MACCIONI, Migliorotto
Nacque nel 1732 a Pratovecchio, nel Casentino, da Pietro Maria, avvocato, laureato in utroque iure a Pisa; il nome della madre è ignoto. Restò sempre molto legato alla sua terra, come testimoniano le amicizie costanti con conterranei, primi fra tutti L. Del Furia e il medico e accademico georgofilo L. Tramontani, ma ancor più l'elezione a proprio nume tutelare del casentinese B. Tanucci.
In una lettera ad A.M. Bandini del 1782 ricordò che "succiai col latte una certa affezione verso quel grand'uomo", che suo padre aveva usato leggergli le lettere di Tanucci, "grande e raro esempio di virtù", che la sua educazione a Firenze era avvenuta "in mezzo a quelli che gli furono o conoscenti o amici", e che a Pisa aveva abitato "una di lui casa, con i suoi parenti e tra i suoi libri". La giovanile ammirazione era divenuta con gli anni stima per lo "spartano austero nel fasto della Persia" e per la sua semplicità "vero carattere della grandezza" (lettera del M. ad A.M. Bandini, Pisa, 18 febbr. 1782, in Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.III.27.38, ins. 42; pubblicata in Spagnesi, 1988). Questa dedizione fu ricambiata dal Tanucci proprio tramite l'abate Bandini (che aveva assistito il M. negli studi) e coronata dal lascito a suo favore dei libri tanucciani conservati nella casa pisana. Ancora la corrispondenza con il Bandini suggerisce che il M. pensasse a raccogliere materiale per una biografia del Tanucci, ma la mancanza di conoscenze e riferimenti a Napoli ostacolò il progetto (lettere del 25 giugno e 22 dic. 1783, ibid., B. III.27.39, ins. 28).
Sulle orme del padre e del Tanucci, il 3 giugno 1756 il M. si laureò a Pisa in utroque iure, con L.A. Guadagni. Ebbe poi una carriera lunga e brillante nell'ateneo: grazie ai buoni uffici del Bandini presso Neri Venturi, consigliere di Reggenza, fu prima lettore di istituzioni di diritto civile (1758-62), poi professore straordinario di diritto civile (1762-68), ordinario di diritto civile con l'incarico di spiegare le rubriche straordinarie del Digesto (1768-85), ordinario di diritto civile (1785-92) e ordinario di Pandette (dal 1792 alla giubilazione nell'anno accademico 1810-11). Nei primi anni Novanta sovrintese agli studi classici di Francesco Del Furia (futuro prefetto della Biblioteca Laurenziana) con G. Fantoni e C. Antonioli; fra gli oltre duecento suoi laureati vanno ricordati almeno G. Ristori, P. Ferroni, G.G. Cambiagi, F. Buonarroti, G. Rosini.
Nell'ateneo pisano fu anche vicerettore e più volte svolse compiti di varia natura, come la cura del riordino della Biblioteca Averani - uno dei nuclei fondanti della futura biblioteca universitaria - o, nei primi anni Ottanta, quello di giudice relatore nelle cause tra particolari e Comunità, incarico condiviso con l'avvocato Neri Piombanti.
La prima pubblicazione significativa del giovane giurista furono le Osservazioni e dissertazioni varie sopra il diritto feudale concernenti l'istoria, e le opinioni di Antonio da Pratovecchio(, uscite anonime a Livorno nel 1764 presso M. Coltellini. Si possono considerare un'opera di storia di diritto feudale e insieme un omaggio al paese natio.
Le Osservazioni, dedicate a Michele Imperiali Simiana, principe di Francavilla, comprendono sei dissertazioni su vita, opere e fortuna del giurista Antonio Minucci da Pratovecchio, preceduta da un denso Discorso preliminare sopra i difetti dei biografi, critico verso le biografie troppo elogiative e che non distinguono fra spirito e dottrina né "fra l'esteriore brillante ed impetuoso che sbigottisce i deboli e si fa ammirare dal volgo" e la "solidità delle cognizioni conosciute e stimate da' saggi". In appendice il M. pubblicò - traendolo da un codice in suo possesso - il De militia di Leonardo Bruni, inedito fino a quel momento, come accertò prima presso l'amico G. Lami (lettera del M. al Lami, Pisa, 7 giugno 1762, in Firenze, Biblioteca Riccardiana, Ricc., 3738).
