MILANOLLO
– Famiglia di violiniste, la prima delle quali è Domenica Maria Teresa (Teresina), nata a Savigliano, nel Cuneese, il 28 ag. 1827 da Giuseppe Antonio e da Antonina Rizzo, originaria di Mondovì. La bottega del padre produceva carri pesanti e telai da seta.
Secondo un noto aneddoto, all’età di nemmeno quattro anni la piccola Teresa rimase affascinata dalle note di un violino durante una cerimonia religiosa e per questo motivo il padre, procuratogliene uno minuscolo, dietro l’interesse del violinista G. Morra, la affidò al maestro contrabbassista G. Ferrero.
A otto anni Teresa fu condotta a Torino per studiare con Morra e M. Caldera. Il primo concerto pubblico di Teresa, che non aveva ancora compiuto 9 anni, si tenne nell’oratorio di un convento di Savigliano; poco dopo, il 17 apr. 1836, si esibì in teatro a Mondovì suscitando grande ammirazione, quindi in altre città piemontesi. Sempre nello stesso anno, per assecondare la promettente carriera della piccola Teresa, la famiglia M. si mise in viaggio, a piedi, verso la Francia. Dopo una tappa a Nizza, la bambina ebbe la possibilità di esibirsi per alcune serate di fronte allo stupefatto pubblico dei concerti della rue de Noailles di Marsiglia, quindi al Grand-Théâtre; di lì i M. raggiunsero Parigi con una lettera di presentazione per il celebre violinista C.-P. Lafont, di cui Teresa divenne allieva. Nella capitale francese la piccola violinista ebbe modo di esibirsi con enorme successo e a fine anno seguì il maestro in una tournée tra Belgio e Olanda. Già il 10 dicembre Lafont e l’allieva suonarono insieme in un concerto di beneficenza nell’Hôtel de ville di Bruxelles, e tra il 18 e il 30 gennaio seguente tennero cinque serate ad Amsterdam. Da questa città Teresa fu chiamata per esibirsi alla corte reale dell’Aja.
Sempre nel 1837, dopo concerti tenuti tra marzo e aprile in varie città come Utrecht, Delft, Rotterdam e ancora Amsterdam, Teresa si trasferì con la famiglia a Londra, dove nacque il fratello Augusto.
Teresa, divenuta allieva di F. Mori, a partire dal 30 maggio si esibì in vari concerti al Covent Garden, in uno dei quali assieme al nuovo maestro su una sinfonia concertante per due violini, e il 30 giugno al King’s theatre a fianco del piccolo collega e coetaneo tedesco A. Moeser. L’arpista francese N.-C. Bochsa, allora rifugiato a Londra per problemi giudiziari, si offrì come manager di Teresa, organizzando una serratissima tournée che tra settembre e ottobre toccò Liverpool e una miriade di località del South West e del Galles. Pare che il disonesto Bochsa si sia infine intascato l’intera parte di guadagni spettante a Teresa e alla sua famiglia.
L’anno seguente il padre di Teresa riuscì a far conoscere la figlia a J. Strauss, che le permise di esibirsi nei suoi concerti a partire da maggio. Per interesse del maestro viennese, il 9 giugno si esibì in un concerto degli Hanover Square Rooms con la piccola pianista Ellen May.
Il 19 giugno era già a Parigi per la prima esibizione ufficiale in compagnia della precocissima sorella Maria. Di qui ebbe inizio per Teresa – cui veniva diminuita ad arte l’età di due anni – un trionfale giro per le città della Francia settentrionale che raggiunse, tra le altre, Lille a novembre, Rouen (in un concerto con A. Méreaux) e tutta la Normandia all’inizio del 1839, e ancora in sette concerti a Rouen in aprile. All’inizio del 1840 Teresa, sempre più spesso accompagnata da Maria, si esibì in altre località francesi e in aprile si esibì sei volte a Nantes, dove proprio in quei giorni fu stampata la prima biografia sulle prodigiose sorelline.
