FAUSTINI, Modesto
Nacque a Brescia da Giuseppe e Giovanna Porta il 27 maggio 1839- Il padre, falegname, e la madre morirono a breve distanza di tempo lasciandolo orfano in tenera età; a dieci anni fu accolto nell'orfanotrofio cittadino e vi rimase fino a vent'anni, avviato in un primo momento al mestiere di sarto e poi a quello di falegname. Il direttore dell'istituto, don Eugenio Dallola, essendosi accorto delle eccezionali attitudini del ragazzo per il disegno, dopo averlo fatto esaminare dal pittore paesaggista F. Ioli e dal conte C. Martinengo Cesaresco, insegnante nella scuola di pittura comunale, gli consigliò di iscriversi a questa scuola; nel 1861 con un sussidio sul legato del conte P. Tosio poté accedere all'Accademia di Brera; qui per tre anni fu uno dei più valenti discepoli di Giuseppe Bertini. Al 1864, anno di conclusione dell'Accademia, sono ascrivibili le teste di G. A. Amadeo e di Michelangelo ad affresco nel portico superiore del palazzo di Brera, i cui disegni preparatori si conservano nella Pinacoteca di Brescia.
In seguito il F. rimase a Milano, collaborando, per mantenersi, a riviste illustrate e giornali di moda (Lonati, 1979, p. 278). Nel 1868 ricevette il primo riconoscimento critico: un suo quadro ad olio La congiura (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) venne premiato a Firenze dalla Società di incoraggiamento delle belle arti con la medaglia d'oro. L'anno decisivo per la sua fortuna fu il 1869, quando, vinto il "legato Brozzoni" (un nobile bresciano mecenate dei giovani artisti concittadini), che consisteva in una pensione biennale di 2.000 lire per corsi di perfezionamento artistico, si trasferì con la moglie a Roma, dove stabilì la residenza e dove poté ottenere uno studio in villa Strohl-Fern, venendo così a contatto con altri pittori e scultori giovani e promettenti di diverse nazionalità.
Il F. riuscì ad inserirsi abbastanza facilmente nell'ambiente romano pieno di nuovi fermenti e culturalmente eclettico. Conobbe uomini famosi come E. De Amicis, l'editore S. Sommaruga, il ministro C. Correnti, il poeta C. Pascarella, G. Sacconi; forse senza precisi appigli culturali sentì una consonanza istintiva con il movimento purista in analogia con la corrente letteraria di padre A. Cesari; assorbì infine l'influsso di N. Costa e di C. Maccari.
Sempre a Roma, se non raggiunse facilmente il benessere economico, ricevette presto incoraggianti apprezzamenti e, tra questi, vanno segnalati, nel 1875, la medaglia d'oro per un S. Francesco che aveva gareggiato precedentemente a Brera per il premio Principe Umberto e, nel 1878, l'acquisto da parte della casa reale dell'Arresto di Luisa Sanfelice, un grande olio già esposto con successo al Salon di Parigi del 1871 (Lonati, 1985).
Eseguì su commissione del ministero dei Lavori pubblici, nel 1877, i ritratti del Re Umberto e della Regina Margherita. Partecipò in quello stesso periodo al concorso per la decorazione dell'aula consiliare del palazzo della Provincia di Sassari e a Nizza realizzò gli affreschi per la villa del console italiano a Pietroburgo (Lonati, 1985, p. 269). Nel settembre del 1879 fu chiamato a Brescia per far parte con Angelo Inganni della commissione per conferire la pensione sul legato Brozzoni al giovane pittore concittadino F. Filippini. Durante il soggiorno a Brescia affrescò una parete dei santuario delle Grazie dell'architetto A. Tagliaferri.
Il F. iniziò subito il lavoro preparatorio sui cartoni; la realizzazione degli affreschi procedette fino al 1882; furono completate, però, oltre alle figure degli apostoli, angeli e santi sugli archi e nelle lunette, solo le scene della Annunciazione e della Visitazione. Integrandosi perfettamente nell'architettura del Tagliaferri egli introdusse a Brescia il momento preraffaellita e purista dando "una vera e propria lezione per la decorazione bresciana con il suo neoquattrocentismo" (Passamani, 1985, p. 231), con le figure sottili contornate da un disegno netto, i colori distesi e delicati, il dolce languore dei movimenti; ma nello stesso tempo è importante notare l'interesse storico analitico per il paesaggio e per i costumi dei personaggi insieme con il gusto per i particolari naturalistici (ad esempio, le rondini che preparano il nido sotto il portico).
Gli anni ottanta furono per lui fecondi in ogni settore. Nel 1884 partecipò all'Esposizione generale italiana di arte contemporanea di Torino con quattro tele: Ritratto d'uomo, Sogno d'inverno, Sogno d'autunno, Riva del Garda.
