Vedi MITHRA e MITREI dell'anno: 1963 - 1973
MITHRA e MITREI (v. vol. v, p. 117 ss.)
Tomis. - Una prima ed incauta ipotesi di lavoro comunicata nel 1958 a uno specialista del culto mitriaco quale il Vermaseren, ha facilitato la diffusione su larga scala (E.A.A., vol. v, s. v.; Vermaseren, op. cit. in bibl., ii, p. 314, n. 2303) di una informazione inesatta, cioè della scoperta a Tîrgusor, presso l'antica Tomis, di un "piccolo mitreo ricavato in una grotta".
In realtà non si tratta né di un mitreo, né di una grotta, bensì di una fossa irregolare di proporzioni ridotte (circa m 2 × 2,50) scavata in una profonda e angusta fessura delle pendici dei monti Măcin (impropriamente detta Grotta Adam) per nascondervi, in un momento di pericolo, alcunipezzi di un mitreo che doveva sorgere in prossimità: due rilievi con scena di tauroctonia, due piccoli altari, e una mensa di sacrificio (il piano orizzontale) con iscrizioni in lingua greca. Il dedicante delle quattro iscrizioni (uno dei rilievi essendo anepigrafe) è il πάτηρ di un collegio mitriaco, Fl. Orimos. Alcune lucerne, trovate insieme al materiale citato, ci permettono di postulare una piccola cerimonia sacra al momento del seppellimento. Le dimensioni ridotte della fossa, nonché la mancanza di qualsiasi elemento strutturale interno, impediscono categoricamente di identificare questo modesto ripostiglio con un mitreo, sia pure rustico. L'importante scoperta, dovuta ai membri dell'Istituto di Speleologia E. Racovita - alla ricerca di reperti ben più remoti - è ancora virtualmente inedita, qualora si escludano fugaci accenni in riviste di speleologia. È degno di nota che il più importante pezzo del ripostiglio, uno dei due rilievi con scena di tauroctonia, ci, conserva un'iscrizione votiva di grande interesse e la firma dell'artigiano Phoibos Nicomedeus che, allo stadio attuale delle nostre conoscenze, è l'unica firma nota di tutto il materiale plastico della Scizia Minore.
Secondo un'ipotesi di D. M. Pippidi questo ripostiglio di materiale votivo, come quello ben più importante di Costanza (v. costanza; glykon), sarebbe da mettere in rapporto alle accanite lotte religiose che, al momento del trionfo del cristianesimo, dovettero imperversare anche nella Scizia Minore - quando le immagini delle divinità pagane venivano spietatamente distrutte e gli ultimi fedeli tentavano di metterle in salvo.
Bibl.: C. Motas, La speleologia in Romania, in Rassegna speleologica italiana, XIII, 2, 1961, pp. 15-16, fig. 23; M. Dumitrescu, P. Samson, E. Terzea, C. Rădulescu, M. Ghika, Pestera "La Adam" staôune pleistocenă, in Lucrările Institutului de Speologie "Emil Rahoviôa", I-II, 1962-1963, p. 232; M. J. Vermaseren, Corpus Inscriptionum et Monumentorum religionis Mithriacae, II, L'Aia 1960, p. 364 ss., nn. 2303-2309, figg. 638-639; D. M. Pippidi, La fin du paganisme en Scythie Mineure, in Scythica Minora. Recherches sur les colonies grecques du litoral romain de la mer Noire, Coll. Latomus (in corso di stampa).
(G. Bordenache)
Ponza. - Un mitreo, rimasto finora quasi sconosciuto ed inedito, si trova in località Scarpellini, sotto il livello stradale.
È ricavato in un vano sotterraneo scavato nel tufo; ha una pianta irregolarmente rettangolare, con nicchia absidata nella parete di fondo, ed un soffitto a vòlta ribassata. All'angolo delle pareti E e N si apre l'originario ingresso con una scaletta di Otto gradini ad andamento elicoidale, con porta ad arco.
La parete N destra continua per m 2,55, formando poi uno spigolo rientrante di cm 30, proseguendo rettilinea per m 4,17, formando poi un raccordo obliquo con la parete O di fondo, e su questo tratto si apre nella parte superiore una nicchia ad arco larga m 1,17.
