MNESIKLES (Μνησικλῆς)
Architetto greco, attivo ad Atene nella seconda metà del V sec. a. C., autore dei Propilei dell'Acropoli (v. atene). Philochoros (in Harpokrat., s. v. Προπύλαια), Heliodoros, Plutarco (Pericle, 13, 3) e alcune iscrizioni (I. G., i2, 91-2; 363-7) brevemente accennano al nome dell'architetto del monumentale edificio di ingresso all'acropoli ateniese, alla durata dei lavori (437-432) e al costo totale (più di 2000 talenti: il talento euboico-attico aveva come base 6o mine di gr. 436,6; v. moneta). L'imponente progetto di M., che rientrava nel piano generale dell'edilizia periclea sull'Acropoli, si deve interpretare come un'opera intesa a dare un'adeguata sistemazione alla zona di accesso al santuario e a coordinare tra loro varî edifici, piuttosto che come un solo edificio.
Per una migliore comprensione dell'opera di M., del complesso cioè delle parti costruite e degli accorgimenti usati per la sistemazione degli spazî con quelle connessi, è necessario esaminare alcuni edifici precedenti ed altri in stretta relazione con quelli mnesiclei.
Nel 437, anno in cui i lavori del Partenone volgevano al termine, immediatamente prima che M. iniziasse la realizzazione del suo progetto, l'accesso all'Acropoli si presentava secondo la sistemazione iniziata probabilmente nel decennio 490-480 e ripresa dopo la cacciata dei Persiani (sono evidenti infatti tracce di incendio e di successive riparazioni; è attestato il reimpiego come materiale di costruzione di blocchi del primitivo Partenone). L'accesso premnesicleo (v. anche vol. i, p. 754) constava essenzialmente di un propileo all'incirca nella stessa zona che sarà poi occupata da quello pericleo, di forma quadrata, con 4 colonne in antis sulle due fronti di N-E e S-O, rialzato nella facciata di S-O di tre gradini che all'estremità S piegavano di 120° circa, formando una gradinata appoggiata al retrostante muro di fortificazione miceneo. Questa specie di esedra a gradoni, che si veniva a formare, offriva un luogo di sosta e osservazione, e permetteva inoltre un agevole passaggio alla parte all'estremità S-S-O dell'Acropoli, occupata dal recinto sacro di Atena (G. Welter, in Jahrbuch, Arch. Anz., liv, 1939, p. 1 ss.). Sul lato opposto, cioè a N-O del propileo, non è stato ancora chiarito se iniziasse immediatamente il muro di recinzione dell'Acropoli (Stevens; cfr. vol. i, fig. 1010) o si innalzasse un piccolo edificio absidato (per ultimo Bundgaard), orientato N-S, datato al 5oo circa, che presentava tre colonne in antis sulla fronte, pronao e cella; edificio che sarebbe stato poi sostituito dalla "pinacoteca" mnesiclea. Incertezze sussistono anche sull'ultimo tratto della strada delle Panatenee, se cioè si accostasse all'Acropoli mediante una rampa zigzagante (Stevens; cfr. vol. i, fig. ìoio) o rettilinea (Dinsmoor, Bundgaard). Si può avere tuttavia una chiara idea dell'aspetto dell'accesso al santuario nelle sue linee fondamentali: esso si presentava come uno slargo irregolare, quasi una corte su cui si affacciavano fronti di edifici, terrazze, gradinate dalle quali era possibile a un certo numero di persone assistere allo sfilare sottostante della processione.
L'opera di M., che non fu portata a termine (i frontoni, ad esempio, pur presentando una lavorazione caratteristica, adatta ad ospitare nello spazio triangolare sculture, ne rimasero sempre privi) probabilmente per l'inizio della guerra del Peloponneso, fu essenzialmente di sistemazione e regolarizzazione; compito che l'architetto svolse in modo tale, da farne risultare non un accostamento di edifici diversi, quale l'opera è in realtà, ma un unico edificio, organicamente articolato in varie parti e direzioni, comprendente nella propria struttura spazî chiusi e aperti.
Prima di esaminare dettagliatamente il complesso mnesicleo, è necessario cercare di stabilire se la costruzione definitiva rispecchiò il progetto originario dell'architetto, o se non fosse il risultato di successive, forzate riduzioni e mutamenti avvenuti nel corso stesso dei lavori, il che sembrerebbe deducibile dall'enorme differenza che presentano le ali N rispetto a quelle appena accennate della parte meridionale. Ma in realtà si deve ritenere che M., nel momento iniziale del progetto, conoscesse esattamente lo spazio destinato alla sua sistemazione. Il laborioso piano di ordinamento dei monumenti dell'Acropoli stabilito da Pericle e tanto spesso ricordato dalle fonti, la notizia che a tali lavori fosse preposto un sovrintendente generale (Kallikrates), induce a credere che se anche i singoli templi sorsero in momenti differenti, secondo progetti ideati ciascuno da uno o più architetti, in un unico momento, però, probabilmente alla presenza di un'ampia commissione, fu decisa la ripartizione dell'Acropoli in determinate aree, ciascuna assegnata a un determinato culto e affidata al relativo ordine sacerdotale. Ne è prova l'iscrizione riguardante il culto di Atena Nike (I. G., i2, 24 = Tod2, n. 40), precedente di molto l'erezione del tempio: l'iscrizione infatti si data con sicurezza al 450-445, nonostante la dimostrata impossibilità di identificare con certezza Hipponikos citato nell'iscrizione con l'omonimo ateniese figlio di Kallias. Risulta evidente che già originariamente M. aveva presenti determinati limiti di spazio (a S i recinti di Atena Nike, delle Canti, di Artemide Braurònia; a N l'edificio di identificazione ancora incerta) oltre i quali non poteva estendere le sue costruzioni, fossero essi in quel momento già sistemati o no.
