MILONE (Μίλων)
Atleta, nato a Crotone. Fu il più famoso tra gli atleti greci dell'antichità; per il gran numero di vittorie conquistate, l'entusiasmo di generazioni intere e il fiorire di aneddoti curiosi sulle sue spettacolari imprese è una figura che rientra ai margini della leggenda. Le sue vittorie - sei in Olimpia, sei a Delfi, dieci sull'Istmo e nove a Nemea - sembra vadano incluse nelle Olimpiadi LX-LXVI (540-516 a. C.). E il tessuto stesso della sua vita quotidiana è un susseguirsi di fatti straordinarî. In numerosi epigrammi viene paragonato ad Eracle e ad Achille, e in realtà gli aspetti in cui ci è presentato, mentre conduce i Crotoniati in battaglia contro Sibari nel 510, vestito di una pelle leonina o sollevante un torello sulle spalle, sono palesi discendenze di schemi figurativi di Eracle. Morì divorato dalle fiere, le mani prese in un tronco che non era riuscito a schiantare.
La statua dell'atleta nell'Altis, opera dello scultore Dameas (v.), secondo le descrizioni degli antichi doveva essere stante e fissa alla maniera di un koùros, un disco ai piedi e una melagrana nella mano. Si narra che M. stesso avesse trasportato nell'Altis, sul dorso, la statua. Un frammento del noto gruppo di Scilla e i compagni di Ulisse nel Museo Torlonia (n. 169) venne restaurato come Milone divorato dalle fiere. La singolare esegesi è probabilmente dovuta a una precisa assonanza della figura, violentemente inarcata e assalita a tergo da uno dei mostruosi cani di Scilla, con il famoso gruppo barocco Milone divorato dalle fiere di P. Puget (v. A. Blunt, Art and Architecture in France 1500-1700, Londra 1953, tav. 179).
Bibl.: Modsze, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 1672, s. v., n. 2; G. Oikonomou, in Ephem. Arch., 1939-41, p. 101; id., ibid., 1942-44, p. 92 ss.