La parete di fondo misura m 6,25 di larghezza e presenta una nicchia rettangolare a vòlta profonda m 1,14, al fondo della quale si apre l'abside larga m 2,49 e profonda m 1,41. La parete S sinistra del mitreo è lunga m 8,30 e, a partire dall'angolo con la parete di fondo, si apre una nicchia rettangolare, lunga m 3,80, ad arco ribassato, a cm 49 dal pavimento, formante un ripiano interno che è possibile che costituisse un podio. Manca invece ogni traccia di podî lungo tutte le pareti del mitreo. La vòlta del mitreo sembra essere stata stuccata, come pure quella della nicchia nella parete S e quella della nicchia absidata nel fondo, che presentano la superficie intenzionalmente scabra ad imitazione della roccia.
Ai lati della nicchia di fondo s'intravedono a sinistra i resti di una figura in stucco di felino, accovacciato sulle zampe posteriori, di profilo verso destra, e un'asta sagomata, simile a un tirso, traversante obliquamente il corpo. Nel lato opposto, destro, resta solo un nucleo informe di stucco.
Nell'abside, a m 1,20 da terra, sono resti di una fascia rossa larga cm 20, ma la parete presenta tracce di scalpellatura ed è probabile che avesse una raffigurazione di Mithra tauroctono. La decorazione era tutta con figure stuccate a bassorilievo. Vicino all'angolo sinistro si notano le tracce di una testa maschile barbata di prospetto, con capelli ricciuti, che potrebbe forse interpretarsi come Oceanus. Accanto a questa testa, sempre nella parte alta a sinistra si distingue il carro del Sole con testa radiata, la frusta nella mano destra, e i quattro cavalli. Più in basso resta il braccio destro abbassato con la spalla di una figura di maggiori dimensioni. Al Sole corrisponde a destra la Luna vestita di chitonisco, sul carro con due cavalli di profilo verso sinistra. Dietro resta la parte anteriore di un toro.
La vòlta della nicchia absidata reca in stucco una decorazione raffigurante i segni dello Zodiaco intorno ad un serpente a semicerchio, racchiudente due figure di animali. A destra è l'Ariete, segue il Toro, che è rivolto verso i Gemelli, raffigurati come due giovani nudi affiancati; segue il Cancro; del Leone resta solo la parte anteriore della testa, poi si conserva la parte superiore della Vergine, stante, volgente le spalle al Leone; della Bilancia rimane la figura che la sosteneva; ben conservato è lo Scorpione; segue il Sagittario, mancante del braccio sinistro con l'arco; il Capricorno è a forma caprina con coda di pesce; l'Acquario è una figura maschile nuda che reca sulla spalla sinistra il vaso, retto dalla mano destra con braccio piegato ad arco sopra la testa; i Pesci sono di piccole proporzioni. I due quadrupedi, racchiusi entro il semicerchio sinuoso del serpente, uno più piccolo dell'altro e uno al disopra dell'altro in direzione opposta, con il corpo massiccio e i musi appuntiti, la corta coda, possono forse simboleggiare le due costellazioni dell'Orsa Maggiore e dell'Orsa Minore.
La piccola vòlta della nicchia absidata simboleggiava dunque quella del cielo. All'angolo esterno sulla sinistra della vòlta è una figura in vivace movimento verso destra con le gambe fortemente divaricate e le braccia protese con un'asta, il corpo nudo, alato, con testa leonina; sembrerebbe una particolare interpretazione dell'Aion mitriaco, senza il serpente che in genere lo avvolge e che troviamo invece al centro della vòlta contornato dallo Zodiaco.
Nonostante la mancanza di podî e di figure tipicamente mitriache, il monumento sembra doversi considerare un mitreo, e la data sembrerebbe rientrare nel II sec. d. C. per lo stile accurato degli stucchi, che presentano un notevole interesse nel quadro della religione mitriaca.
Il mitreo fu probabilinente saccheggiato dai cristiani, che aprirono forse l'ingresso all'angolo S-E, incidendo sulla parete una croce sopra ad una acquasantiera, e scalpellando forse la scena mitriaca nell'abside.
Bibl.: P. Mattei, L'Ausonia, Napoli 1866-69, ne fa un breve cenno come di "uno speco avente le pareti reticolate con qualche nicchia a mo' di larario ed alcuni deboli avanzi di figure di animali modellate in bassorilievo. Nel concavo della volta meglio appariscono i segni dello zodiaco ed un serpente al centro". Una descrizione del monumento è stata fatta in una tesi di laurea di A. M. Bellotti all'Università di Roma, e lo scrivente lo ha visitato e analizzato direttamente le decorazioni.
(G. Becatti)