MODICA (A. T., 27-28-29)
Città della provincia di Ragusa. Fu antico centro dei Siculi (in gr. Μότνκα, lat. Motyce) distante circa 15 km. dalla costa e 30 da Pachino. Secondo taluni è di origine punica. Secondo Diodoro, Dione, marciando verso Siracusa, si sarebbe alleato coi suoi abitanti. Favorì Marcello ed è da Cicerone posta fra le civitates decumanae, da Plinio (III, 91) fra le stipendiariae.
Le condizioni topografiche fanno di questo centro la città più singolare d'Italia, dopo Venezia. E prima che fossero incanalati e coperti i due torrenti Pozzo dei Pruni e Ianni Mauru, cioè sino a tutta la prima metà del sec. XIX, faceva sorgere in mente il ricordo di Venezia; sì numerosi erano i ponti che univano le varie parti della Città Bassa. E anche, parzialmente, una città trogloditica; e tale era in modo più evidente prima che lo spirito di solidarietà nazionale vi facesse sorgere, dopo l'alluvione del 26 settembre 1902 (la quale fece, segnatamente tra gli abitanti delle grotte, 111 vittime) il quartiere Milano-Palermo. La città dall'ampia valle, dove si stende la parte migliore di essa, anche per l'aspetto, penetra con le sue abitazioni in due profondi valloni, scavati nel calcare dall'erosione delle acque; e qui è la parte più caratteristica di questo "alveare umano", dove il fiume di Scicli o Moticano ha origine con la fusione dei due corsi torrentizî. Ma non è soltanto questa la città: essa si arrampica sul colle che separa le due gole, ne raggiunge, a 450 m., il vertice, cioè il Pizzo, dominato dal poderoso Castello, e di là si prolunga in piano, formando la cosiddetta Città Alta. In questa, con carattere più primitivo, prevale l'attività agricola, nell'altra, la Bassa, che ha gli edifizî più importanti, si svolge, con l'industria e col commercio, una vita più moderna. Edifizî monumentali sono, oltre al Castello, la chiesa di S. Maria di Betlemme, il chiostro che apparteneva al convento di S. Maria di Gesù, con qualche parte della chiesa e col campanile. La contea di Modica, importantissima, sorse nell'età normanna; ma costituì una vera unità politica, come feudo, dalla fine del sec. XIV al principio del XVIII, e fu potente quando i suoi conti, per la debolezza estrema della Corona, ebbero nel regno autorità grandissima, il che avvenne sotto i Chiaramonte e i Cabrera, segnatamente sotto Manfredi III Chiaramonte, col re Federico III, e sotto Bernardo Cabrera, nell'età dei Martini. Né la contea ebbe sempre gli stessi limiti; ma sotto gli Henriquez-Cabrera (1480-1702) quando fu un vero stato nello stato, i confini si avvicinavano a quelli che dopo ebbe il soppresso circondario di Modica. Gli ordinamenti, meno fiscali, fecero allora apparire questo piccolo stato feudale migliore del grande (il regno di Sicilia) in cui era. Modica aveva in quel tempo intorno a 16.000 ab. (1570: ab. 17.999; 1583: ab. 14.833; 1653: ab. 16.098). Annessa la contea al demanio (1702) crebbe la popolazione (1714: ab. 18.975; 1748: abitanti 20.096; 1831: ab. 25.838). Nel 1931 si contarono nel comune 43.326 abitanti.
Nel vasto territorio comunale (211,33 kmq.) si producono grano, olio, vino, carrube. Buoni pascoli favoriscono la produzione di ottimi formaggi; e si fa largo commercio di bestiame nelle varie fiere annuali della città, dove inoltre fioriscono alcune piccole industrie, come la fabbricazione di dolci e di paste alimentari. Ma nella parte orientale di questo territorio corre per più di metà (km. 5,5) la Cava d'Ispica, la più importante valle della Sicilia sotto l'aspetto archeologico e paleontologico, la quale mostra in numerosissime grotte una serie ininterrotta di necropoli, con tombe protoistoriche, divenute poi abitazioni: insomma un'immensa città trogloditica e varî strati di civiltà diversa.
Bibl.: A. Holm, Storia della Sicilia, trad. it., I, Torino 1896, pp. 157-193; E.A. Freeman, Hist. of Sicily, I, Oxford 1891, pp. 150-151; P. Orsi, in Notizie scavi, 1896, 1907, 1912, 1915; P. Revelli, Il comune di Modica. Descrizione fisico-antropica, Palermo 1904.