MODERNO
. Autore di placchette, incisore di conî e orefice fiorito negli ultimi decennî del sec. XV e nella prima metà del XVI. La sua identità è tuttora ignota: egli fu certo nativo dell'Italia settentrionale e con tutta probabilità padovano; e a Venezia o in una città della terraferma veneziana come Padova svolse la maggior parte della sua attività.
La data 1490 si trova su una placchetta che in altri esemplari reca la firma del M.; sappiamo che poco prima del 1540 egli era a Roma a far matrici per sigilli di piombo, secondo una notizia contenuta nei Dialoghi di Francisco de Holanda che lo nomina insieme ai più celebri incisori di medaglie. I numerosi tentativi di svelare la personalità del M. non hanno avuto esito favorevole, mancando tutte le identificazioni proposte di fondamento sufficiente: il Piot suppose si trattasse dell'orefice milanese Daniele Arcioni, il Müntz pensò a Giovanni Guerino incisore di conî per monete di Paolo III, il Rizzini all'orefice padovano Coreto Cagnoli che è invece del primo Quattrocento, il Molinier a Vittore Camelio, il Malaguzzi-Valeri al Caradosso, altri ad Andrea Briosco detto il Riccio; altri ancora a Galeazzo Mondella di Aderno, orefice veronese, trovandosene la firma su una placchetta di cui si conoscono altri esemplari firmati dal M. Le numerose placchette che sono opere sue certe o che gli sono state attribuite raffigurano soggetti sacri e, prevalentemente, mitologici dei quali si conoscono anche varie serie, se ne trovano poi molte a ornamento di cofanetti, di pomi di spada, o usate come paci, insegne di cappelli, coperchi di lucernine: pochi gli esemplari in argento (due a Vienna, Kunsthistorisches Museum). Nelle composizioni è frequentissima l'ispirazione classica (le numerose Fatiche d'Ercole fecero pensare al Hill che egli possa aver lavorato per Ercole I d'Este), non senza taluni riflessi dell'arte italiana del '400, sia della scultura toscana sia della pittura del Mantegna, e anche con qualche elemento lombardo; e il loro successo è dimostrato dal fatto che molte di esse furono fin dal 1507 riprodotte nella porta della Rana al Duomo di Como, e altre passarono poi nel repertorio degli artisti tedeschi del '500. Col Riccio il M. ha senza dubbio dei punti di contatto, pur distinguendosene nettamente soprattutto nelle opere probabilmente più tarde che mostrano immediati rapporti con opere di arte classica.
Bibl.: L.P. in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930; Musée jacquemart-André, Catalogue itinéraire, nn. 490, 496, 498, 500, 1128, 1129; J.G. Mann, Wallace Collection Catalogues: Sculpture, Londra 1931, nn. 302-307, tavv. 76-78; S. de Ricci, The Gustave Dreyfus Collection: Reliefs and Plaquettes, Oxford 1931, nn. 162-219.