L’autore C. Mellinet attesta che l’ammirazione generale per le M., e in particolar modo per Teresa, trascendeva già una effimera infatuazione per il semplice precoce virtuosismo. Il padre manteneva sempre a questo riguardo una linea oculata e lungimirante, cercando per le figlie le migliori condizioni di studio e di crescita artistica. Egli per l’estate affidò Teresa al Conservatoire sotto la guida di F.-A. Habeneck, direttore della stessa Société des concerts del conservatorio e primo violino e direttore nell’orchestra dell’Opéra. Tra ottobre e dicembre le sorelle M. si esibirono con enorme successo in ben dodici concerti a Bordeaux, e nel febbraio 1841 suonarono per otto volte a Orléans.
Grazie a una entusiasmante audizione di Teresa, che interpretò una polonaise per violino e orchestra del maestro, Habeneck riuscì a vincere la resistenza della Société a concedere all’allieva l’onore di esibirsi nei suoi concerti.
Al concerto del conservatorio del 18 apr. 1841, nel quale Teresa interpretò una Fantaisie à grand orchestre sempre di Habeneck, assistette anche H. Berlioz, il quale in una recensione su La Revue et Gazette musicale de Paris (25 apr. 1841) attribuì lo smisurato successo dell’esibizione non alla precocità di Teresa ma alle sue qualità squisitamente musicali, come la costante precisione e la pulizia del suono, l’animata regolarità del ritmo e la felicità nell’attacco delle più ostiche note acute (cfr. Pougin, pp. 357 s.). Il critico de L’Artiste A. Specht, invece, ne lodò le inarrivabili doti interpretative nell’espressione emotiva e sentimentale.
Grazie al clamore suscitato dalla sua esibizione, cui assistettero molte personalità tra cui F. Chopin, il 3 giugno Teresa fu invitata con la sorella dal re, Luigi Filippo, nel suo castello di Neuilly a suonare di fronte alla famiglia reale. Le sorelle M. cominciarono quindi un’altra lunga tournée nel Nord della Francia, e a Boulogne conobbero C. de Bériot, che prese Teresa come allieva a Bruxelles negli ultimi mesi dell’anno.
Le M. continuarono a suonare in tutto il Belgio in una serie di ripetuti concerti ad Anversa, Liegi e Bruxelles fino ad aprile del 1842, poi ancora nel Nord della Francia in estate. In quel periodo, Teresa si esibì spesso anche con il giovane pianista Y. Gregoir. A settembre cominciò da Aquisgrana una lunga tournée tedesca. In ottobre, a Colonia, nel palazzo di Bruhl le sorelle M. si esibirono assieme a F. Liszt alla presenza dei re Federico Guglielmo IV di Prussia e Guglielmo II d’Olanda; a Francoforte, in dicembre, dove si trovavano per una serie di tredici concerti, nacque un quarto fratello, Giuseppe; le M. si esibirono poi a Düsseldorf e in numerose altre città fino a tutta la primavera 1843. A luglio di quell’anno Teresa e Maria tennero l’impressionante numero di 25 concerti a Vienna, dove, sotto la protezione dell’imperatrice Maria Anna Pia di Savoia raccolsero un incasso di oltre 50.000 fiorini; si esibirono poi in molte città austro-ungariche. In agosto la tournée raggiunse Trieste, quindi approdò nel Piemonte dove le M., assenti da sei anni si esibirono per beneficenza a Torino, ma anche a Savigliano e in altre località, e infine al castello reale di Govone, alla presenza della regina Maria Teresa d’Asburgo Toscana. Alla Scala di Milano tennero otto concerti tra il 6 e il 30 novembre, e in dicembre suonarono a Venezia dopo aver toccato Verona e Padova.
