Vedi MISENO dell'anno: 1973 - 1995
MISEΝO (ν. s 1970, p. 495)
Nel castello aragonese di Baia, sede del Museo dei Campi Flegrei, è stata ricostruita una parte del Sacello degli Augustali, scavato dal 1968 al 1972 da A. De Franciscis.
Il complesso sacrale, ora in parte sommerso dall'acqua, si addossa alla parete rocciosa del promontorio misenate e venne costruito in età augustea nella zona del foro di Miseno. Un'iscrizione relativa a una statua di Asclepio, di cui rimane un piccolissimo frammento, riporta il nome del sacello: Miseni in Templum Aug(usti) quod est Augustalium, ricordando il 12 giugno come il dies natalis della città di un anno ancora imprecisato tra il 31 e il 12 a.C.
I Collegia Augustalium furono probabilmente istituiti per la prima volta nei Campi Flegrei: nel Satyricon di Petronio, Trimalcione, insieme a due dei suoi ospiti, riveste proprio la carica di sevir Augustalis (Sat., 30 e 65); si tratta peraltro dell'unica opera che menzioni il collegio, mentre le testimonianze epigrafiche, particolarmente ricche tra Pozzuoli e Miseno, sopperiscono alla scarsità di quelle letterarie.
I membri del collegio erano per lo più liberti che avevano raggiunto attraverso i commerci una notevole ricchezza e che ostentavano il loro prestigio economico e sociale sia attraverso la realizzazione di opere pubbliche sia nel mantenimento del culto imperiale cui erano addetti.
Il complesso si compone di un tempio su podio con pronao tetrastilo e cella rettangolare terminante ad abside affiancata da due nicchie rettangolari. Al tempio si addossano, leggermente ribassati, due ambienti laterali che si sviluppano su due piani. Nella cella, rivestita in parte da marmi policromi, doveva essere collocata la statua di Augusto, di cui rimane in situ solamente la base con iscrizione dedicatoria all'imperatore e al Genius Augustalium. Le due nicchie laterali invece ancora conservavano le statue di Vespasiano e Tito in nudità eroica. Gli ambienti laterali al tempio dovevano contenere, così come l'area porticata antistante il complesso sacrale, le statue dedicate agli Augusti e a divinità dai membri del collegio, di cui rimangono numerose basi iscritte con interessanti dati relativi all'ordinamento del collegio sacerdotale stesso.
Il sacello ebbe tre fasi di sviluppo: il nucleo originario di età augustea, seguito da un primo restauro nella seconda metà del I sec. d.C. curato in parte, come ricorda un'iscrizione musiva pavimentale, dall'augustale Q. Baebius Natalis. L'ultimo intervento sul tempio si ebbe nella seconda metà del II sec. d.C., in età antonina: a questa fase risale la sistemazione della facciata del tempio, con timpano frontonale e relativa iscrizione che ricorda la munificenza della sacerdotessa Cassia Victoria e di suo marito, l'augustale L. Laecanius Primitivus. Sono i due coniugi a essere probabilmente raffigurati sul frontone entro una corona di quercia retta da Vittorie, separati dal pileus sacerdotale. I ritratti seguono i canoni dell'iconografia antonina, particolarmente nel volto maschile che si accosta notevolmente ai ritratti ufficiali di Antonino Pio. L'utilizzazione del tempio termina alla fine del ΙΙ-inizî III sec. d.C., quando, a seguito di eventi sismici, la parete rocciosa dove si trovava il soprastante teatro franò sul tempio, occultandolo per sempre. La statua bronzea di Domiziano/Nerva (v. bronzo) su cavallo impennato era forse in origine pertinente al teatro e non al tempio. Si tratta di una statua, unica nel suo genere, forse crollata nel sacello a seguito del terremoto che segnò la fine della vita del complesso templare, e ivi rinvenuta in uno degli ambienti laterali.
Il porto della città doveva probabilmente presentare un aspetto monumentale: sono stati infatti rinvenuti frammenti di un epistilio marmoreo e il torso di una statua di Afrodite (v. esplorazione archeologica) a esso pertinenti. La spiaggia di Miliscola, che delimita il Mare Morto sull'opposto lato di mare aperto, ricorda nel toponimo la presenza di una militum schola, destinata alle esercitazioni militari. Le grandi terme pubbliche di fronte alla Grotta della Dragonara furono edificate nel II sec. d.C. e rimasero in funzione sino al IV secolo. Alcuni ambienti vennero poi adibiti a fornace ceramica, con frammenti databili sino al XII sec. d.C. L'analisi delle sezioni stratigrafiche rinvenute nella terma ha permesso la ricostruzione delle fasi post-romane e medievali di M., condizionate dal bradisismo puteolano.
Il carattere composito della città, nella quale coesistevano la base militare, il centro urbano e le ville residenziali, è testimoniato anche dalle numerose menzioni di classiarii di origine non italica che ben si integrarono nella comunità locale. Le epigrafi funerarie, rinvenute lungo la strada tra M. e Cuma in località Cappella, confermano infatti la composizione eterogenea della flotta misenate, nella quale coesistevano ingenui, liberti, schiavi imperiali e peregrini.
Le testimonianze epigrafiche e archeologiche relative alla comunità cristiana di M., sede vescovile dal IV sec., ricordano i nomi dei vescovi e presbiteri locali. Nel VII sec. vennero edificati sull'abitato un Castrum e, probabilmente, un monastero.
Nell'846 la cittadella venne presa e distrutta dai Saraceni; in seguito a ciò, le spoglie del martire misenate S. Sosso vennero traslate a Napoli.
Bibl.: In generale: M. Borriello, A. D'Ambrosio, Baiae-Misenum (Forma Italiae, Regio I, XIV), Firenze 1979; AA.VV., Bacoli e Miseno, in P. Amalfitano, G. Camodeca, M. Medri (ed.), I Campi Flegrei. Un itinerario archeologico, Venezia 1990, pp. 239-263.
Sul Sacello degli Augustali: AA.VV., Domiziano-Neroa. La statua equestre da Miseno. Una proposta di ricomposizione (cat.), Napoli 1987; A. De Franciscis, Il sacello degli Augustali a Miseno, Napoli 1991, con ampia bibl. prec. - Testimonianze epigrafiche relative alla flotta misenate: F. Castagnoli, Topografia dei Campi Flegrei, in I Campi Flegrei nell'archeologia e nella storia. Convegno Internazionale, Roma 1976, Roma 1977, in part. pp. 65 e 72, con bibl. relativa in nota. - Età tardo-antica: R. Calvino, Testimonianze monumentali della chiesa di Misenum, in RACrist, LVIII, 1982, pp. 47-57; M. Pagano, A. Cinque, F. Russo, La successione dei terreni di età post-romana delle terme di Miseno (Napoli). Nuovi dati per la storia e la stratigrafia del bradisismo puteolano, in Bollettino della Società Geologica Italiana, CX, 1991, pp. 231-244.