Al genere biografico tornò nei primi anni Novanta, contribuendo anonimamente con le vite di Ugolino Visconti, Gherardo e Ranieri Della Gherardesca, Bonifazio e Ranieri Novello Della Gherardesca alle Memorie istoriche di più uomini illustri pisani (Pisa 1790-92). Oltre a citazioni dagli storici pisani più noti - soprattutto il coevo F. Dal Borgo - coerentemente a quanto scritto nel Discorso del 1764 vi appare una vasta conoscenza dei documenti originali, risultato dell'annosa consultazione di numerosi archivi pubblici e privati di Firenze e Pisa.
Dal 1768 il M. lavorò a una ponderosa memoria rimasta anonima e inedita, le Osservazioni sopra la giurisdizione e diritti spettanti all'Accademia Pisana scritte di commissione della Regia Deputazione sopra gli affari della medesima (Pisa, Biblioteca dell'Istituto di diritto romano, facoltà di giurisprudenza). Della commissione, incaricata nel luglio 1767 di preparare un nuovo regolamento per l'Università, facevano parte fra gli altri F. Albizzi, G. Paribeni e L. Tosi. Il M. fu l'esperto per la parte storica.
Le Osservazioni, in quattro libri, esplorano con ampiezza di esempi e padronanza della materia le origini della giurisdizione accademica europea (da ricondursi, secondo il M., alle costituzioni fredericiane della metà del secolo XII) e di quella pisana in particolare, con un accurato elenco delle leggi, distinte fra quelle antecedenti il 1543 (anno in cui Cosimo I riaprì lo Studio) e quelle posteriori (dagli statuti del 1544 al 1766). Precisato il significato di alcuni termini giuridici, il M. spiega la natura del "mero e misto imperio" attribuito all'istituzione accademica pisana ("comprensivo di tutti gli atti civili e criminali", esso era una giurisdizione assolutamente indipendente, sottoposta solo al potere sovrano, senza altri superiori). Tale giurisdizione escludeva ingerenze di altri tribunali, includeva la facoltà di punire i trasgressori e si estendeva a tutti coloro che avevano giurato fedeltà agli statuti universitari, anche se assenti, purché possedessero beni stabili nell'antico Distretto pisano (quale definito nel 1544). Oltre a questa giurisdizione l'Università pisana aveva goduto nel corso dei secoli di vari privilegi imperiali e papali. Particolare attenzione - sulla scorta del fondamentale Della decima( di G.F. Pagnini (Firenze 1765-66) - il M. prestò al finanziamento dell'Università tramite le decime ecclesiastiche, da lui ritenute inadeguate perché calcolate su dati inesatti o su denunce del clero risalenti al 1525, per importi assai svalutati e pari solo a un terzo del dovuto. Altro paragrafo importante è quello sull'obbligo di prendere i gradi nello Studio e i conseguenti divieti all'esercizio della professione in mancanza di titolo adeguato: la nota politica di protezionismo scolastico ribadita dagli interventi del 1543, 1588 e 1626 ed esercitata tramite l'auditore dello Studio. Il M. passa poi a descrivere i diritti dei tre Collegi dei professori (teologi, legisti e artisti) nella gestione delle rispettive universitates e nel conferimento dei gradi accademici, che l'Università pisana poteva rilasciare in quanto riconosciuta dall'imperatore Massimiliano II e perciò di pari dignità rispetto a quelle di Parigi, Padova, Siena, Vienna e poche altre. Il M. esamina poi gli ampi diritti del Collegio dei legisti, autorevolissimo per presenza negli organi del tribunale e dello Studio e per nomi di grandi professori. Mentre il Collegio teologico aveva meno forza e autorità, quello degli artisti (i medici e filosofi) restava potente anche nelle prerogative: da quelle - trasferite all'arte dei medici di Firenze - di nomina del protofisico (addetto al controllo delle spezierie e all'abilitazione dei chirurghi) al diritto di fornire consulti singoli o collegiali. L'esame non tralascia le prerogative del rettore (poi provveditore), del vicerettore, dell'auditore. Nel quarto e ultimo libro il M. analizza le figure sulle quali si esercitava la giurisdizione accademica, cioè i professori e gli scolari. Dal testo, ampio e documentatissimo, emergono sia la rivendicazione di una larga autonomia dello Studio nel conservare gli antichi privilegi accademici a fronte del riformismo leopoldino, sia un atteggiamento di stampo giurisdizionalistico nei rapporti con le autorità ecclesiastiche (ricordando l'esempio tanucciano). Ancora nel 1772, insieme con i professori L.A. Guadagni e G. Paribeni, il M. inviò al granduca altre due memorie volte a difendere l'autonomia e la competenza del tribunale dello Studio pisano contro i tentativi di riforma del governo centrale.