Dal gennaio del 1844 le due violiniste tennero ripetuti concerti a Praga, Lipsia e Dresda, e dodici tra marzo e aprile a Berlino. Dopo aver suonato alla corte del re, accompagnate da G. Meyerbeer, tennero molti concerti in varie altre città tedesche, dieci dei quali nella sola Amburgo. Ritornarono quindi a Bruxelles, dove Teresa ebbe l’opportunità di studiare con H.F. Knufferath. Si esibirono inoltre fino alla fine dell’anno per tutto il Belgio, e nei primi mesi dell’anno successivo collezionarono ben 17 esibizioni ad Amsterdam, quindi, dopo un breve giro nel Nord della Francia, tornarono a Londra e in altre città inglesi per suonarvi durante l’estate, anche in presenza della regina Vittoria.
Dopo altre esibizioni francesi, tra il 17 e il 28 ott. 1845 le sorelle si produssero a Bruxelles con il nuovo repertorio basato sui quartetti di Beethoven, nella fattispecie, il primo, il quinto, il sesto, l’ottavo e il decimo, in formazione insieme con J. Batta e F. Demunk. Di qui ancora in Belgio e in Germania fino alla fine dell’anno. Da lì il giro dei paesi di lingua tedesca divenne capillare e trionfale: di successo in successo, «Fräulen Adagio» (Teresa) e «Fräulen Staccato» (Maria) fecero ritorno da Ginevra a Lione, dove tennero 24 concerti tra ottobre e dicembre 1846.
Buona parte del 1847 fu dedicata a concerti in Francia dove, come in Germania e Inghilterra, la popolarità delle sorelle M. si trovava all’apice: non sono rari i resoconti di eccezionali e spontanei festeggiamenti all’arrivo e alla partenza delle due ragazze.
Da quell’anno la famiglia M. si concesse sempre più frequenti e lunghi periodi di riposo, dapprima a Bruxelles, quindi nella località di Malzéville, poco fuori Nancy, dove aveva acquistato una villa per accudire la neonata Cecilia. Il grande ritorno sulle scene parigine doveva aver luogo, al prezzo di lunghe contrattazioni ed ec;cezionali condizioni, lungo 15 concerti all’Opéra, ma la rivoluzione del 1848 affondò tutti i progetti. Le sorelle M. avevano continuato però a dare concerti in Francia e Belgio fino a luglio.
La morte di Maria il 21 ott. 1848 e, in quegli stessi giorni, quella della piccola Cecilia, gettarono Teresa in uno stato di sconforto, dal quale riuscì a risollevarsi solo quando, il 26 dicembre, riprese l’attività concertistica per un’esibizione benefica a Parigi. La tragedia accentuò il carattere meditativo ed elegiaco del suo violinismo e rese sempre più preponderante nel repertorio la scelta dei quartetti di Beethoven, nei quali anche i critici tedeschi ravvisarono doti interpretative del massimo livello. Teresa si lanciò quindi in una nuova tournée francese: dal Théâtre des Italiens parigino fino alla nuova sala da concerto intitolata a Maria a Malzéville, il 19 ag. 1849.
L’attività concertistica, che toccò di nuovo anche la Germania e prediligeva in misura sempre maggiore le occasioni filantropiche (da allora predominanti), raggiunse una pausa solo nell’autunno del 1851, durante il quale, a Malzéville, Teresa compose il suo lavoro più importante, la Fantasia elegiaca, in memoria della sorella. Ripresasi da una grave malattia, nei primi mesi del 1852 si dedicò a un’altra estenuante serie di concerti tra Francia, Belgio, Germania e Austria, culminanti tra febbraio e giugno del 1853 in 14 esibizioni con eccezionale successo di pubblico e critica a Berlino (cfr. Pougen, p. 373), e in altre 18, con esito simile, a Vienna.
Nei tre anni successivi Teresa concentrò la maggior parte dell’attività concertistica tra l’inverno e l’estate, per dedicarsi in autunno al riposo e a nuove composizioni, per lo più inedite, a integrazione del proprio repertorio.
