Mo Yan
Yan. – Pseud. dello scrittore cinese Guan Moye (n. Gaomi 1955). Nel 1976 si arruola nell’Esercito popolare di liberazione e, durante la leva, inizia a scrivere le sue prime opere che gli permettono di entrare, nel 1984, nella facoltà di letteratura dell’Accademia d’arte dell’esercito. Dopo il celebre romanzo Hong gaoliang jiazu (1987; trad. it. Sorgo rosso, 1994), che vanta un omonimo adattamento cinematografico del regista Zhang Yimou nel 1987, cui seguono Shisan bu («I tredici passi», 1989), Jiu guo («Il paese del vino», 1992) e Feng ru fei tun (1996; trad. it. Grande seno, fianchi larghi, 2002), M. Y. si afferma come punto di riferimento della corrente letteraria Xungen («ricerca delle radici») e, nel nuovo secolo, non smette di dedicarsi alla cultura rurale della provincia dello Shangdong, fondendo l’analisi realistica delle sue arcaiche condizioni di vita con gli slanci lirici e visionari, tipici della letteratura fantastica tradizionale cinese, in Tan xiang xing (2001; trad. it. Il supplizio del legno di sandalo, 2005), poetica lettura della rivolta dei boxer del 1899, cui partecipa anche un contadino ribelle che usa la musica per resistere alla barbarie e ai dolori della guerra. L’epica ricostruzione della storia cinese si arricchisce di un nuovo tassello con la pubblicazione di Shengsi pilao (2006; trad. it. Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, 2009), storia del proprietario terriero Ximen Nao, ucciso dai suoi contadini durante la rivoluzione e costretto a reincarnarsi in diversi animali per osservare 50 anni di storia cinese, narrati con quel «realismo allucinatorio» che «fonde i racconti popolari, la storia e il contemporaneo», come si legge nelle motivazioni del premio Nobel per la letteratura conferitogli nel 2012.