MILITE IGNOTO
. Dopo la guerra mondiale, le nazioni che vi avevano partecipato vollero onorare i sacrifici e gli eroismi delle collettività nella salma di un anonimo combattente caduto con le armi in pugno. E nelle principali capitali del mondo sorsero monumenti a gloria del simbolico eroe. Sono particolarmente notevoli quelli della Francia, dell'Inghilterra, del Belgio.
Il milite ignoto italiano. - L'idea di onorare una salma sconosciuta risale in Italia al 1920 e fu propugnata dal generale Giulio Douhet; e se altri popoli misero prima in atto quell'idea, non si può contestare la priorità di essa all'Italia. Il relativo disegno di legge fu presentato alla camera italiana nel 1921 e ne fu relatore l'onorevole De Vecchi, che affermò fra l'altro: "Il disegno di legge che il Parlamento discute è frutto del sentimento italico, dolce ed ardente ad un tempo. Deve essere rivendicata ai nostri uomini d'arme la priorità del proposito di trasportare solennemente a Roma i resti di un caduto ignoto, perché ivi ricevano i più alti onori dovuti a loro e a seicentomila fratelli". Approvata la legge, il Ministero della guerra diede incarico a una commissione di percorrere i campi di battaglia per raccogliervi undici salme d'impossibile identificazione, fra le quali la sorte ne avrebbe designata una, da tumulare in Roma sul Vittoriano, sotto la statua equestre del "Padre della Patria". La commissione esplorò attentamente tutti i luoghi nei quali si era combattuto, dal Carso agli Altipiani, dalle foci del Piave al Montello; e l'opera fu condotta in modo che fra i resti raccolti ve ne potessero anche essere di reparti di sbarco della Marina. Fu scelta una salma per ognuna delle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare. Le undici salme ebbero ricovero, in un primo tempo, a Gorizia, di dove furono poi trasportate nella basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921. Quivi si procedette alla scelta della salma destinata al glorioso riposo sull'Altare della patria. La scelta fu fatta da una popolana, Maria Bergamas di Trieste, il cui figlio Antonio aveva disertato dall'esercito austriaco per arruolarsi nelle file italiane, ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato. La bara prescelta fu collocata sull'affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, fu deposta in un carro disegnato dall'architetto Cirilli.
Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate nel cimitero di guerra che circonda il tempio romano.
Il viaggio si compì sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma. La velocità moderatissima del treno consentì alle folle inginocchiate lungo il percorso di esprimere sentimenti di venerazione. La cerimonia ebbe il suo epilogo nella capitale. Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, col re alla testa, e tutte le bandiere di tutti i reggimenti mossero incontro al Milite Ignoto, che da un gruppo di decorati di medaglia d'oro fu portato a S. Maria degli Angeli. Sulla porta del tempio era stata apposta questa epigrafe: "Ignoto il nome - folgora il suo spirito - dovunque è l'Italia - con voce di pianto e d'orgoglio - dicono - innumeri madri: - è mio figlio". Il 4 novembre 1921 ascese all'Altare della patria, e la cerimonia cui partecipò tutto il popolo ebbe il valore di un'apoteosi.
Al Milite Ignoto, in seguito a proposta dell'onorevole G. Giuriati, fu concessa la medaglia d'oro con questa motivazione: "Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria".
Il ministro della Guerra nell'annunciare all'esercito il conferimento della decorazione diceva nel suo ordine del giorno: "Lo sconosciuto, il combattente di tutti gli assalti, l'eroe di tutte le ore, ovunque passò o sostò, prima di morire, confuse insieme il valore e la pietà. Soldato senza nome e senza storia, Egli è la storia: la storia del nostro lungo travaglio, la storia della nostra grande vittoria".
La tomba del Milite Ignoto è perennemente vigilata da soldati in armi. Nei primi dieci anni l'onore della guardia toccò all'arma dei Carabinieri Reali; per il secondo decennio (1931-1941) è riservato alla fanteria; e così di seguito, di dieci in dieci anni, le varie armi si succederanno nel simbolico rito.
V. tavv. LXXXIII-LXXXVI.