MILAN Obrenović, re di Serbia
Nato il 22 agosto 1854 a Iafi (Romania) da Michele Jefremović, nipote del principe Miloš, e da Maria Catargiu, più tardi amante di Alessandro Cuza di Romania. Rimasto orfano a 6 anni, fu educato a Parigi e, dopo l'assassinio del principe Michele, proclamato principe. Dichiarato maggiorenne il 22 agosto 1872, sposò, il 17 ottobre 1875, Natalia Keško, figlia di un colonnello russo, dalla quale ebbe, nel 1876, il principe Alessandro. Fu un principe intelligente, buon parlatore, di forte temperamento politico, ma debole di nervi: incostante, violento, con scarso senso morale, non si conquistò l'affetto del popolo, né la fiducia delle potenze, neppure dell'Austria-Ungheria, alla quale era attaccato. Il suo dominio fu minato all'interno dalle lotte fra progressisti e radicali (N. Pašić). Per mantenere il regime personale, egli favorì i primi, sebbene i secondi avessero la maggioranza. E quanto ai rapporti internazionali, fino al congresso di Berlino M. cercò l'appoggio della Russia e nel 1876, sotto la pressione dei liberali russofili, dichiarò guerra alla Turchia, per conquistare la Bosnia. Dovette però affidare la direzione dell'esercito al russo Černaev e rifiutare la corona regale, offertagli dalle truppe. Battuto ad Aleksinac e lasciato in asso dalla Russia, chiese l'intervento dell'Inghilterra ottenendo nel 1877 la pace alle condizioni prebelliche. Riprese tuttavia le ostilità e al Congresso di Berlino ebbe un ampliamento territoriale e l'indipendenza, col titolo di Altezza.
Vedendo che l'Austria si era fatta più forte della Russia, concluse con la prima una convenzione segreta, per la quale rinunziò alla Bosnia a patto che fosse consolidata la sua dinastia. Poi, sicuro dell'appoggio austriaco, assunse il 6 marzo 1882 il titolo di re. Nel 1883, dovette soffocare la rivolta del Timok, suscitata dai radicali. L'unione della Bulgaria con la Rumelia nel 1885 fu da lui considerata come una perturbazione dell'equilibrio balcanico: per cui intraprese nel 1886 quella guerra disastrosa, nella quale fu salvato dall'intervento austriaco. Stanco, sfiduciato e in litigio con la moglie, dalla quale si era divorziato nel 1888, abdicò il 6 marzo 1889, affidando il governo a una reggenza (Ristić) in nome del figlio minorenne. Si trasferì allora a Parigi, col nome di conte di Takovo; e lì visse da dissipatore, tanto che nel 1891 rinunziò a tutti i suoi diritti di membro della famiglia reale e anche alla cittadinanza serba, con l'impegno di non far più ritorno in patria, verso tre milioni di dinari, ricevuti dalla Russia. Nel 1893 si rappacificò con la moglie, e nel 1894 il divorzio venne annullato. Siccome anche suo figlio non riusciva a liberarsi dalla pressione dei radicali, ritornò in Serbia (1894) e fu rimesso nel godimento di tutti i suoi diritti. Tuttavia l'ostilità del popolo lo costrinse ad andarsene di nuovo a Parigi (1895). Ritornò in Serbia nel 1897 e per qualche tempo il re effettivo fu lui, non il figlio. Nel 1899 (giorno di S. Giovanni) i radicali attentarono alla sua vita. Nel 1900, ruppe col figlio a causa del matrimonio di questi con Draga Mašin, e si stabilì a Vienna, dove morì il 29 gennaio 1901. Fu sepolto nel monastero di Krušedol.
Bibl.: Ž. Živanović, Politička istorija Srbije, Belgrado 1925; S. Stanojević, Istorija srpskoga naroda, Belgrado 1926.