Descrizioni medievali dei monumenti pagani e cristiani di Roma («Meraviglie di Roma»), opera di grammatici ed eruditi che raccoglievano tradizioni e indicazioni spesso leggendarie ma a volte esatte e ancor oggi utilissime alla topografia romana. Questo genere letterario, le cui origini non sono ancora accertate e che alcuni collegano al clima della renovatio Imperii dell’età di Ottone III, è già affermato nella Graphia aureae urbis Romae (principio dell’11° sec.); ma i veri e propri Mirabilia si hanno solo dal 12° sec.: tra le più antiche redazioni sembra essere quella contenuta nel Liber Polypticus di Benedetto, canonico di S. Pietro (1143 ca.), cui seguono le descrizioni dei M. comprese nelle vite dei papi di Bosone (1154-81), nella collezione del cardinale Albino (1188 ca.) e nel Liber censuum di Cencio Camerario (1192); di particolare interesse è, alla fine del 12° o agli inizi del 13° sec., il De mirabilibus urbis Romae di maestro Gregorio, dedicato prevalentemente ai monumenti pagani. Nel 14° sec. i M. erano così popolari da essere tradotti in dialetto romanesco (Le miracole de Roma). Con la stampa, i M. si moltiplicarono: la prima edizione è del 1475 circa, forse per il giubileo.