Documentano questo decennio molte opere conservate a Brescia, tra le quali, del 1884, lo splendido ritratto del vecchio ConteLeopardo Martinengo e Il cardinale (PinacotecaTosio Martinengo), entrambi ispirati ai grandi pittori del Cinquecento veneti e lombardi e caratterizzati da un vibrante realismo, una malinconica Ciociara (Galleria d'arte moderna), un pastello su carta raffigurante S. Teresa in estasi dalle carni piene, berniniane, investite di caldissima luce, un grande olio con un S. Luigi Gonzaga, virginale e alquanto manierato tutto giocato su toni grigio argento, una Monaca di Monza scarmigliata e drammatica fino alla teatralità. Non va taciuto un delizioso dipinto ad olio, la Ciociarina all'acquasantiera in S. Pietro, in cui la minuta silhouette contrasta con l'enorme e solenne struttura barocca (ibidem). Sempre di questo decennio sono la pala per l'altare della Madonna nella parrocchiale di Cologne e quella per l'altare di S. Francesco nella parrocchiale di Rasa di Velate (Varese). Inoltre si impegnò in decorazioni a fresco di sale di rappresentanza di palazzi signorili nei nuovi quartieri della capitale come nel palazzo del deputato C. Menotti, dove si ammirano ancor oggi raffinate composizioni in diverse sale, tra cui un bellissimo affresco che ripete i motivi di un suo celebre quadro - Gli amori degli angeli della Galleria d'arte moderna di Brescia -, e a villa Mirafiori (soffitto del salone con uccelli, animali esotici in un immaginario gazebo).
Nel 1885 il F. partecipò con grande successo all'Esposizione della Società degli amatori e cultori delle belle arti a Roma con una serie di pastelli e ricevette l'incarico di affrescare il soffitto del salone del Circolo artistico realizzato nel 1887.
Vi rappresentò il dio Amore che accarezza l'Arte, Il Genio che illumina le tre Grazie e in un angolo, sotto un albero, l'Artista biancovestito. Nel 1887 il re e la regina, il cardinale G. A. Hohenlohe-Schillingsfürst e uno stuolo di personalità presenziarono all'inaugurazione del salone.
Nel 1889 fu nominato presidente dell'Accademia degli acquarellisti; intanto per il centenario del santuario di Loreto le nazioni europe e fecero decorare le cappelle absidali. Al F. fu commissionata la cappella spagnola dedicata a S. Giuseppe e vi lavorò a intervalli dal 1886 al 1890 in un ciclo assai ammirato di quattro episodi: Sogno di s. Giuseppe, Ritorno dall'Egitto, Sacra Famiglia, Transito di s. Giuseppe.
In questi dipinti si nota un misticismo che trae origine dall'Angelico ma che partecipa degli influssi del purismo e della cultura nazarena assorbita a Roma. Nella cappella neogotica si rimane suggestionati dal senso religioso e sacrale della vita familiare che ispira il F., dalla sua attenzione ai gesti sapienti dell'artigiano, al tenero atteggiamento della Vergine, alla nobiltà della morte confortata dalla fede.Nel 1890 partecipò alla mostra "Arte in famiglia" a Brescia e, in seguito a un concorso pubblico del consolato argentino (1889), cui intervennero anche i pittori N. Barabino, G. Muzzioli, G. Pagliei, gli fu commissionata la decorazione della cappella Pacheco a Buenos Aires, eretta per la morte di una giovanissima sposa.
Vi dipinse L'Annunciazione, la Nascita di Maria, Il Calvario, l'Incoronazione di Maria (cfr. cartoni preparatori pubbl. in Costantini, 1915, pp. 147-149). A proposito di questa impresa scriveva: "Ho dipinto teste di angeli, della Madonna, di Cristo che più belle non ho fatto mai" (Lonati, 1979, p. 283).
Tornato in Italia si apprestava a decorare un palazzo di Milano, progettato dal Tagliaferri (ibid.); ma morì improvvisamente a Roma il 27 marzo 1891.
Tutti i suoi disegni e molti quadri andarono per testamento al Comune di Brescia. Un autoritratto databile tra il 1890-91 si conserva presso la Galleria d'arte moderna di Brescia (Lucchesi Ragni-Stradiotti, 1985, p. 212).
L'artista, tipico rappresentante dell'accademismo di fine secolo, si caratterizza per il rigore dello studio preparatorio di quadri che poi sembrano dipinti di getto. Le sue doti di osservatore acutissimo si evidenziano nei ritratti, in cui rende con pennellate vibranti sia la psicologia dei personaggi sia la loro condizione sociale, ma la sua statura emerge soprattutto nei cicli a fresco di soggetto sacro, per il misticismo alto e sereno di cui sono pervasi e per la spontanea ricerca di una realtà pura e perciò lontana, indubbiamente gli anni romani, l'influsso dei "nazareni" e i rapporti con Nino Costa accentuarono questo innato interessante aspetto della sua produzione.
