minerali non metalliferi, industria della produzione di
della produzione di Attività produttiva del settore secondario volta alla trasformazione di alcuni minerali che non sono né metalli né combustibili, in prodotti utili. La trasformazione di tali minerali implica un processo ad alta intensità energetica. Secondo la classificazione delle attività economiche ATECO 91 dell’ISTAT, quest’industria include la fabbricazione e la produzione di prodotti in ceramica, vetro, cemento, gesso, laterizi e calce, e comprende anche il taglio e la lavorazione delle pietre, principalmente marmo, granito e ardesia. Le imprese del settore producono una vasta gamma di beni, tra cui: materiali d’attrito, materiali per l’isolamento termico e acustico, prodotti per l’asfalto, dispositivi/prodotti di carbonio e di grafite per uso non elettrico e corindone artificiale. Questi prodotti hanno in comune il fatto di avere a monte della filiera le risorse naturali e minerali e di essere in gran parte legati all’industria delle costruzioni, residenziali e non residenziali (➔ anche costruzioni, industria delle). Infatti, più del 50% del valore totale di questi prodotti viene indirizzato a un settore edile altamente ciclico.
Il settore nel suo complesso è composto da tipologie di produzione tradizionali che si trovano, da un punto di vista commerciale, in uno stadio di maturità avanzata del ciclo di vita dei beni, in cui l’innovazione si concretizza in ottimizzazioni di prodotto e di processo volte alla riduzione dei costi, alla crescita qualitativa e alla ricerca di standard migliori.
Le varabili che incidono sulla localizzazione degli impianti produttivi sono principalmente la vicinanza alle risorse naturali (per es., cave d’argilla, di calcare e di pietre), la presenza di centri abitati e, a causa della loro elevata incidenza, i costi di trasporto.
La quota dell’Italia sulla produzione mondiale di prodotti derivanti dalla lavorazione di m. non m. è diminuita dal 9,6% (2001) al 3,7% (2010). Attestatasi nel 2001 al secondo posto nel commercio internazionale, dietro alla Germania, l’Italia si è invece collocata al quinto posto nel 2010. Maggior esportatore mondiale fino al 2011, la quota del nostro Paese sul totale delle esportazioni è andata tuttavia decrescendo costantemente: dal 40,2% (1998) al 36,3% (2001) al 21,3% (2010). L’andamento di questa industria è stato nel complesso negativo anche a causa della sempre maggiore concorrenza dei Paesi emergenti, in particolare Cina e Turchia.