Oltre le inedite Institutiones iuris civilis in usum academicae iuventutis (Firenze, Biblioteca Moreniana, Bigazzi, 172), negli anni Sessanta il M. curò edizioni di classici del diritto ancora a uso dei suoi studenti, sotto gli pseudonimi di Federico ed Enrico Contelmanno, suoi "alter ego" apprezzati dell'ignaro Tanucci. Esempi sono il Thesaurus iuris civilis in usum academicae iuventutis ubi ex Ryserwichio, Cuiacio( Averanio aliisque doctissimis viris collecta habentur cum edita tum inedita opuscula (Losanna 1763), sorta di compendio di storia del diritto civile; l'opera di J.J. Beck Synopsis institutionum universae theologiae naturalis & revelatae, dogmaticae, polemicae & practicae (Basileae 1765), e quella di J.A. Bach (Historia iurisprudentiae Romanae quatuor libris comprehensa, Lucae 1762). Fortunatissime edizioni pubblicate sotto lo pseudonimo di E. Contelmann sono quella della Bibliotheca selectissima iuris di B.G. Struve (Lausannae [ma Lucca] 1762), che conobbe già cinque edizioni entro il 1765 e ristampe autonome o in appendice a classici come quelli di C. Thomasius (Delineatio historiae iuris ubi de naevis iurisprudentiae Romanae praesertim disseritur( Adcedit Burc. Gottelf. Struvi Bibliotheca iuris selectissima cum notis Hen. Gontelmanni ubi praestantiora iurisconsultorum opera ad nostra usque tempora referuntur, Lausannae 1765) o di J.G. Heinecke (Recitationes in elementa iuris ciuilis secundum ordinem institutionum. Accedunt( nec non Burg. Gottelf. Struvii, Bibliotheca iuris selectissima cum notis Hen. Contelmanni ubi praestantiora iurisconsultorum opera ad nostra usque tempora referuntur, Venetiis 1819).
La Bibliotheca era solo una breve guida bibliografica al diritto, ma nell'introduzione il M. riassumeva con calore e trasporto la disputa sulle Pandette tra B. Tanucci e G. Grandi, "Pisani professores uterque, uterque impavidi et animosi", schierandosi con il primo. L'identità dell'autore, svelata al Tanucci dal Bandini solo nel 1782, valse al M. il suo affetto e il già ricordato lascito dei libri pisani. Invece i rapporti con il Bandini andarono deteriorandosi, se in data ignota il bibliotecario annotò "non mi sono poi niente fidato di lui per averlo riconosciuto di cattiva fede e di poco buoni costumi" (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.III.27.18.15, c. 188r). A scopo didattico era pure destinata l'anonima edizione livornese del 1765 della Exercitatio de cultura ingenii di J.F. Buddeus, curata dallo stesso M. e pubblicata con la falsa data di Hagae Comitum, apud Fridericum Van Elle. Anche qui, nella prefazione scritta per altro in nome dello stampatore, colse l'occasione per vendicarsi e scagliarsi ferocemente contro F. Facchinei, che nelle Note ed osservazioni sul libro intitolato "Dei delitti, e delle pene" (Venezia 1765) gli aveva attribuito la paternità dell'opera di C. Beccaria, già proibita a Venezia. Nell'occasione G. Bencivenni Pelli, pur dicendolo "giovane di merito, e che ha delle cognizioni, benché per odio professoriale sia in poca stima presso molti a Pisa", mise in dubbio "che abbia tante cognizioni da pensare, e da scrivere come ha scritto chi ha composto detto libro" (Efemeridi, s. 1, 1765-66, vol. 15, p. 38, in Firenze, Biblioteca nazionale, N.A., 1050).
Pochissimo sappiamo di un giornale che il M. progettò di stampare in Livorno in quegli anni, e che dal manifesto - a dire sempre di Bencivenni Pelli - appariva "un'opera troppo universale, e poco prudentemente immaginata" (ibid.); di fatto, esso non fu mai pubblicato. Tra i consulti legali del M. va collocata l'Expositio humillima rationum exhibitarum apud excelsum imperiale Consilium aulicum pro clementissime decernenda Treschietti feudi imperialis investitura excellentissimo domino Manfredo Marchioni Malaspina de Filacteria (Pisis 1769), mentre concerne il diritto di famiglia e i delicati rapporti con la Chiesa la Consultazione sopra la nullità di matrimoni contratti in luoghi ove il concilio Trento non è ricevuto, dalle persone che a questo solo oggetto escono dai paesi dove il concilio è accettato (Firenze 1767).
Nell'ottobre del 1771, per i tipi lucchesi di G. Riccomini, il M. pubblicò una ponderosa Difesa del dominio dei conti della Gherardesca sopra la signoria di Donoratico, Bolgheri, Castagneto ecc. raccomandata alla protezione della Real Corona di Toscana.
