MIGNANELLI, Mignanello
– Fratello maggiore di Beltramo, nacque a Siena nella seconda metà del XIV secolo da Leonardo.
Il 15 maggio 1398 conseguì a Bologna il titolo di dottore in diritto civile e canonico. La nota obituaria del M. apposta nel necrologio di S. Domenico di Siena informa che egli in giovane età era stato per lungo tempo vicario del console genovese nella colonia di Caffa sul Mar Nero, ovvero ufficiale preposto alla gestione amministrativa della colonia. Il soggiorno orientale del M. dovette verosimilmente concludersi entro la fine del 1397, prima del compimento degli studi universitari.
Il 1398 appare un anno chiave nella vita del M.: dopo aver conseguito il titolo accademico egli fece, infatti, ritorno a Siena e si avviò a costruire vita e carriera sposando Bartolomea di messer Ranieri Porrini. A partire dal luglio dello stesso anno, per sei mesi, assunse l’ufficio di esecutore di Gabella. Il suo approdo all’insegnamento universitario fu altrettanto rapido.
A partire dal 1399 il M. veniva ininterrottamente condotto in diritto civile e notaria nel restaurato Studium senese. Dal novembre 1400 al 25 giugno del 1401 insegnò Digestum vetus con un salario di 25 fiorini; dal 1° febbraio al 30 apr. 1401 arte notaria con un salario di 90 fiorini, alla condizione di non percepire lo stipendio nei periodi di assenza dalla città e di avere a lezione almeno sei studenti. La clausola imposta all’insegnamento del M. conferma la crisi di studenti che gravava sull’ateneo cittadino, ma si riferiva anche ad alcuni aspetti della sua carriera politica.
La collaborazione del M. con le istituzioni cittadine non si limitava all’assunzione di uffici e incarichi di governo – nel 1400 il M. veniva eletto tra i sapientes del Concistoro – ma si esplicava anche in ambascerie e incarichi di avvocatura e in collaborazioni con altre città dell’Italia centrale, testimoniate da un cospicuo gruppo di lettere autografe inviate dal M. e conservate nell’Archivio di Stato di Siena. Nel maggio del 1400, affiancato da Monaldo di Mino e Bertocco di Cacchiano da Lucca, il M. riferiva al suo governo dei movimenti e della situazione delle truppe di Pandolfo (III) Malatesta, luogotenente visconteo, stanziate in Val di Chiana e, in particolare, a Lucignano.
Nel giugno dello stesso anno assunse, proprio a Lucca, la carica di podestà, che segnava l’inizio di una lunga collaborazione con il signore della città Paolo Guinigi. L’11 febbr. 1402 egli si trovava di nuovo a Siena dove, in loco sancte Marie, veniva nominato dal vescovo Francesco Mormile avvocato dei poveri, ovvero funzionario preposto ad agire in sede giudiziaria al fine di valutare i legati ad pias causas, i quali dovevano essere eseguiti dagli esecutori testamentari. Nel 1403 veniva eletto podestà di Lucignano nel contado di Siena.
I rapporti del M. con la compagine governativa nei difficili anni che seguirono a Siena la dominazione viscontea furono talvolta controversi. Nel 1404 fu condannato al confino per un anno per aver organizzato una congiura insieme con Nanni di Carolo Saracini. Da Venezia, nel febbraio del 1405, egli lamentava la sua difficile condizione di esule e supplicava la Signoria di potersi trasferire altrove; ottenuto il consenso, riparava a Lucca presso Paolo Guinigi. Nell’estate del 1406 si rivolgeva, da Lucca, alla Signoria senese lamentandosi dell’ingiunzione fattagli di presentarsi a Venezia entro quindici giorni per tornare a scontare la condanna. Nel gennaio del 1407 ottenne la piena assoluzione e assunse l’onorifico ufficio di podestà di Ferrara. Durante i sei mesi del soggiorno ferrarese venne di nuovo scelto da Guinigi come podestà di Lucca e svolse l’incarico dall’agosto del 1408 alla fine del 1410. Allo scadere del mandato podestarile Guinigi lo volle tra i suoi collaboratori personali, chiamandolo a prender parte al Consiglio segreto. A partire da quello stesso anno entrò nel Collegio dei dottori giuristi dello Studium della città di Lucca, e fu attivo come promotore ed esaminatore.
Rientrò a Siena probabilmente nel 1416 e fu nuovamente cooptato dal reggimento cittadino in qualità di avvocato. Il 4 dicembre di quell’anno il M. partiva, infatti, per Foligno per opporsi alla detenzione di due cittadini senesi.
Morì a Siena il 20 maggio del 1420 e fu sepolto in S. Domenico. Mariano Sozzini il Vecchio lo ricorda come «celeberrimus doctor concivis noster».
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N. Mahmoud Helmy