Littín, Miguel
Regista cinematografico cileno, nato il 9 agosto 1942 a Palmilla (O' Higgins). Tipica figura di regista impegnato e militante, appartiene alla generazione di cineasti che dagli anni Sessanta hanno portato il cinema cileno al livello delle migliori scuole internazionali. Le sue opere sono state presentate nelle principali rassegne ottenendo numerosi riconoscimenti.
Studiò arte drammatica e scenografia all'Università di Santiago del Cile, dove nel 1968 sarebbe stato chiamato a insegnare presso il dipartimento di studi audiovisivi. Subito dopo la laurea collaborò con Joris Ivens come assistente alla regia per A Valparaíso (1963) e Le train de la victoire (1964) e cominciò a scrivere testi per il teatro. Nel 1963 fu assunto come regista al Canal 9 della televisione cilena e due anni dopo girò il suo primo cortometraggio Por la tierra ajena (1965), sul mondo dei giovani emarginati. Realizzò quindi il suo primo lungometraggio, ispirato a un fatto di cronaca, El chacal de Nahueltoro (1969), uno dei film più importanti e di maggior successo della cinematografia cilena e latinoamericana: vi si narra la storia di un uomo (lo 'sciacallo' del titolo) che uccide la convivente e i cinque figli di lei sotto gli influssi dell'alcol. Il film è suddiviso in cinque capitoli (Infanzia, Peregrinazioni, Persecuzione, Rieducazione, Morte di Jorge del Carmen Valenzuela Torres) e nel raccontare la storia di questo povero contadino, cresciuto senza istruzione e nella miseria, L. evidenzia il perverso meccanismo della giustizia che lo condanna a morte senza tenere conto dei motivi alla base del delitto e della rieducazione avvenuta in carcere. Nel 1971 realizzò Compañero presidente, un'intervista a Salvador Allende, sotto il cui governo era stato nominato (1970) presidente di Chile Films, l'istituzione delegata a promuovere l'attività cinematografica del Paese. Trovatosi in contrasto con il legalitarismo della sinistra governativa, abbandonò presto l'incarico, aderendo alle posizioni radicali del MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria). Il colpo di stato militare del 1973 capeggiato da Augusto Pinochet lo obbligò all'esilio. Ultimò a Cuba La tierra prometida (1973), sulla fugace esperienza socialista vissuta dal Cile nel 1932, film in cui l'istanza politica e il dato antropologico si risolvono in una narrazione dai toni fiabeschi, esemplificazione della poetica esposta da L. nel saggio Cine chileno y la unitad popular (in "Octubre", 1975, 4; trad. it. in Mostra internazionale del cinema di Pesaro, America Latina: lo schermo conteso, 1981, pp. 31-43). Rifugiatosi in Messico, vi girò Actas de Marusia (1975; Actas de Marusia ‒ Storia di un massacro) con Gian Maria Volonté, sulla rivolta dei minatori di Marusia (1907) soffocata nel sangue, El recurso del método (1977), tratto dall'omonimo romanzo di A. Carpenter, e La viuda de Montiel (1980), da un soggetto di G. García Márquez. Ambientato nel Nicaragua di Somoza è il successivo Alsino y el Cóndor (1982), vivida rappresentazione di un Paese sconvolto dalla guerra civile attraverso gli occhi di un bambino. Ancora più incisivo il ritratto del Cile sotto la dittatura di Pinochet tracciato da L. in Acta general de Chile (1985), un documentario in quattro parti che egli realizzò introducendosi clandestinamente nel suo Paese. Questo episodio ha ispirato il libro di García Márquez La aventura de Miguel Littín, clandestino en Chile (1986). Nel 1990 L. è tornato definitivamente in Cile dove è stato eletto sindaco di Palmilla. Alla sua attività registica, proseguita con Sandino (1991), Los náufragos (1994), Tierra del fuego (2000; Terra del fuoco) con Ornella Muti, Crónicas palestinas (2001), El abanderado (2002) per la televisione nazionale cilena, ha affiancato quella di scrittore. Tra i volumi pubblicati: Cine chileno: la tierra prometida (1974) e El bandido de los ojos transparentes (1999).