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Dietaiuve, Mino di Vanni

di Vincenzo Presta - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Dietaiuve, Mino di Vanni

Vincenzo Presta

Popolano aretino, la cui attività si svolge negli anni 1340-60; poco o nulla di preciso si sa della sua vita. Il cognome, storpiato dal Frati in " Dietavvivi ", è stato ricavato dal codice Ambrosiano E 56 sup. che reca la data 1408; stando a quanto dice una rubrica preposta a un codice fiorentino citato dal Frati e dal De Balzo a 25 suoi sonetti sull'Inferno di D., doveva fare il lanaiolo. Il Crescimbeni lo indica appunto come autore dei sonetti suddetti e lo chiama solamente " Mino di Vanni d'Arezzo ". Per lungo tempo è stato confuso con un altro Vanni di Mino da Siena, ma l'identificazione fatta dall'Allacci nel suo Indice dei poeti antichi fu vagliata e confermata dal Frati e da altri eruditi (cfr. " Giorn. stor. " III [1884] 281, nn. 2 e 3). Sia il Frati sia il De Balzo pubblicarono i 25 sonetti ritrovati nel codice Ambrosiano; l'ultimo dei quali, che ha per titolo Sonetto generale di tucto l'inferno, si trova adespoto anche nel manoscritto Oliveriano 38 di Pesaro assieme ad altri due, anch'essi adespoti, sul Purgatorio e sul Paradiso: dal che il De Balzo congetturò che Mino li avesse " scritti a conclusione di altri composti intorno alle altre due cantiche, purtroppo non pervenuti sino a noi, o giacenti chi sa dove " e li aggiunse sotto il nome di Mino nella sua raccolta assieme a un'esposizione del poema dantesco in 8 ternari o capitoli (stando allo Zambrini dovevano essere 11 perché tanti erano stati quelli rivendicati a Mino dal Mehus). Inoltre, in un catalogo di Manuscripts et livres rares mis en vente à la librairie ancienne T. De Marinis & C (Firenze 1908, X-XV), vien descritto un codice in due tomi, esemplati da un aretino nel 1440, nel secondo dei quali figurano, sotto il nome di Mino, un'orazione [ternario] sopra al pechatore (c. 7r) che comincia: Carissimo fratello, io son la madre, e certe dose... super Infernum Dantis (c. 64): l'orazione, che figura anonima anche nel Riccardiano 1351, fu da questo codice tratta e pubblicata per nozze da O. Targioni-Tozzetti nel 1870; le dose sull'Inferno sono quelle che il Roediger chiamò Commedia abbreviata e che sotto il nome di Mino, sebbene ancora non si sia certi che a lui appartengano, furono stampate in appendice alla sua Orditura della D.C. dal Giannini.

Bibl. - G.M. Crescimbeni, Istoria della volgar poesia, III, Venezia 1730, 209; F. Zambrini, Opere volgari a stampa, Bologna 1884, 459-460; L. Frati, Miscellanea dantesca, Firenze 1884, 6, 7 n. 2, 19-32; F. Roediger, in " Il Propugnatore " n.s., I (1888) 354-355; E. De Balzo, Poesie di mille autori, Roma 1889, I 383-396, 492 n.; C. Giannini, L'orditura della D.C. proposta agli studiosi, aggiuntavi la tavola di M. di V. d'Arezzo, Firenze 1894; A.F. Massera, Rime di G. Bottacci (testo critico), Bologna 1914, XCVII-XCIX

Vocabolario
vanni
vanni s. m. pl. [prob. lat. vannus «crivello, vaglio», per somiglianza tra il movimento di chi agita il crivello e il movimento delle ali], poet. – Ali. È per lo più usato con varî sensi fig.: Ravenna sta come stata è molt’anni: L’aguglia...
òcchio di civétta
occhio di civetta òcchio di civétta locuz. usata come s. m. – Altro nome della pianta primavera (Primula vulgaris).
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