Vedi MITILENE dell'anno: 1963 - 1973 - 1995
MITILENE (Mitilini)
Denominazione moderna, di origine bizantina, dell'isola di Lesbo, derivata per estensione da quella del capoluogo. L'isola, che è la maggiore e la più settentrionale delle Sporadi, sorge a breve distanza dal continente anatolico, cui geograficamente appartiene, di fronte alle coste della Troade e dell'Eolide. Nella storia dell'esplorazione archeologica di Lesbo la fase dei viaggi e della ricognizione topografico-monumentale di superficie può dirsi inaugurata da Pitton de Tournefort. Dopo i decisivi progressi compiuti grazie a C. T. Newton, che fu vice-console inglese a M. dal 1852 al 1859, e a A. Conze, essa trova la sua sintesi finale nell'opera di R. Koldewey (1890), che segna d'altra parte l'inizio della fase più propriamente archeologica dell'attività di scavo. Fase che finora non ha ancora trovato uno sviluppo adeguato, se si eccettua l'investigazione preistorica di Thermi da parte della Scuola Britannica (1929-1933).
Preistoria. - Mancano avanzi riferibili all'Età della Pietra. Nella prima Età del Bronzo (III millennio a. C.) l'isola rientra di pieno diritto, con una appena più sensibile influenza delle Cicladi, nell'orizzonte culturale "troiano", che interessava anche Lemno (Poliochni).
Un importante centro urbano dell'epoca è stato esplorato a Thermi, sulla costa orientale. Vi si sono potuti distinguere cinque successivi stanziamenti, coevi a Troia I e alle prime fasi di Troia II, composti da case a pianta rettangolare allungata e muri a secco: un muro di cinta con torri e bastioni appare solo nell'ultima fase. Il sito venne rioccupato nella tarda Età del Bronzo e definitivamente abbandonato dopo una violenta conflagrazione circa all'epoca della fine di Troia. Rapporti con il mondo miceneo sono attestati anche da trovamenti di ceramica in altre località.
Epoca storica. - L'isola appare popolata da genti di stirpe greca, che il dialetto eolico e la tradizione - leggendaria fanno ritenere provenienti dalla Beozia e dalla Tessaglia (la tradizione attribuisce però la iniziativa dell'impresa ai discendenti di Agamennone). La massima fioritura di Lesbo si pone nel VII-VI sec. a. C., quando dà i natali a Saffo, Alceo e Pittaco, colonizza la Troade, il Chersoneso tracico e la Tracia orientale (Ainos), partecipa ai traffici con l'Egitto, elabora proprie e originali forme architettoniche (colonna eolica).
Costretta a riconoscere la presenza ateniese nel Chersoneso e poi la supremazia inevitabile dei Persiani, l'isola iniziò da allora il suo lento declino. Dopo l'ingresso nella lega marittima delio-attica (478 a. C.), il predominio di Atene si fece sempre più esplicito e oneroso: vanamente ribellatasi nel 428 a. C., Lesbo dovette subire la deduzione di una cleruchia. Gli interessi "pontici" di Atene fecero sopravvivere tali rapporti anche nel IV sec. a. C. In età ellenistica l'isola fece parte dei possessi tolemaici dell'Egeo.
Città. - 1. Mytilene (Μυτιλήνα, Μυτιλήνη, Mytilene). Sulla costa orientale, è ancora oggi il principale centro dell'isola. La topografia del luogo risulta però profondamente trasformata dall'interramento del braccio di mare (euripos), che isolava la collina dell'acropoli, oggi dominata dal castello genovese dei Gattelusi (XIV sec.), permettendo una diretta comunicazione N-S fra i due porti. La città, originariamente racchiusa nei limiti dell'isoletta, si espanse in seguito sulla terraferma antistante, scavalcando l'euripos con ponti di marmo (Longo sofista). Questo elemento chiave del paesaggio condizionava l'urbanistica, quasi certamente ippodamea, della città nuova: infatti Vitruvio (1, 6, 1) deplora la sua infelice esposizione ai venti di austro e di settentrione. Le mura urbane, costruite in opera poligonale (V sec. a. C.), sfruttavano strategicamente le alture incombenti da O sulla città, includendo nel loro tracciato il porto N, detto Maloeis, che pertanto assunse il carattere di un κλειστὸς λιμήν, con moli a tenaglia fortificati. Delle sue istallazioni è stata scavata solo una stoà ellenistica parallela alla spiaggia e lunga più di cento metri. Le alture occidentali accoglievano presso la vetta, in posizione particolarmente scenografica, il grande teatro, che avrebbe servito da modello al teatro di Pompeo in Roma. L'orchestra, del diametro di m 25, venne al solito trasformata in arena in età imperiale, con l'aggiunta di due ambienti contigui, ricavati al di sotto del settore centrale della cavea. Delle due necropoli situate fuori le porte N e S della città la più importante, per lo meno in epoca romana, era la seconda. Ben conservato infine è l'acquedotto romano, che scendeva dal M. Olympos con un percorso di circa 26 km, superando arditamente le valli con serie di archi anche a doppio ordine.
2. Delle rimanenti città dell'isola non restano che avanzi modestissimi, per lo più limitati a tratti di mura urbane o di terrazzamento. Sulla costa N abbiamo Methymna e Arisba, quest'ultima nell'entroterra.
Santuarî. - 1. Clopedi. Sorge su di una collina all'interno del golfo di Kalloni, nel territorio in cui il Lolling localizzava il tempio vetustissimo di Apollo Napàios, visitato da Pelope. Lo scavo ha parzialmente scoperto due edifici affiancati, entrambi peripteri: il più grande (m 16,25 × 37,50) e recente contava otto colonne per Antissa, sulla costa O Eresos, sul golfo di Kalloni Pyrrha diciassette. Sono stati recuperati, più o meno completi, una ventina di capitelli eolici, databili alla fine del VI sec. a. C., e pertanto riferibili probabilmente al tempio maggiore, che conserva in situ tre basi.
2. Mesa: non lungi dal precedente. Il tempio, di età ellenistica, era dedicato ad Afrodite. Di ordine ionico, aveva la particolarità di essere uno pseudodiptero di otto colonne per quattordici, con fregio in pietra rossa e dentelli.
3. Bresa: sulla costa S sorgeva il tempietto dorico in antis di Dioniso Bresàios, del I sec. a. C., di cui restano elementi architettonici, fra cui parte dell'architrave stranamente decorato da un fregio a rilievo.
Musei. - A Mitilini, in corso di riordinamento.
Bibl.: Per la storia delle esplorazioni: Pitton de Tournefort, Relations d'un voyage du Levant, I, Amsterdam 1718, p. 148 ss.; C. T. Newton, Travels and Discoveries in the Levant, I, Londra 1865, p. 37 ss.; A. Conze, Reise auf der Insel Lesbos, Hannover 1865; fondamentale resta R. Koldewey, Die antiken Baureste der Insel Lesbos, Berlino 1890. Vedasi inoltre: Bürchner, in Pauly-Wissowa, XII, 1925, cc. 2117-33, s. v. Lesbos; W. Lamb, Excavations at Thermi in Lesbos, Cambridge 1936; J. D. Condis, in Annuario Atene, XXIV-XXVI, 1946-48, p. 25 ss. (capitelli eolitici). Su Mitilene: R. Herbst, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 1411-27, s. v.; Ερηον, 1958, p. 169 ss. Su Clopedi: D. Evanghelidis, in Πρακτικα, 1928, p. 126 ss.