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Lessico del XXI Secolo (2013)
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<mòbtäġ> s. ingl., usato in it. al masch. – Rappresentazione ottica dei dati leggibile da un elaboratore, che codifica informazioni relative all’oggetto su cui è posta. A differenza del più comune codice a barre, di cui è un’evoluzione recente, il m. utilizza uno spazio bianco a due dimensioni su cui piccoli quadrati o cerchi neri rappresentano il dato codificato in forma binaria, permettendo una maggiore densità di informazioni. Uno dei primi m. – il QR code della Toyota – è stato sviluppato nel 1994 per il tracciamento dei veicoli nelle fasi di montaggio. Non è ancora stato stabilito uno standard per i m., per cui se ne utilizzano tipi diversi; i più comuni sono, oltre al QR code, l'AztecCode, il CyberCode della Sony, il DataMatrix della Microscan system, l’EZ code del Politecnico di Zurigo e il MaxiCode della UPS. Un particolare utilizzo del m. è la sua stampa su giornali o altri media di comunicazione che, mediante un opportuno software e la telecamera di un cellulare o un altro dispositivo portatile connesso a Internet, permette al lettore di accedere a informazioni multimediali aggiuntive. Una delle prime applicazioni in Italia è stata realizzata dal PerformingMediaLab in occasione delle Universiadi a Torino, nel gennaio 2007, per una 'mappa emozionale dei luoghi della memoria antifascista', che ha visto i m. utilizzati per scandire un percorso nel centro storico della città, evento definito di real social tagging.

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