MINA
Mine subacquee (App. II, 11, p. 323). - Le m. ormeggiate (ad urtanti, ad antenna, a strappo, ecc.) si sono dimostrate facilmente dragabili con i normali sistemi di dragaggio meccanico (opportunamente adattati ove necessario) e la eliminazione di interi campi di tale tipo non costituisce più un problema.
L'equilibrio raggiunto in questo settore fra pericolosità delle armi e facilità di dragaggio ha creato le premesse per un orientamento sempre più favorevole alle mine ad influenza, sia ormeggiate, sia, e soprattutto, da fondo.
Tali armi attingono dal progresso della tecnica una scelta sempre più vasta delle influenze utilizzabili. I progettisti hanno, infatti, cercato d'invalidare i sistemi di dragaggio attualmente in uso sfruttando principî nuovi: spostamento d'acqua dovuto al moto di una nave, intercettazione dei raggi luminosi ad opera del suo scafo, differenze di temperatura fra carena ed acqua circostante. Accanto alle m. ad influenza magnetiche, acustiche e magneto-acustiche, già descritte, si sono sviluppati così nuovi tipi di armi: m. a pressione, a cellula fotoelettrica, a raggi infrarossi e ad influenze combinate.
Il limite d'impiego delle m. ad influenza da fondo è costituito da un fondale massimo intorno ai 50 ÷ 60 metri; al di là di tale limite si ricorre ad armi ormeggiate a quota opportuna. Un limite all'impiego delle m. ad influenza ormeggiate è peraltro costituito dal notevole ingombro (a motivo della cassa) e peso (a motivo dell'ancora d'ormeggio): tali vincoli non ne consentono un impiego massimo (specie per lanci da aerei) come per le m. ad influenza da fondo.
Mine a pressione. - Il funzionamento è basato sul fatto che un natante in moto genera un'onda di traslazione, tanto più ampia quanto maggiore è la velocità del natante e il volume dell'opera viva (parte immersa dello scafo). Nel caso di una nave di tonnellaggio medio (20.000 t) procedente a velocità media (15 nodi), il fenomeno assume proporzioni tali da essere assimilabile a un'onda lunga oceanica, anche di 3-4 metri di altezza.
Il cavo di quest'onda provoca, nel volume di acqua sottostante, una depressione che, pur attenuandosi con l'aumentare della profondità, resta apprezzabile fino a 30 ÷ 35 m; è appunto questa depressione che viene sfruttata per agire sul congegno di attivazione della mina.
Questo è schematicamente costituito da una capsula manometrica che, deformandosi sotto l'azione della depressione generata dal natante, provoca, attraverso una catena di amplificazione (meccanica ed elettrica) l'accensione della carica esplosiva.
Le caratteristiche della capsula manometrica sono scelte in modo tale da garantire, con ragionevole probabilità, che la m. esploda al passaggio di uno scafo di dimensioni, tonnellaggio e velocità comprese entro determinati limiti.
La m. a pressione non può essere efficacemente impiegata nelle zone le cui condizioni idrografiche lasciano prevedere un'elevata percentuale di periodi di mare grosso (specchi d'acqua aperti), nelle zone cioè in cui le onde marine possano provocare l'attivazione della mina. L'esplosione della m. ad opera delle oscillazioni di marea viene invece evitata progettando il congegno di attivazione in modo ch'esso risponda soltanto a variazioni di pressione relativamente rapide e di valore assegnato.
Queste caratteristiche sconsigliano l'impiego di armi unicamente a pressione; di norma, al congegno sensibile alla pressione si abbina un altro congegno, sensibile ad altro tipo d'influenza (generalmente magnetica), regolando quest'ultimo in modo da costituire un "consenso" al funzionamento del primo,
Per neutralizzare una m. a pressione si possono adottare sistemi attivi, tendenti a farla esplodere entro un raggio di sicurezza per il dragatore, e sistemi passivi, tendenti ad evitare che la mina esploda.
La difesa attiva, cioè il dragaggio a pressione, non ha ancora superato la fase sperimentale. I sistemi attualmente in uso muovono dal concetto che bisogna riprodurre sul fondo le condizioni create dal transito di una nave. I surrogati della nave sono costituiti da natanti rimorchiati o da navi opportunamente adattate.
La difesa passiva consiste nell'assumere una velocità tale da attenuare l'onda di depressione conseguente al transito della nave o da ridurla entro limiti di tempo tali da non consentire l'attivazione del congegno di fuoco: cioè bassa velocità per navi superiori ad un certo tonnellaggio, alta velocità per navi di tonnellaggio inferiore.
