MNEVIS (Μνεῦις, Mneuis)
Toro sacro, figura indispensabile nel culto eliopolitano del dio del sole Rē‛, del quale in seguito rappresenta l'incarnazione.
Il culto di M., le cui caratteristiche sono in tutto simili a quelle del bue memfita Apis (v.), pare essere antichissimo: Manetone lo dice già esistente durante la II dinastia. La sua figura, strettamente unita al culto solare, è accettata nella rigorosa riforma religiosa di Amenophis IV. Il suo nome, spesso citato dalle fonti greche a cominciare da Erodoto (e inoltre Plutarco, Strabone, Ammiano Marcellino), figura accanto a quello di Apis sulla stele di Rosetta (C. I. G., 4697, i, 31 ss.). Più tardi, similmente all'assimilazione del bue Apis defunto con Serapide, è documentata l'assimilazione del defunto toro M. con Osiris; il nome appare allora come Osoromnevis nelle fonti greche; il culto è attestato, ad esempio, nel Soknopaius del Fayyūm: ἱερόν Σαράπιδος ᾿Οσορομνήονιος.
Numerose stele rappresentano le offerte fatte dai fedeli al toro sacro; inoltre la figura di M. appare su monete di periodo adrianeo del nòmos eliopolitano e su monete di Antonino Pio. È raffigurato anche su una lampada rinvenuta nel 1795 ad Ercolano, che porta la scritta ΜΝΗΣ intesa come il nome del toro.
A N di Heliopolis (v.) è stato ritrovato il luogo di sepoltura dei varî tori per il periodo del Nuovo Regno. Nel 1902, sempre nei pressi di Heliopolis, è stata messa in luce una tomba contenente i resti di un toro, conservati in un sarcofago di legno con decorazioni in bronzo.
Bibl.: W. Drexler, in Roscher, II, 2, 1894-97, c. 3081 s., s. v.; Rusch, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 2285 ss., s. v.; A. Erman, La Religion des Egyptiens, Parigi 1952, p. 47.