KUNDERA, Milan
Scrittore ceco, nato a Brno il 1° aprile 1929. Figlio di un musicologo e diplomatosi alla facoltà di Cinematografia dell'Accademia delle arti drammatiche e musicali di Praga, ne divenne docente con l'incarico del corso di Letterature comparate (1958-69). Dopo l'intervento sovietico in Cecoslovacchia (1968) non poté più pubblicare e nel 1970 fu licenziato. Ottenuto un permesso di espatrio temporaneo per la Francia, nel 1979 fu privato della cittadinanza cecoslovacca. Dal 1980 è naturalizzato francese e si è stabilito a Parigi, dove insegna all'Ecole des hautes études en sciences sociales.
K. ha debuttato come poeta con Človĕk zahrada širá (1953, "Uomo vasto giardino"), cui seguì Poslední máj (1955 e 1961, "L'ultimo maggio"). Nella raccolta di liriche Monology (1957, "Monologhi"; rielaborata nel 1964 e 1965) supera gli schemi dell'epoca con una visione dell'amore esplorato nella sua dimensione drammatica ed erotica. K. si è rivelato un efficace autore teatrale con il dramma Majitelé kličů (1963, "I padroni delle chiavi"; prima rappresentazione 1962); la commedia Dvĕ uši dvĕ svatby (1968, "Due orecchie due nozze"; col titolo Ptákovina, 1969) non poté essere rappresentata.
Vocazione principale di K. è comunque quella di narratore. Il primo libro di racconti, Smĕšné Iásky (1963, "Amori ridicoli"), e i seguenti (Druhý sešit smĕšných lásek, 1965, "Secondo quaderno di amori ridicoli"; e Třetí sešit smĕšných lásek, 1968, "Terzo quaderno di amori ridicoli") hanno avuto un'eco notevole; nel 1970 K. li ha rielaborati in un volume che riprende il primo titolo (trad. it., 1973). Alcuni temi dei racconti riappaiono nel romanzo Žert (1967; trad. it., Lo scherzo, 1969) e nei successivi: lo scherzo o altro accadimento minuto e spesso casuale rappresenta la trappola della storia, gli aspetti penosi dell'amore, il rimpianto, l'oblio. Sono eloquenti i titoli dei romanzi (che escono solo all'estero e la cui traduzione francese precede di regola la pubblicazione dell'originale ceco): La vie est ailleurs (1973, Prix Médicis Etranger; trad. it., 1976; Život je jinde, 1979); La valse aux adieux (1976; trad. it., 1977; Valčík na rozloučenou, 1979); Le livre du rire et de l'oubli (1979; trad. it., 1980; Kniha smíchu a zapomnĕní, 1981); L'insoutenable légèreté de l'être (1984; trad. it., 1985; Nesnesitelná lehkost bytí, 1985); L'immortalité (1990; trad. it., 1990; Nesmrtelnost, 1990).
La struttura dei romanzi di K. richiama quella di una composizione musicale, per il ricorso al contrappunto, alle variazioni, al Leitmotiv; la sintassi e il lessico sono semplici, rare le metafore. Il romanzo è considerato da K. come un mezzo d'elezione per esaminare e conoscere "attraverso gli ego sperimentali" i personaggi, i grandi temi dell'esistenza umana. Da anni egli si dedica a riflessioni teoriche su questo genere letterario. Nel saggio Umĕní románu (1960, "L'arte del romanzo") K. traccia sullo sfondo della narrativa europea il percorso artistico dello scrittore ceco Vl. Vančura. Lo stesso titolo sarà ripreso per le sette riflessioni sul romanzo europeo che spaziano da Rabelais, Diderot e Sterne a Kafka e ai contemporanei, ormai scritte direttamente in francese: L'art du roman (1986; trad. it., 1988). Va citato infine il ritorno di K. alla forma teatrale con Jacques et son maître. Hommage à Denis Diderot (1981).
Negli anni Cinquanta e Sessanta K. è intervenuto più volte nel dibattito politico-culturale cecoslovacco (relazione al 4° congresso degli scrittori nel 1967); nei decenni successivi ha preso posizione con numerosi articoli e interviste sulla sorte del paese d'origine e sui pericoli incombenti sulla cultura dell'Europa occidentale.
Bibl.: AA.VV., Slavnik českých spisoratelů, Toronto 1982; A. Wildová Tosi, Bibliografia degli studi italiani sulla Cecoslovacchia, Roma 1980, poi in Europa Orientalis, ivi 1982 ss.; L. Lombardo Radice, Sul socialismo reale. Saggi su Robert Havemann e Milan Kundera, Roma 1990.