A Nancy, il 6 apr. 1857, tenne l’ultimo concerto a pagamento: il 15 di quel mese ebbe luogo nella villa di Malzéville il matrimonio con il capitano d’artiglieria J.-Ch.-Th. Parmentier (1821-1910), durante il quale volle esibirsi accompagnata dallo sposo, violinista, pianista, compositore, letterato e critico musicale, oltre che distinto ingegnere, stratega e matematico. La coppia prese casa a Parigi, dove dimorò fino all’ottobre del 1859 per trasferirsi temporaneamente a Tolosa al seguito del generale A. Niel, del quale Parmentier fu aiutante di campo in molte campagne militari. Il 15 luglio 1860 a Mulhouse fu eseguita l’Ave Maria op. 2 di Teresa da un coro di ottocento voci maschili.
Da sposata si esibiva sporadicamente nelle città dove si trovava di stanza il marito (fino a Costantina, in Algeria) ma quasi sempre esclusivamente per beneficenza o nei cosiddetti «concerts pour les pauvres», gratuiti e riservati ai bisognosi, secondo innovative istanze di acculturazione per le masse. Passato il lutto per la morte della madre a fine 1869, i concerti per i poveri ebbero maggior impulso dalla constatazione delle ristrettezze della popolazione conseguenti la guerra con la Prussia del 1870. Il fronte era giunto infatti a pochi isolati dalla residenza parigina di Teresa, la quale si trovava in attesa di notizie del marito, in quel momento prigioniero.
Eccettuati i concerti di beneficenza, l’ultimo concerto pubblico avvenne nella capitale francese nel 1872. Dopo la morte del padre (27 febbr. 1878), Teresa e il marito, diventato nel frattempo generale di divisione, si trasferirono definitivamente a Parigi, e lei fu progressivamente dimenticata dal grande pubblico.
Teresa morì a Parigi il 25 ott. 1904. Fu sepolta nella stessa tomba di Maria e del padre Giuseppe nel cimitero di Père-Lachaise tra le sepolture di L. Cherubini, il maestro Habeneck, Chopin e V. Bellini.
Nel testamento lasciò due fondi al conservatorio parigino e a quello milanese per l’istituzione di borse di studio, documenti e memorabilia alla città di Savigliano e, in beneficenza, quasi tutti i violini di grande valore che le appartenevano, compresi l’Amati e lo Stradivari che con la sorella aveva ereditato dal contrabbassista D. Dragonetti nel 1846 e che tuttora portano il nome Milanollo.
Teresa compose numerosi brani inediti e destinati alle esibizioni con la sorella, come diverse fantasie per due violini e orchestra su temi dei più celebri melodrammi di G. Donizetti. Fu però con la morte di Maria che si portò a compimento la maturazione artistica di Teresa, che scansate le tentazioni più banalmente virtuosistiche, si dedicò più seriamente alla composizione. La conseguente Fantasia elegiaca op. 1 per violino e orchestra, rimane certamente l’esito più elevato della sua produzione, per lo più comunque destinata al personale uso concertistico: trascendente è infatti la difficoltà di opere come le due Variazioni umoristiche, specialmente nei tipici passaggi condotti a ottave su doppia corda. Se nei quattro movimenti della Fantasia è infatti maggiormente affrontato il prediletto registro indicato nel titolo, persino il doloroso Adagio in la minore non è esente da certi improvvisi guizzi di humour. Ma anche la tecnica puramente violinistica si arricchì, secondo i critici, di qualità che erano rimaste appannaggio della sorella, come nel caso dello staccato, e raggiunse invece la perfezione nelle proprie, come appunto le celebri ottave.
La scuola violinistica cui idealmente si può ricondurre Teresa è in linea di massima quella piemontese di G.B. Viotti, che lei però assorbì dai maestri francesi e belgi; non va comunque ignorato l’apporto dell’esperienza precocissima negli altri paesi europei, in particolar modo di lingua tedesca, che contribuirono a forgiare in lei una coscienza decisamente più aggiornata, fatta salva l’innata italianità del carattere cantabile del suo fraseggiare. A sua volta la parabola artistica di Teresa contribuì in maniera determinante alla popolarità della pratica violinistica nel mondo femminile di metà Ottocento, strappando lo strumento all’immaginario cui era saldamente legato, ossia quello prettamente maschilista e persino militarista (il soprannome del Guarnieri del Gesù di Paganini era «il Cannone»), anche se il suo esempio artistico, che comunque trascendeva le questioni di genere, non fu raccolto da una concreta scuola violinistica.
