Vedi MISENO dell'anno: 1973 - 1995
MISENO (Μισηνόν, Misenum)
Toponimo che nell'antichità designava la punta occidentale estrema del Golfo di Pozzuoli, la zona che comprende il doppio bacino portuale (ora Mare Morto e Golfo di Miseno propriamente detto) ed il sito dell'abitato, che si estendeva dall'attuale Bacoli sino alla frazione che ancor oggi si chiama Miseno. Secondo la leggenda ripresa da Virgilio (Aen., vi, 162 ss.), deriva il nome dal trombettiere di Enea.
In epoca greca fu sotto il controllo di Cuma. Subì il saccheggio di Annibale e finalmente, con Augusto, divenne la base navale della flotta tirrenica, la classis misenensis, dal II sec. d. C. in poi detta classis praetoria misenensis. L'assetto urbano di M. ebbe inizio solo a partire dall'epoca dello stanziamento della flotta romana, ma già dal sec. II a. C. vi si erano andate stabilendo numerose ville private, con ampî prospetti verso il mare. Similmente in età augustea ebbe inizio la vita municipale di M., attestata dai numerosi documenti epigrafici.
L'esplorazione e l'individuazione degli edifici romani - sia dell'area urbana che degli impianti portuali - è resa difficoltosa dalla presenza, su tutta la costa, del fenomeno del bradisismo, nonché dal fatto che il sito è stato abitato quasi ininterrottamente, dall'antichità ad oggi.
Il centro della città doveva comprendere la zona che si estende fra il lato sud-occidentale del Mare Morto e tutto l'attuale promontorio di Miseno. Ancora nella zona urbana doveva essere compresa un'ampia fascia lungo la costa di Bacoli, occupata da edifici di carattere privato (ville sul mare, ecc.). Le necropoli si estendono tutt'intorno alla zona urbana, e conservano numerosi esempî di tombe a camera, colombarî, ecc.
Il porto riproduce, in dimensioni maggiori ed in situazione per più versi agevolata, lo schema del Portus Iulius, fra il Lago Lucrino ed il Lago d'Averno, che il Portus Misenensis venne praticamente a sostituire. Sul brevissimo canale di passaggio fra i due bacini vi era un pons ligneus. Gli unici resti di attrezzature portuali che si vedono tutt'ora, all'imboccatura del porto, sono le due file - sul lato meridionale - e la fila singola - dalla parte della Punta Pennata - di pilae; altri avanzi di simili piloni si scorgono all'altezza della punta Serparella. Nessuna traccia di arsenali né di caserme. Sulla Punta Pennata si conservano i resti di un grosso edificio, augusteo d'impianto ma con numerosi restauri e rifacimenti successivi, nel quale deve forse essere riconosciuto il praetorium. È probabile che, se a M. vi fu mai una specula (come sembra di poter arguire anche sulla base della "visione panoramica dal mare" del Golfo di Baia, quale la riproduce il vaso di Odemira), questa dovesse trovarsi all'estremità della Punta Pennata; riconoscerne i resti altrove, come da alcuni è stato tentato, implica non tener conto del fatto che una torre di segnalazione, oppure un faro, deve essere situato bene in vista da lungi, e preferibilmente all'ingresso del porto.
Fra le opere pubbliche più considerevoli va menzionato lo splendido sistema di acquedotti e di riserve d'acqua che rifornivano gli impianti pubblici e privati: dall'acquedotto del Serino, i resti del quale si scorgono ancora a monte dell'attuale Bacoli e di Baia, le acque trovavano ampi bacini di raccolta nelle "piscine" tre almeno delle quali (Piscina Mirabilis, Cento Camerelle e Grotta Dragonara) conservano intatte le loro strutture, e numerosissime altre sono deteriorate dal tempo o letteralmente coperte dall'abitato.
Dal sec. II d. C. M. ebbe un teatro, con cavea poggiata alla collina, situato alla base del promontorio Serparella. Un passaggio sotterraneo metteva in comunicazione il teatro con la costa, dove è molto probabile che in epoca antica corresse una strada - ora sommersa dal bradisismo - attraverso la quale doveva agevolmente disimpegnarsi il traffico costiero, dall'imboccatura del porto verso la città e che costituiva un prolungamento lungo mare della via Herculea. A breve distanza dal teatro si trova il sacello degli Augustali, costruito forse sotto Augusto ma che nell'aspetto attuale rappresenta la sistemazione di età domizianea, con le statue di Vespasiano e Tito eroizzati. Altri ruderi, forse appartenenti alle Terme Pubbliche, si trovano poco distanti dalla chiesetta di Capo Miseno.
Gli edifici privati dovevano senza dubbio costituire il tratto più ricco ed appariscente della città. I resti di età più antica sono quelli in località Dragonara, dove si trova una cisterna repubblicana ed un sontuoso impianto di villa, costruita in varie epoche, nella quale non appare illogico riconoscere la "villa" di C. Mario, poi di Lucullo, che passò infine in proprietà imperiale. Nelle adiacenze vi sono edifici termali, del II sec. d. C., forse appartenenti anch'essi alla villa imperiale.
L'intera fascia costiera di Bacoli è occupata da resti di edifici di ogni genere, fra i quali si distingue quello detto "sepolcro di Agrippina", una villa del sec. I a. C. con ampî rifacimenti della fine del I sec. d. C., che conserva un interessante teatro-ninfeo sul mare. Inoltre, in località Poggio, numerose dimore patrizie estive con impianti termali privati, le più antiche delle quali risalgono al I sec. a. C. Gli unici resti cristiani sono quelli di una basilica forse del V sec., alla punta Serparella.
Bibl.: E. Paoli, Avanzi delle antichità esistenti a Pozzuoli, Cuma e Baia, Napoli 1768, tav. 64; J. Beloch, Campanien, Berlino 1879, p. 190 ss.; K. Lehman-Hartleben, Hafenanlagen des Mittelmeeres, in Klio Beiheft, 14, Lipsia 1923, p. 176; P. Mingazzini, Colombari, iscrizioni e sarcofago rinvenuti presso Mar Morto, in Not. Sc., 1928, pp. 187-201; E. Vergara Caffarelli, Note di topografia Misenate, in Atti V Congresso di Studi Romani, 1938, Roma 1940, II, p. 263 ss.; A. Maiuri, La "specola" misenate, in Rend. Acc. Napoli, XXIV-XXV, 1949-50, p. 259 ss.; id., Il Teatro-ninfeo detto il sepolcro di Agrippina, in Anthemon, Venezia 1958 (dall'estratto pp. 6-11); id., I campi flegrei, Itinerario 3, Roma 1958, p. 92 ss.; Ch. G. Star, The Roman Imperial Navy2, Cambridge 1960, p. 19 ss.; G. C. Susini, Miseno e Ravenna, Parallelo storico e fonti, XIV corso cultura ed arte ravenn. e bizantina, Ravenna 1967, p. 367 ss.