MINIA e MINIADI (Μινύας e Μινύας, Minyas e Minyēĭdes)
Minia fu eroe e fondatore di Orcomeno in Beozia, dove gli era dedicato uno speciale culto di cui faceva parte anche la celebrazione di ludi (Μινύεια). Egli è pure connesso con la Tessaglia (Iolco), dove diventa l'eponimo dei Minî = Argonauti. Appare poi in relazione con la leggenda attico-focese di Cefalo, e con parecchi altri nuclei leggendarî tessalici, oltre il ricordato, ma nell'insieme è una scialba e non ben delineata figura. Pausania ricorda il cosiddetto tesoro di M. in Orcomeno, uno degli edifici greci che potevano gareggiare con le piramidi, e che era, come il tesoro di Atreo a Micene, una tomba a cupola. La vicenda più nota nel gruppo leggendario a cui M. appartiene è quella delle sue figliuole, le Miniadi, che appaiono ora in numero di due, ora (più spesso) in numero di tre (Leucippe, Arsinoe o Arsippe, Alcatoe o Alcitoe).
Le Miniadi si rifiutavano di riconoscere e seguire il culto orgiastico di Dioniso. E mentre tutte le altre donne di Orcomeno seguivano le esortazioni del sacerdote del nume e, abbandonando i lavori domestici, si davano tutte alla orgiastica celebrazione del nuovo culto, le Miniadi continuavano a rimanere in casa, dedite alle occupazioni del tessere e del filare. Ma ecco che la trama si cambia in rami d'edera e tralci che avvolgono tutto il telaio, e bisce escono sibilando dal cestelli della lana, e vino e miele gocciolano dal soffitto. E intanto la casa tutta trema come scossa da terremoto e chiaror di fiaccole si sparge ovunque e si odono ruggiti di belve. Indarno cercano le sorelle un rifugio. E all'improvviso si sentono prese da bacchico furore e afferrato il tenero bambino d'una di loro, Ippaso, lo dilaniano come un cerbiatto e poi, coronate d'edera, corrono a unirsi su pei monti alle altre Menadi, che rifuggono però inorridite dalla compagnia di quelle donne sozze di sangue umano. Da ultimo le Miniadi vengono cambiate in uccelli notturni.