MNEMOSYNE (Μνημοσύνη)
Personificazione della memoria, e del ricordare in genere, madre delle Muse secondo Esiodo, M. è una divinità antichissima, venerata talvolta sola, più spesso insieme alle Muse. Il suo culto è anche associato a quello di Asklepios ed è connessa coi riti di incubazione; ricopre inoltre un ruolo importante nel culto di Trophonios a Lebadeia (Paus., Ix, 39, 8 e 13; Plin., Nat. hist., xxxi, 15).
Numerosi sono gli attributi che accompagnano la figura di M. nella letteratura. Esiodo (Theog., 915) la definisce καλλίκομος; Pindaro la chiama λιπαράμπυξ (Nemea, 7, 15) e χρυσόπεπλος (Isthm., 6, 75); così anche Simonide (fr., 45). È detta anche εὔπεπλος e βαϑιπλόκαμος (Orphic. fr., 114 Kern). Le raffigurazioni di M. non sono numerose, e talvolta incerte. Sappiamo da Pausania (viii, 47, 3) dell'esistenza a Tegea di un gruppo di statue che rappresentavano M. e le Muse; nel Ceramico di Atene statue marmoree, opera di Euboulides (v. eubolides, 4°) rappresentavano M., le Muse, Apollo insieme a Zeus ed Atena Paionìa (Paus., i, 2, 4). Plinio (Nat. hist., xxxv, 143) ricorda un dipinto di M., opera del pittore Semonides peraltro ignoto.
Tra le raffigurazioni che ci sono pervenute M. non presenta un'iconografia caratteristica; per lo più la sua identificazione è sicura solo quando la figura è accompagnata dal nome; così è per la dolce figura femminlle che appare sulla lèkythos Leopardi da Gela, a fondo bianco. Con molta verisimiglianza però M. è riconoscibile nel rilievo con l'apoteosi di Omero di Archelaos (v.), nel sarcofago Chigi di Cetinale presso Siena, dove la solennità della figura di M. contrasta con la giovinezza delle Muse, e in un sarcofago con Apollo e le Muse al Louvre. Il nome M. scritto in nero su fondo bianco nel mosaico pavimentale di una tomba di Antiochia (databile nella seconda metà avanzata del IV secolo d. C.) indica una figura femminile che partecipa insieme ad altre donne a un banchetto (εὐωχία) funebre; il simbolismo dell'intera composizione è in questo caso evidente. Un unico tipo statuario, noto da alcune repliche, tra cui la migliore è quella di Dresda, ci ha tramandato l'iconografia della madre delle Muse come stante, drappeggiata in un ampio manto; l'identificazione della figura con M. è fondata sulla presenza del nome in lettere greche, sulla base di una mediocre replica conservata nei Musei Vaticani.
Dal santuario delle Muse sull'Elicona proviene un'erma acefala con l'iscrizione Μναμοσύνας (L G., vii, 1782). Un donario, del quale si conserva solo la base con iscrizione, era dedicato, nel santuario delle Muse in Tespi, a Zeus, M. e Apollo.
Monumenti considerati. - Sarcofago di Siena: S. Reinach, Rép. Rel., iii, 419. Sarcofago al Louvre: id., ibid., ii, 249. Lèkythos di Gela: P. Orsi, in Mon. Ant., 1906. Donario di Tespi: Bull. Corr. Hell., xv, 1891, p. 660.
Bibl.: Weizsäcker, in Roscher, II, 2, 1894-7, c. 3076 ss., s. v.; Eitrem, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 2265, s. v.;R. Hinks, Myth and Allegory in Ancient Art, Londra 1939, p. 93 ss.; D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947, p. 296 ss.