Oltre alle riduzioni per violino e pianoforte delle citate Fantasia, Ave Maria e due Variazioni umoristiche op. 5 e 6, Teresa pubblicò una trascrizione per violino della celeberrima Ave Maria di F. Schubert (op. 4), un Lamento e un Improvviso (op. 7 e 8) sempre per violino, e le Litanies de la S.te Vierge per coro e organo, scritte con il marito.
Maria (Margherita Lucia), secondogenita di Giuseppe, nacque il 19 giugno 1832 a Savigliano. Ebbe da subito come maestra di violino la sorella Teresa, ma dovette certamente trarre beneficio dall’insegnamento dei molti insigni maestri della primogenita. Debuttò ufficialmente il giorno del suo sesto compleanno a Parigi in un concerto che vedeva ancora come protagonista Teresa, e nel giro di un paio di anni ne divenne partner pressoché inseparabile. La quasi totalità della vita di Maria si svolse in lunghe e serrate tournée europee, interrotte dall’aggravarsi delle sue condizioni di salute dopo un concerto ad Arlon il 22 luglio 1848.
Si ritirò quindi nella villa di Malzéville che la famiglia aveva acquistato appositamente per il suo riposo, dove morì di tubercolosi il 21 ott. 1848.
Dotata di un temperamento musicale opposto e complementare alla sorella maggiore, ne condivideva una precocità sorprendente e una profonda serietà di applicazione che pure certamente contribuirono alla costituzione dell’aura carismatica e dell’immaginario «angelico» o «miracoloso» che contraddistinguevano il duo M. in implicita opposizione al «demoniaco» paganiniano. Se la critica non mancava di sottolineare il difetto di un vero stile personale della giovanissima Maria, la sua tecnica era di livello spesso paragonabile a quello della sorella; e per determinati aspetti virtuosistici, come l’articolazione degli staccati o di grappoli di note nei tempi veloci, e in generale nelle espressioni di brio e di spensieratezza, era unanimemente considerata superiore persino a Teresa.
Il fenomeno artistico e divistico delle sorelle M. ebbe enorme eco nell’Europa degli anni Quaranta dell’Ottocento, e può essere accostato forse solo a quello analogo e di poco precedente rappresentato da N. Paganini. Come al celebre precursore, alle M. venivano imputate qualità quasi soprannaturali, stavolta di segno positivo, con connotati angelici e di miracolosa purezza. Inoltre, data la loro giovane età e la perfetta complementarietà delle loro attitudini musicali e caratteriali, esercitarono, in un modo paragonabile ai soli divi dell’opera, un fascino che sfociava spesso nell’isteria collettiva. Del resto la loro infaticabile attività concertistica contribuì a rafforzare la loro fama in tutte le più importanti nazioni europee, con l’importante eccezione dell’Italia: stime sicuramente prudenti parlano di un migliaio di esibizioni nei soli anni Quaranta, accanto alle quali si potrebbero quantificare in circa duecento il numero delle diverse località, anche di piccole dimensioni, raggiunte dai loro concerti. Il loro repertorio era contraddistinto da una grande varietà, ragion per cui era possibile assistere a due concerti senza riascoltare uno stesso brano.
