MILÁ y FONTANALS, Manuel
Filologo e letterato catalano, nato il 4 maggio 1818 a Villafranca del Panadés (Barcellona), dove moiì il 16 luglio 1884. Studiò leggi all'università di Cervera e a quella di Barcellona (1835), dove più tardi, conseguito il dottorato in lettere (1845), fu assunto come insegnante di letteratura generale e spagnola (1847).
Figura rappresentativa del movimento intellettuale che ridiede alla Catalogna la sua lingua, educatore, ispiratore e guida delle generazioni che vi crearono la nuova letteratura, il M. segna il trapasso dal puro classicismo locale in castigliano al catalanesimo letterario, dal romanticismo a tendenze cosmopolite al romanticismo che per amore del primitivo e del medievale fondò nella storia, nelle tradizioni e nei costumi il sentimento e il concetto della patria regionale. Introduttore in Spagna dei nuovi metodi d'investigazione filologica, col Romancerillo catalán (Barcellona 1853, 1882), egli documentò gli elementi sparsi e molteplici della viva tradizione poetica popolare; con Los trovadores en España (Barcellona 1861) ricostruì nei suoi centri storici di diffusione l'antica lirica provenzale e provenzaleggiante, tracciando le linee della letteratura catalana medievale (Antichs poetas catalans, 1862; Antiguos tratados de Gaya Ciencia, 1876; Les Noves Rimades, 1876; ecc.); con la Poesía heroico-popular castellana (Barcellona 1874) perseguì, attraverso le cronache, l'antica poesia epica e ne fermò i caratteri con un concetto evoluzionistico alquanto problematico, secondo il progressivo trapasso dal tono eroico alla forma borghese sino al frammentarismo lirico dei "romances". La sua estetica che s'ispira fondamentalmente a precetti romantici e propugna un'arte che sia verità di bellezza morale (Principios de estética, Barcellona 1857; Principios de teoría estética y literaria, Bareellona 1869) si espresse con delicata e squisita sensibilità, sulla quale non fu senza influenza l'esempio e l'insegnamento del fratello Paolo, pittore, in studî originali sul Manzoni e su Dante. Il romanticismo d'impronta scottiana che venò la sua prima produzione lirica in lingua di Castiglia orientandola verso forme regionali, lo trasse decisamente a cooperare alla rinascita del parlare materno e a spaziare con la ripresa di commossi motivi epici (La font de na Melior, 1844; La cansó del pros Bernat, 1867; La complanta d'en Guillem, 1872) in un glorioso passato che la sua penetrante e viva erudizione aveva dissepolto. Organizzatore insieme con Mariano Aguiló dei Giuochi florali (1859), ne fu uno dei più equilibrati mantenitori, raffrenandone l'iniziale scapigliatura col sentimento di un'arte che, senza rinunziare agl'ideali romantici, inverasse nella sua esperienza l'antica tradizione e si facesse tramite di pensiero tra il passato e l'avvenire. Perciò proclamò senza esitanze la necessità dell'idioma catalano (1883) e lo consacrò con la sua autorità e dottrina a espressione della patria risorgente.
Ediz.: Obras completas, ed. M. Menéndez y Pelayo, Barcellona 1888-1896, voll. 8; Epistolari d'En M. i F., ed. L. Nicolau d'Olwer, I, Barcellona 1922.
Bibl.: J. Roig i Roqué, Bibliografía d'En M. M. y F., Barcellona 1913; M. Menéndez ey Pelayo, M. M. y F., in Estudios de crítica literaria, V, Madrid 1918, pp. 3-81; A. Rubió i Lluch, M. M. i F., Barcellona 1918; M. y F. y Rubió y Ors, Barcellona 1919; M. de Montoliu, Manual d'historia crítica de la liter. cat. moderna, Barcellona 1922, pp. 145-56; J. Amade, La renaissance littéraire en Catalogne, Tolosa-Parigi 1924, pp. 359-80.