Mine a cellula fotoelettrica. - L'elemento sensibile è costituito da una cellula fotoelettrica disposta in modo che il suo campo ottico sia un cono non molto ampio ad asse verticale; il congegno di attivazione è sollecitato dalla variazione di corrente che si ha nel circuito della fotocellula quando uno scafo transita entro il cono di luce solare raccolto dalla fotocellula medesima.
Anche in questo caso l'influenza è obbligata entro limiti ben precisi: il funzionamento del congegno di attivazione richiede un minimo di variazione di corrente, possibile solo quando la luce solare non è inferiore a un prestabilito livello e quando la variazione stessa si abbia in un intervallo di tempo che garantisca contro le attenuazioni di luce dovute al transito di nubi dinanzi al disco solare o al tramonto stesso del Sole.
I limiti d'impiego della m. a cellula fotoelettrica sono pertanto rappresentati dalla possibilità di uso nel solo arco diurno (crepuscoli esclusi); dalla necessità di avere cielo sereno o nuvolosità ridotta; dalla indispensabilità di orientare l'elemento sensibile verso l'alto e con asse ottico il più possibile vicino alla verticale (vincolo che obbliga ad un particolare zavorramento della cassa della m., tenendo anche conto delle eventuali correnti marine). Il suo impiego è sconsigliabile alle latitudini frequentate da ghiacci galleggianti in zone di forti correnti o flussi di marea; inoltre, la presenza di grossi mammiferi marini (balene, capodogli) può provocare esplosioni accidentali. Un'altra limitazione è costituita dal fatto che nel circuito della cellula circola in continuazione una corrente che, anche se di pochi milliampère, esaurisce in pochi mesi la batteria di alimentazione.
Una fondamentale contromisura passiva è costituita dal transito nell'area minata in ore notturne o crepuscolari. Contromisure attive sono realizzabili con natanti rimorchiati.
Anche per queste m. le contromisure non sono ancora inquadrate in schemi standard a livello delle apparecchiature classiche di dragaggio.
Mine a raggi infrarossi. - Costituiscono una naturale integrazione di quelle a cellula fotoelettrica, estendendone l'impiego a tutte le 24 ore del giorno solare in quanto subentrano, con il loro elemento sensibile, nei periodi morti dell'elemento sensibile a cellula.
Sono sosianzialmente simili alle m. a cellula fotoelettrica, salvo che viene usato un elemento sensibile ai raggi infrarossi. Com'è noto, radiazioni di questo genere sono emesse da ogni corpo caldo, sicché l'elemento risente del passaggio, nel suo campo ottico, dello scafo di una nave, che, specie in corrispondenza dell'apparato motore e degli scarichi dei condensatori, è più caldo dell'acqua del mare. Per ottenere una maggiore sensibilità e direzionalità nell'arma viene disposto un piccolo proiettore a raggi infrarossi, con asse ottico coincidente con quello dell'obiettivo, il cui compito è di "illuminare" gli scafi in transito: in tal modo la m. viene resa sensibile al passaggio di un qualunque corpo opaco, indipendentemente dalla temperatura di questo rispetto all'acqua marina.
Anche in questo caso esistono particolari limiti di durata e d'intensità della corrente del circuito di scoppio, che tendono a garantire contro attivazioni accidentali provocate da relitti, icebergs, ecc.
I limiti d'impiego sono rappresentati dalla necessità di mantenere costantemente sotto corrente sia il circuito del proiettorino sia quello degli assi ottici dei due dispositivi.
Le contromisure, non codificate ancora in una forma standardizzata, si avvalgono di sistemi di ripiego consigliati di volta in volta dalle circostanze; un mezzo usato è l'impiego di natanti rimorchiati, il cui scafo viene mantenuto a temperatura superiore a quella del mare.
Mine a combinazione di influenze. - Sono quelle di più largo impiego nel campo delle m. da fondo, in quanto il loro dragaggio si presenta difficile anche con le più moderne apparecchiature a causa dell'elevato numero di combinazioni e della vasta gamma di sensibilità realizzabili.
L'influenza magnetica è, generalmente, abbinata sia a quella acustica sia a quella di pressione con circuiti a consenso.
Anche per queste nuove realizzazioni esistono dei limiti d'impiego, costituiti dai minimi di sensibilità dei dispositivi di attivazione, dalla legge di variazione degli effetti delle esplosioni subacquee con la profondità dell'acqua e, soprattutto, dal fatto che, risultando i congegni relativamente complicati, è relativamente alta la possibilità di avarie.
Posa delle mine. - L'enorme sviluppo del mezzo aereo ha consentito, nelle ultime esperienze di guerra, un impiego di m. assai più largo che non nel passato, specialmente di quelle da fondo ad influenza, riconducibili a forme, dimensioni e peso simili alle bombe da aereo.
