivata a cereali, ortaggi e frutta, Moissac è importante mercato agricolo, dove si svolge un attivo commercio di grani e farine, lana, olio, vino e frutta; di minore importanza sono le industrie, che comprendono fonderie e stamperie. Rapidi mezzi di comunicazione uniscono Moissac a Tolosa e a Bordeaux.

Monumenti. - Dell'antica abbazia di Moissac, fondata nel secolo VII e affiliata nel 1047 all'ordine di Cluny, sussistono ancora la chiesa e il chiostro, che sono tra i monumenti più celebri dell'arte medievale. La chiesa attuale è un edificio a una navata, senza transetto, con cappelle laterali praticate tra i contrafforti che sporgono all'interno: è del sec. XV e del tipo gotico detto di Linguadoca; dell'antecedente chiesa romanica che era coperta da cupole, come le cattedrali di Cahors e di Périgueux, non resta che l'imbasamento. Sul davanti della chiesa è un nartece a vòlta a costoloni (uno dei più antichi esempî di vòlte a costoloni nella Francia meridionale che può riferirsi al 1120-1125), sormontato da una torre, la cui sala al primo piano è coperta da una vòlta cupoliforme su 12 archi. La cosa più importante è il portale principale, ora rispondente al fianco della chiesa: è un'opera capitale della scultura romanica, mirabile per ampiezza e stile, piena di movimento e di vita. Nel timpano sono rappresentati i vecchi dell'Apocalisse seduti sui loro troni, in atto di contemplare la maestà di Dio. L'architrave è decorato solo di rosoni; il pilastro divisorio della porta è un meraviglioso groviglio di mostri, collegati sui due lati da lunghe figure d'apostoli. Sui due fianchi S. Pietro e il profeta Isaia si distaccano dinnanzi a due grandi bassorilievi che rappresentano a destra scene dell'infanzia di Cristo, a sinistra la parabola di Lazzaro e del ricco epulone e i supplizî dell'inferno. La data delle decorazioni del portale è stata lungamente discussa: si può ammettere che le sculture del timpano siano state eseguite verso il 1120 o 1125 e quelle dei fianchi verso il 1140. Il chiostro, adiacente alla chiesa, è ad archi acuti di mattoni su colonnine di marmo, alternatamente semplici e binate; agli angoli e al centro dei quattro lati, pilastri quadrati. Da un'iscrizione risulta ch'esso chiostro fu costruito verso il 1100, ma venne posteriormente rimaneggiato. Alla costruzione originaria appartengono i rilievi dei pilastri quadrati (Apostoli e la figura dell'abate Durand che governò l'abbazia verso la fine del sec. XI); la data dei capitelli delle colonne, in parte figurati, in parte semplicemente ornamentali, è più discussa tra gli studiosi; ma l'analogia che alcuni di essi offrono con la mensa d'altare di Saint-Sernin di Tolosa, esattamente datata 1096, porta a credere ch'essi risalgano ai primi anni del sec. XII.

All'estremità della città la chiesa diruta di S. Martino è avanzo d'un edificio carolingio: vi sono state scoperte importanti pitture parietali del sec. XV.

Bibl.: E. Rupin, L'Abbaye et les cloîtres de Moissac, Parigi 1897; P. Deschamps, L'autel roman de Sainte-Sernin de Toulose et les sculptures du cloître de Moissac, in Bull. Archéol., 1923; A. Kinglsey Porter, Romanesque Sculpture of the Pilgrimage Roads, Boston 1923; E. Mâle, L'art religieux du XXe siècle en France, 2ª ed., Parigi 1924; M. Aubert, Moissac, in Congrès archéologique de France, Toulouse, Parigi 1929; A. Anglès, L'Abbaye de Moissac, Parigi 1929; M. Schapiro, The romanesque sculpture of Moissac, in The Art Bull., XIII (1931), pp. 249-350, 464-531.

Vedi anche
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