PASSIGLI, Moise David
PASSIGLI, Moisè David. – Nacque ad Arezzo nel 1783 da Angiolo e da Rachele Usigli.
Entrambi i genitori erano esponenti della benestante comunità israelitica aretina, dedita all’attività mercantile.
Tale agiatezza consentì al padre di pagare ottimi maestri per la prima istruzione del figlio, ma nel 1799 l’insurrezione controrivoluzionaria del Viva Maria interruppe bruscamente la serenità familiare e Angiolo, ricco commerciante di idee repubblicane, fu costretto a trasferirsi con la famiglia a Firenze, dove David perfezionò la sua educazione con istitutori privati, fra i quali Filippo Garello e soprattutto il rabbino Nissim Terni, studioso di esegesi biblica e già collaboratore del vescovo Antonio Martini per la traduzione dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Alla morte del padre, che a causa del trasferimento coatto aveva perduto gran parte del suo patrimonio, David iniziò un’attività di intermediazione immobiliare riscuotendo un discreto successo. Tuttavia, nel 1823 cambiò del tutto i suoi interessi lavorativi fondando insieme a Pietro Borghi – fratello del più noto abate letterato Giuseppe, di fatto consulente culturale dell’impresa – una società tipografico-editoriale, la ditta David Passigli e Borghi, sita a Firenze in Canto de’ Pazzi. La prima edizione fu un’opera impegnativa come la Raccolta completa di tutte le commedie di Carlo Goldoni, in trentadue volumi riccamente illustrati, seguita da una ristampa de I promessi sposi di Alessandro Manzoni e dall’edizione dell’Iliade in prosa latina, tradotta anche in versi in sette lingue.
Fin dall’inizio si evidenziò la caratteristica principale e insieme il limite dell’attività libraria di Passigli. Più che editore attento alle nuove tendenze del mercato e alla conquista di un più ampio pubblico di lettori, egli era interessato – secondo un modello di antico regime – all’eleganza e raffinatezza dello stile, soprattutto alla ricchezza delle incisioni e dei decori talvolta ridondanti. Tale propensione, se gli meritò qualche elogio soprattutto da parte dei letterati, fu la causa principale dei suoi dissesti finanziari e delle periodiche difficoltà con i soci.
Sposatosi con Anna Terni (1776-1852), figlia del rabbino fiorentino Daniele, ebbe da lei due figli.
Nel 1829 la società si allargò con l’ingresso di altri soci, da cui la denominazione di Passigli Borghi e Compagni, e l’acquisizione di una nuova sede in Palazzo Feroni, ma dopo appena due anni avvenne un episodio dai contorni assai oscuri che ebbe gravi conseguenze sulla vita dell’azienda. L’arrivo a Firenze del francese Felice Le Monnier, in fuga dagli esiti moderati della rivoluzione del luglio 1830, con una lettera di presentazione del noto stampatore parigino Jules Renouard di cui era stato lavorante, diede l’occasione ai soci di coinvolgere il giovane transalpino nell’impresa fiorentina che assunse il nome di Borghi e Compagni, estromettendo definitivamente il fondatore Passigli. Questi non si perdette d’animo e nel 1833 costituì una nuova società con David Levi, con la funzione di amministratore, e il banchiere Castelnuovo.
Furono di questo periodo alcune pubblicazioni di grande impegno finanziario, come l’edizione de Il Vecchio e il Nuovo Testamento di Antonio Martini, unica traduzione italiana approvata dalla Chiesa cattolica di Roma, le Favole di Fedro annotate da Niccolò Tommaseo, il Vocabolario della lingua italiana di Giuseppe Manuzzi e una edizione dell’Eneide riccamente illustrata con incisioni, nella traduzione di Annibal Caro.
Importanti in quegli anni furono i rapporti con la Tipografia Elvetica di Capolago e soprattutto con Giovan Pietro Vieusseux, testimoniati dall’intenso carteggio commerciale del ginevrino dal 1832 al 1852, e con il gruppo degli intellettuali dell’Antologia, a cominciare da Giuseppe Montani, secondo Piero Barbera l’unico vero amico di Passigli, e Niccolò Tommaseo, attivo collaboratore dell’azienda.
Una lettera di Vieusseux a Tommaseo, in data 14 novembre 1837, confermava il giudizio positivo dei letterati e insieme le nuove traversie di cui Passigli fu protagonista: «Il Passigli è diviso dai suoi soci, ma non è fallito. Egli continua il vocabolario, e lavora per conto proprio. Passigli è un brav’uomo, vittima dei socj» (Carteggio inedito fra N. Tommaseo e G.P. Vieusseux, a cura di V. Messori, I, 1835-1839, Firenze 1981, p. 281).
