MILO (gr. Μᾶλος, Μήλος, A. T., 82-83)
La più sud-occidentale delle grosse Cicladi; costituisce, insieme con Antimilo, Argentiera e Kímōlos (42 kmq.), Sifanto (74 kmq.), Pólinos (19 kmq.), Policandro (36 kmq.), e Sicandro (49 kmq.), un'ἐπαρχία che contava 12.007 ab. nel 1920, 11.912 nel 1928.
L'isola di Milo ha una superficie di 148 kmq. ed è costituita da una potente pila di rocce vulcaniche recenti che poggiano sopra uno zoccolo cristallino. La profonda baia (τὸ λιμάνι), che intacca il perimetro costiero a N. e corrisponde ai resti di un cratere sommerso, separa all'ingrosso la parte montuosa dell'isola, a O. (detta ὁ χάλακας), da quella piana che è anche la più popolata (massime a N.). La prima culmina a 773 m. s. m. nello Hágios Elías: la seconda è interrotta da lagune e acquitrini. Assai numerose le manifestazioni vulcaniche secondarie (sorgenti calde, solfatare, emanazioni gasose, ecc.).
Il suolo si presta poco alle colture (vi si producono tuttavia cereali, olio, vino e soprattutto frutta; le capre dànno ottima lana); l'attività della popolazione è volta prevalentemente alle miniere, che dànno zolfo, manganese, piombo, allume, gesso, pietra da mola e da porcellana ecc., e animano un discreto commercio.
L'ἐπαρχία comprende in tutto una quarantina di centri, dei quali circa la metà nell'isola di Milo. Nessuno supera i 1000 ab.; i maggiori sono Milo (o Pláka), che contava 788 ab. nel 1928 ed è il porto principale del distretto, e Péra Triovásalos (900 ab.), ambedue nella parte orientale di Milo. L'isola di Sifanto conta in complesso 2040 ab., quella di Argentiera 1959 (cens. 1928).
L'isola sembra che debba il suo nome alla propria forma, simile, nella sua rotondità, a un pomo. A parte la notizia tramandataci da Stefano Bizantino che i primi colonizzatori di Milo sarebbero stati i Fenici, gli elementi per la più antica storia dell'isola ci vengono forniti dagli scavi: dai quali appunto si deduce l'esistenza a Milo di una civiltà preistorica, il cui tramonto sembra debba essere eollocato circa il sec. XIII a. C. In questo medesimo secolo dovette avvenire quella invasione dei Dori, che Tucidide (V, 112) colloca 700 anni prima della conquista ateniese (416); e furono senza alcun dubbio Dori di Sparta. Da questa colonizzazione dorica fino alle guerre persiane noi non sappiamo di Milo se non quello che ci dicono gli scavi e quel pochissimo che la tradizione ci ha lasciato, come il nome di due mitici re e il ricordo di una pretesa signoria dei Melî sulla città caria di Criasso. Milo prese parte alla battaglia di Salamina (480). Gelosi della propria libertà di fronte ai piani della signoria marittima di Atene, i Melî si decisero a entrare nella prima lega navale attica soltanto nel 425-4, dopo la violenta incursione di Nicia, avvenuta l'anno prima; ma furono tributarî molto indocili, sì da costringere Atene a un'azione radicale. Questa avvenne nel 416, e fu sconfitta rovinosa dei Melî, in seguito alla quale l'isola fu oppressa con ben 500 cleruchi e con un fortissimo tributo di 15 talenti. Declinando le sorti di Atene al termine della guerra del Peloponneso, Milo fu liberata da Lisandro spartano, e gli esuli furono richiamati in patria. Nel 393 il porto di Milo fu occupato da Farnabazo, durante la campagna di costui contro la Laconia. Più tardi cadde in potere dei Macedoni, poi dei Romani.
Bibl.: C. Bursian, Geogr. v. Griechenland, II, Lipsia 1868-1872, p. 496 segg.; K. Ehrenburg, Die inselgruppe von Milos, Lipsia 1889; I. Hatzidakis, ‛Η ἱστορια τῆς νήσου Μήλου, Atene 1927; E. Meyer, G. Beloch, nelle loro Storie della Grecia, passim; N. Zschietzschmann, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, col. 567 segg. - Iscrizioni in Inscriptiones Graecae, XII, 3, p. 199 segg. e altre citazioni in Zschietzschmann, op. cit. - Monete in B. V. Head, Historia Numorum, 2ª ed., Oxford 1911, pp. 486 segg., 892; A. Philippson, Beiträge zur Kenntnis der griechischen Inselwelt, Gotha 1901.