Sue opere si conservano alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, al Museo Revoltella di Trieste, alla Pinacoteca Tosio Martinengo, al Museo risorgimentale e alla Galleria d'arte moderna di Brescia, alla Galleria d'arte moderna di Torino. Moltissime opere si trovano in raccolte private lombarde (per la collocazione dei dipinti del F., in mancanza di ogni altra specificazione, si veda Lonati, 1985, e Begni Redona, 1985).
Fonti e Bibl.: R. Venturi, in Firenze artistica, VI (1878), 17, p. 9; Esposizione a Brera, in La Sentinella bresciana, 26 sett. 1879; F. De Renzis, Conversazioni artistiche, Roma 1883, p. 27; Conte de Selva, Il circolo artistico, in Cronaca bizantina (Roma), 1º ott. 1884, p. 156; Esposizione all'Arte in famiglia, in La Sentinella bresciana, 7 sett. 1890; C. Brenna, Esposizione artistica, in Il Fanfulla della domenica, 13 marzo 1892; A. Cassa, In memoria di M. F., Brescia 1892; A. Giannuzzi, L'arte contemporanea nella basilica di Loreto, in Nuova Rivista Misena, IX (1896), pp. 5 s.; A. Colasanti, Loreto, Bergamo 1910, p. 84; C. Costantini, M. F., in Arte cristiana, III (1915), pp. 132-149; P. Guerrini, Il santuario di S. Maria delle Grazie, Brescia 1923, pp. 1, 21, 35, 48 s., 63, 101, 111-114; G. Nicodemi, La Pinacoteca Tosio Martinengo, Bologna 1927, pp. 84, 93, 97, 103-111; L. Fé d'Ostiani, Storia, tradizione ed arte per le vie di Brescia, Brescia 1927, pp. 441 s.; A. Marchesini, Gli affreschi lauretani di M. F., in Brescia, VI (1933), 7, pp. 24 s.; Mostra della pittura bresciana dell'800 (catal.), Brescia 1934, pp. 7, 44 s. (rec. di G. Nicodemi, La pittura bresciana dell'800, in Emporium, LXXX [1934], pp. 38 s.); Catalogo delle cose d'arte e d'antichità d'Italia, A. Morassi, Brescia, Roma 1939, pp. 293, 332, 384; G. Nicodemi, Ottocento bresciano, Brescia 1956, p. 21; E. Lavagnino, L'arte moderna, II, Torino 1956, pp. 783, 914; M. Marioli, Pittori dell'800 bresciano (catal.), Brescia 1956, pp. 24 s.; G. Panazza, I Civici Musei e la Pinacoteca di Brescia, Bergamo 1958, p. 101; Storia di Brescia, Milano 1964, ad Indicem; R. Roli, Loreto. Santuario della Santa Casa, Bologna 1967, p. 43; L. Vannini, Brescia nella storia e nell'arte, Brescia 1971, p. 199; F. Grimaldi, Loreto. Santuario della Santa Casa, Loreto 1975, pp. 47 s.; Ital. 19th. cent. drawings and watercolors. Album (catal.), a cura di R. G. M. Olson, New York 1976, pp. 59, 137, tav. 51; R. Lonati, Artisti di casa nostra: M. F., in Biesse, XVI (1976), n. 168, pp. 28 s.; n. 169, pp. 22 s.; n. 170, pp. 26 s.; Id., Biografie di artisti bresciani: M. F., in Commentari dell'Ateneo di Brescia, CLXXVIII (1979), pp. 277-287 (con bibl.); R. Robecchi, Il liberty a Brescia, Brescia 1981, pp. 56, 71, 125; A. Fappani, Enc. bresciana, Brescia 1982, pp. 48 s.; B. Passamani, in Brescia 1876-1913, Atti del VI Seminario sulla didattica dei beni culturali, a cura di E. Lucchesi Ragni, Brescia 1983, pp. 225, 231; R. Stradiotti-E. Lucchesi Ragni, ibid., p. 266; I. Chiappini di Sorio, La cappella spagnola di Loreto e il cielo del F., in Notizie di palazzo Albani, XIII (1984), n. 2, pp. 124-130; P. V. Begni Redona, La pittura di simbolo e di verismo sociale, in Brescia postromantica e liberty (catal.), Brescia 1985, pp. 189, 193 s., 202; R. Lonati, ibid., pp. 269 s.; E. Lucchesi Ragni-R. Stradiotti, ibid., pp. 209, 212; R. Bossaglia, La pittura a Loreto traOtto e Novecento…, in La Congregazione universale della S. Casa, Atti del Convegno (1983), Loreto 1985, p. 82; B. Passamani, Guida della Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia 1988, p. 14; S. Bizzotto, Amori angelici … negli affreschi di M. F. a Roma, in Atlante bresciano, 1990, n. 22, pp. 61-65; La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, ad Indicem; II, p. 819; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 303.