Un dissidio con l’amministratore Levi condusse infatti nel 1837 a una rottura della società con una perdita quantificata intorno alle 30.000 lire. Passigli, tuttavia, riprese di nuovo da solo e con un’esigua dotazione di macchinari l’attività tipografica, pubblicando negli anni Quaranta alcune opere di notevole impegno come le Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio e una guida della Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, arricchita da tavole incise di grande eleganza. Tale edizione gli valse nel 1844 la medaglia d’argento all’Esposizione dei prodotti e delle arti toscane per la ricchezza delle «incisioni le quali sono condotte con un’arte raffinatissima da meritare ogni elogio» (Rapporto della pubblica esposizione dei prodotti di arti e manifatture toscane eseguita in Firenze nel settembre 1844, redatto da una Deputazione eletta dalla Commissione incaricata dell’esame delle manifatture e dell’aggiudicazione de’ premi, Firenze 1844, p. 62). Nel 1845 inviò alla censura fiorentina la richiesta del permesso di pubblicazione di un’opera minore di Vincenzo Gioberti, Del Buono, già edita nel 1843 a Bruxelles, ma decise di recedere dall’impresa per le perplessità manifestate dai censori granducali, che trovarono nell’Avvertenza al testo dei contenuti condannabili e potenzialmente sovversivi.
Le continue difficoltà finanziarie, rese ancora più gravi dalla generale crisi del mercato librario dopo il 1848, lo spinsero a trasferirsi a Prato nel 1849, dove sperava di trovare meno proibitivi i costi della manodopera. Dopo il sequestro dell’azienda pratese a causa dei ricorsi dei creditori, fu costretto a tornare a Firenze, dove tentò senza successo un’ultima impresa in società con i suoi lavoranti. Si ridusse a vivere con un vitalizio di 80 lire mensili pagatogli dal tipografo Pasquale Grazzini, proprietario della fiorentina Tipografia del Vocabolario, per la cessione dei diritti della collana dei romanzi storici di Walter Scott, tradotti da Carlo Rusconi.
Morì a Firenze l’8 aprile 1857.
Fu sepolto nel Cimitero israelitico fuori porta San Frediano.
Fonti e Bibl.: Rapporto della pubblica esposizione dei prodotti di arti e manifatture toscane eseguita in Firenze nel settembre 1844, redatto da una Deputazione eletta dalla Commissione incaricata dell’esame delle manifatture e dell’aggiudicazione de’ premi, Firenze 1844; P. Barbera, Ricordi biografici di D. P. tipografo editore, Firenze 1877; A. De Rubertis, Gioberti e la Toscana, Firenze 1933, p. 29; G. Barbera, Memorie di un editore 1818-1880, Firenze 19543, pp. 31, 50, 127, 174, 377; M. Parenti, Ottocento questo sconosciuto, Firenze 1954, pp. 173-175; C. Ceccuti, Un editore del Risorgimento: Felice Le Monnier, Firenze 1974, ad ind.; F. Ruggeri Punzo, Walter Scott in Italia 1821-1971, Bari 1975, p. 77; Carteggio inedito fra N. Tommaseo e G.P. Vieusseux, a cura di V. Messori, I, 1835-1839, Firenze 1981, ad ind.; C. Ceccuti, Le Monnier dal Risorgimento alla Repubblica (1837-1987). Centocinquant’anni per la cultura e per la scuola, Firenze 1987, ad ind.; C. Caldelari, Bibliografia ticinese dell’Ottocento. Libri, opuscoli, periodici, I-II, Bellinzona 1993, ad ind.; F. Mena, Stamperie ai margini d’Italia. Editori e librai nella Svizzera italiana 1746-1848, Bellinzona 2003, pp. 267-284; Editori italiani dell’Ottocento. Repertorio, a cura di A. Gigli Marchetti et al., II, Milano 2004, pp. 812 s.; L. Pagliai, Repertorio dei corrispondenti di Giovan Pietro Vieusseux dai carteggi in archivi e biblioteche di Firenze (1795-1863), Firenze 2011, ad vocem; La nazione ebrea di Monte San Savino e il suo Campaccio, a cura di M. Perani - J. Arbib - R. Giulietti, Firenze 2014, pp. 141, 222.