L'imprecisione, relativamente elevata, della posa di m. in caduta o paracadutate viene compensata dal maggior numero di armi posabili, dall'estrema tempestività della posa e dal facile forzamento di specchi d'acqua irraggiungibili con mezzì navali, anche subacquei.
L'impiego delle m. si è, in conseguenza, sempre più spostato dal campo strategico a quello tattico, sortendo effetti pari ai grandi bombardamenti aerei strategici che hanno caratterizzato l'ultimo conflitto.
La sostanziale novità nel campo della "guerra di mine" è costituita dall'apparizione dell'elicottero in tale settore.
Questo versatile mezzo non ha tardato ad intervenire come avvistatore di mine ormeggiate a piccola quota, per passare assai presto al dragaggio vero e proprio, prima meccanico e quindi ad influenza.
La grande vulnerabilità, l'elevato costo di esercizio e la limitata autonomia di questo mezzo aereo trovano adeguata contropartita nell'efficacia, nella sicurezza e nel risparmio del personale ch'esso consente.
In genere le operazioni di posa con aerei conviene siano effettuate di notte, possibilmente disponendo di ottimi sistemi di navigazione radio.
Dalla possibile quota di sgancio dipende la scelta del tipo di m. da impiegare: siluriforme ed a libera caduta per le quote basse, paracadutabile per quote alte; per ambedue i tipi è possibile impiegare le normali rastrelliere di sgancio delle bombe di grosso tonnellaggio.
Dragaggio. - Le più recenti apparecchiature realizzate per il dragaggio magnetico non sono più riconducibili al tipo a sciabica, ma sono completamente indipendenti per ogni singola unità. Esse si suddividono in apparecchiature a cavi dritti per le mine a componente verticale; apparecchiature ad anello (aperto e asimmetrico) per le mine a componente orizzontale.
Anche questi nuovi accorgimenti, però, non sempre conseguono lo scopo di dragare tutti i tipi di m., in relazione, questa volta, a fattori non più dipendenti dal progettista della m., ma dalle condizioni ambientali (salinità dell'acqua e conducibilità del fondo).
Dalle apparecchiature ad anello già citate sono derivate, di conseguenza, le apparecchiature a spira chiusa (asimmetriche o simmetriche), che svincolano il proprio campo d'azione dalla conducibilità dell'acqua e dalla ipotesi, non sempre verificata, di un fondo marino perfettamente isolante. Con ciò si è inteso risolvere la situazione anche in acque di bassa salinità (estuarî dei fiumi) ed avere, in ogni caso, dati più attendibili sulla effettiva intensità dei campi magnetici che sollecitano le mine.
Si è anche cercato, attraverso opportuni artifici, intesi ad allontanare dalla nave rimorchiante il campo magnetico dell'apparecchiatura, di consentire ai dragamine di operare con relativa sicurezza. Le apparecchiature a spira chiusa, realizzate con non semplici accorgimenti tecnici, mantengono la spira stessa ad una distanza di 400 ÷ 500 metri dalla nave rimorchiante, distanza più che sufficiente a salvaguardare la sicurezza del rimorchiatore da una esplosione subacquea.
Un'osservazione da farsi per il dragaggio è che l'introduzione dei metodi della ricerca operativa (v. operativa, ricerca, in questa App.) ha portato a una notevole evoluziorie nei concetti base di questa operazione.
Fino a qualche tempo fa il concetto seguito nel dragaggio delle m. ad influenza è stato quello di riprodurre, con un'adeguata apparecchiatura, campi di influenze creati dalle navi. Il numero sempre più elevato di m. ed i diversi tipi di influenze escogitati, hanno peraltro portato a rivedere tale concetto, in quanto l'onere che ne deriva, in termini di tempo, apparecchiature ed unità, è sempre più inaccettabile allorché si confronti il rendimento del dragaggîo eseguito con criterî statistici col rischio residuo nella zona dragata.
Ci si sta quindi orientando verso un tipo di bonifica che prescinda dalle influenze su cui lavora la m. (siano esse semplici o combinate); si può addirittura ritenere che il nuovo orientamento prescinda dalla m. come arma comunque influenzabile e la veda sotto l'aspetto di un oggetto da ricercare ed eliminare singolarmente.
In altre parole, si sta constatando che le misure preventive (avvista-. mento delle m. all'atto della loro posa) e le misure di caccia alle m. hanno dimostrato una funzionalità e un rendimento tali da potersi considerare qualche cosa di più che un semplice ausilio integrativo ai sistemi classici di dragaggio.
In atto, l'avvistamento precede il dragaggio e la caccia alle m. lo completa con operazioni spinte fino a fondali ove i dragamine (oberati da ingombranti apparecchiature) non possono operare.