Altra caratteristica concorrente alla straordinaria popolarità delle sorelle M., di umili origini, fu il loro costante impegno filantropico, anche con l’iniziativa dei concerti per i poveri. La fortuna di Teresa e Maria fu di tale portata da guadagnarsi un posto persino in molta letteratura del secolo, come la novella Die zwei Schwestern (1846) di A. Stifter, il romanzo Frau Jenny Treibel (1892) di Th. Fontane, ma anche A. Ghislanzoni, che nei suoi Artisti da teatro (1856) evocò le sorelle M. nel capitolo dedicato al personaggio di Raschione, giovane violinista che, grazie a un concerto delle bambine prodigio, recupera l’ispirazione, consacrata dall’apparizione «soprannaturale» di Teresa. Nel romanzo storico Moi, Milanollo, fils de Stradivarius di Jean Diwo (2007) la vicenda di Teresa è evocata dal protagonista e narratore, il suo violino Stradivari, che non fu l’unico strumento eccezionale di sua proprietà, e nemmeno il prediletto: oltre al già ricordato Amati, vale la pena menzionare un Gasparo da Salò e un Bergonzi.
Clotilde, nipote di Teresa e Maria, nacque a Cuneo il 26 dic. 1864. Studiò violino a Parigi con L.-J. Massart e grazie all’aiuto di Teresa si produsse attorno al 1885 in svariate tournée in Italia, Austria, Francia, Russia e soprattutto Germania con la sorella Adelaide in un duo che tentò di emulare il successo delle celebri zie. Sposata con tale Roeder, dal 1891 risiedette ad Amburgo, dove tenne attività concertistica e didattica fino alla morte, avvenuta il 19 ott. 1937.
Adelaide, sorella di Clotilde, nacque il 26 sett. 1870 a Cuneo. Dopo gli studi violinistici, anch’ella con Massart, seguì la sorella nella carriera concertistica, quindi fu titolare della cattedra di violino al conservatorio di Dresda. Coniugata Galliati, risiedette anche a Salisburgo e morì a Witten il 30 dic. 1933.
Fonti e Bibl.: C. Mellinet, Thérésa M. et Maria M. de Savigliano, Nantes 1840; A. Specht, Critique musicale - Teresa et Maria M., in L’Artiste. Journal de la littérature et des beaux-arts, s. 2, 1841, t. VII, 19, pp. 320 s.; M. Clarke, Les sœurs M. Études biographiques, artistiques et morales, Lyon 1847; Ph.-F., Biographie des sœurs M., Lyon 1847; L. Rellstab, Concert. Die Geschwister M., in Musikalische Beurtheilungen, Leipzig 1848, pp. 374-377; Id., Abschiedsconcert der Geschwister M., ibid., pp. 377-379; P. Scudo, Teresa M., la musique et les femmes, in L’art ancien et l’art moderne: nouveaux mélanges de critique et de littérature musicales, Paris 1854, pp. 187-195; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici …, che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, pp. 328-331; F. Regli, M. Teresa e Maria (studi biografico-estetici), in Storia del violino in Piemonte, Torino 1863, pp. 157-186; C. Turletti, Storia di Savigliano corredata di documenti, Savigliano 1883-88, pp. 838-844; Foreign Notes, in The Musical Times and singing class circular, XXVI (1885), 513, pp. 677-679 (per Clotilde e Adelaide); M. Villa, I miei violini: monografia sui liutai antichi e moderni, Savigliano 1888; A. Berenzi, Di alcuni strumenti fabbricati da Gasparo di Salò posseduti da Ole Bull, da Dragonetti e dalle sorelle M., Brescia 1906, pp. 37-41; A. Bonaventura, Violinisti italiani moderni, in A. Untersteiner, Storia del violino, dei violinisti e della musica per violino, Milano 1906, pp. 201-204; F.G.E., Lady violinists, in The Musical Times, 1° nov. 1906, pp. 735-740; A. Pougin, Les sœurs M., in Rivista musicale italiana, XXIII (1916), 3-4, pp. 345-389; R. Collino Pansa, Le M., in La Scala, 1955, pp. 24-27; M. Kawabata, Virtuoso codes of violin performance: power, military, heroism, and gender (1789-1830), in 19th-Century Music, XXVIII (2004), 2, pp. 89-107; Diz. enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 97; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, pp. 670 s.