Del complesso mnesicleo i Propilei veri e proprî - cioè il corpo centrale dell'intera costruzione - tipologicamente ripetevano, in proporzioni maggiori e arricchiti nell'impianto (per la descrizione v. vol. i, p. 798) lo schema della porta precedente, dalla quale differiscono però nell'orientazione, che fu probabilmente condizionata dall'andamento N-S dell'alto muro miceneo immediatamente retrostante il basamento della statua della Pròmachos (Stevens): M. infatti regolarizzò, in certo qual modo, una "corte" d'entrata ai singoli recinti templari (vol. i, fig. 975 e 971) suggerita ad E dal lungo muro miceneo, a S dalla linea continua dei muri che delimitano i tèmenoi del Partenone e del Brauronion, a N dal muro di recinzione dell'Acropoli, contrapponendo alla "parete" di E un'analoga lunga "parete" ad O, movimentata solo dal prospetto architettonico della facciata E del propileo. Con la creazione del lato O di questa corte fittizia, si vennero a determinare dalla parte N un padiglione rettangolare (è incerto se presentasse o no una copertura), da quella S un piccolo spazio irregolare, che permetteva la conservazione del tratto ancor oggi esistente del pelargikòn. Dalla parte O, l'accesso al propileo era dato, come nella fase premnesiclea, dalla ripida salita della strada panatenaica, non sappiamo se sistemata a rampa zigzagante (Stevens, vol. i, fig. 1012) o a scalinata (Dinsmoor, Bundgaard), simile a quella, all'incirca contemporanea, antistante all'Hephaisteion, recentemente accertata. Ai lati di questa rampa, comunque essa fosse, che terminava ad E con la facciata O del propileo, M. affacciò una serie di edifici e terrazze, disposti a differenti livelli, così da ripetere, regolarizzata secondo direzioni ortogonali, la precedente "corte" antistante i Propilei. Immediatamente a N-O del corpo centrale, M. legò perpendicolarmente un edificio (che secondo il Bundgaard ripeteva l'antico edificio absidato) tristilo in antis composto di pronao e cella, indicato dapprima come λαμπάς e poi come pinacoteca (vol. I, p. 798); con questo si allinea, ad O e a livello inferiore, un'ampia terrazza, all'incirca quadrata, sulla quale in epoca ellenistica fu posto il basamento poi indicato come "monumento di Agrippa". Dall'altro lato della rampa, a S, fronteggia la pinacoteca un padiglione, che giunge ad incontrare il pelargikòn, aperto sui lati N e O, comodo luogo di sosta e osservazione, e agevole passaggio ai tèmenoi di Atena Nike e delle Cariti. Più ad O si allinea con la fronte E del padiglione, e fronteggia la terrazza di N, il muro orientale dell'alto pỳrgos, la cui costruzione viene assegnata dallo Schweitzer ai primi anni del governo di Pericle. Ad accentuare l'idea di corte antistante l'accesso alla spianata dell'Acropoli, contribuisce la serie di tre gradini dinanzi alla pinacoteca, al pròpylon e al padiglione meridionale, che si concludono ad O nelle due statue di cavalieri, opera di Lykios, probabilmente elevantesi all'origine in altro luogo (per il problema della sistemazione v. lykios).
Alla descrizione dell'intero complesso, fatta nel vol. i, p. 798, s. v. atene, si può aggiungere la notazione di alcune particolarità presenti nell'edificio della pinacoteca: le due finestre ai lati della porta di comunicazione tra il pronao e la cella non sono disposte alla stessa distanza, e non presentano la stessa larghezza; le tre colonne sulla fronte, non sono in asse né con le aperture retrostanti, né con le porzioni di muro tra esse. La ragione di ciò va probabilmente trovata in una ricerca di maggiore visibilità nell'interno dell'edificio, e in determinate direzioni di visuale calcolate da punti fissi (studî di Franco e Stevens); non convince infatti la proposta del Bundgaard di voler vedere in ciò una voluta imitazione dell'ipotetico edificio absidato.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte gr. Künstler, II, Stoccarda 1889, 328, e 371; G. W. Elderkin, Problems in Periclean Buildings, Princeton 1912; F. Franco, Le asimmetrie dei Propilei sull'Acropoli di Atene, in Ann. Scuola Arch. Atene, XIII-XIV, 1930-1, p. 9 ss.; Fabricius, in Pauly-Wissowa, XV, 1932, c. 2275, s. v.; G. Ph. Stevens, The Periclean Entrance Court of the Acropolis of Athens, in Hesperia, V, 1936, p. 443 ss.; id., Architectural Strudies Concerning the Acropolis of Athens, in Hesperia, XV, 1946, p. 73 ss.; M. N. Tod, A Selection of Greek Historical Inscriptions, Oxford, 2a ed., 1946, n. 40, 51, 53; W. B. Dinsmoor, The Hekatompedon on the Athenian Acropolis, in Am. Journ. Arch., LI, 1947, p. 109 ss.; id., The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, p. 198 ss.; B. Schweitzer, M. und die perikleische Planung des Westanganges zur Akropolis, in Aus Antike und Orient (Festschrift f. W. Schubart z. 75. Geburtstag), Lipsia 1956, p. 116 ss.; A. W. Lawrence, Greek Architecture, Harmondsworth 1957, p. 161 ss.; J. A. Bundgaard, Mnesicles, Gyldendal-Copenaghen 1957 con recensioni in Gnomon, XXXI, 1959, p. 309 ss. (H. Riemann) e in Am. Journ. Arch., LXIV, 1960, p. 95 ss. (R. Stillwell).