Nella causa, scatenata da un contenzioso sugli usi civici e tenuta di fronte alla Pratica segreta, egli si trovò a difendere la nobile casata contro il Fisco - rappresentato dall'auditore e maestro S. Bertolini, mentre la popolazione era tutelata dall'auditore fiscale I. Scaramucci - sostenendo che la loro era una signoria di antica investitura imperiale, solo in accomandigia allo Stato fiorentino e non feudo dato, e di conseguenza non soggetta alla legge del 21 apr. 1749. La causa, discussa e accanita, si trascinò fino alla fine del 1773 concludendosi in maniera sfavorevole ai conti. A dire del Bencivenni Pelli il M. fu addirittura sospeso dalla cattedra pisana di diritto civile per ordine del granduca, per essere poi immediatamente reintegrato. La Difesa restò comunque un testo "molto utile per la nostra storia, pieno di notizie, e degno di essere stimato, il cui autore quando avesse scritto pro veritate" avrebbe prodotto un'opera "degna di accoppiarsi con quelle del gran Muratori" (Bencivenni Pelli, Efemeridi, s. 1, 1771-72 vol. 28, c. 159).
Le Congetture di un socio etrusco sopra una carta papiracea dell'Archivio diplomatico di( Pietro Leopoldo arciduca d'Austria (Firenze 1781) andavano invece a coronare la vendita - per 100 zecchini - da parte del M. al granduca di un papiro già appartenuto alla famiglia Della Rena. Il papiro contribuiva ad arricchire il patrimonio del neonato Archivio diplomatico, istituito con motu proprio del 24 dic. 1778. Il breve trattato in realtà trovava la sua maggiore importanza nella prefazione, anch'essa anonima, di F. Fossi, una vera e propria promozione pubblica dell'Archivio che, accanto all'elogio dell'istituzione, dava i primi ragguagli sulla consistenza dei fondi e sullo stato della catalogazione, fornendo al lettore una prima esemplificativa appendice di alcuni documenti da esso conservati.
Ancora il diritto feudale fu l'argomento del Responsum iuris confirmatum suffragio facultatis iuridicae eiusdem Pisanae Academiae pro decernenda successione in primogenitura Bohem. dynastiae Nackodtii( (Lucae 1786), così come dell'Expositio rationum pro r. celsitudine Petri Leopoldi M.E.D. ut aboleatur resolutio diei XVI octobris 1787 concernens ea, quae aliena sunt ab auctoritate ec.mi Consilii aulici imperialis( (Florentiae 1788). Il M. reclamava a nome del granduca la revoca della sentenza del 16 ott. 1787, che aveva accolto le richieste dei conti Bardi sul feudo di Vernio, presentate dall'abate Flamminio de' Bardi di fronte al Consiglio aulico imperiale. Nel maggio 1789 la sentenza fu invece di nuovo favorevole ai Bardi, i quali nel 1794 ottennero perfino un cospicuo indennizzo anche se nel 1796 perdettero il feudo perché Napoleone Bonaparte lo assegnò alla Repubblica Cisalpina. In pratica la grande esperienza nel risalire alle fonti del diritto e la buona capacità di argomentazione erano tratti peculiari del M., che più volte si trovò a difendere diritti e privilegi feudali, sia quando questi erano rivendicati da nobili casate (come per i Della Gherardesca), sia quando erano appannaggio del sovrano o di certe istituzioni autonome, come lo Studio pisano.
Il M. morì per un colpo apoplettico il 27 sett. 1811 nella sua villa di Sala, presso Pratovecchio. Fu sepolto nella vicina chiesetta di S. Lorenzo in Sala.
Oltre alle opere citate vanno ricordate una dozzina di lettere ad A.M. Bandini (Firenze, Biblioteca Marucelliana), a G. Lami (Ibid., Biblioteca Riccardiana) e a L. Del Furia (Ibid., Biblioteca nazionale).
Fonti e Bibl.: Necr., in Giorn. del Dipartimento dell'Arno, 30 nov. 1811; Bernardo Tanucci e il suo più importante carteggio, a cura di F. Viviani della Robbia, Firenze 1942, I, pp. 32 s., 248 s., 253 s.; II, pp. 276-278; Lettere a Giuseppe Pelli Bencivenni 1747-1808, a cura di M.A. Timpanaro Morelli, Roma 1976, ad ind.; Pietro Leopoldo, Relazioni sul governo della Toscana, a cura di A. Salvestrini, Firenze 1977, I, p. 151; P. Porcellotti, Illustrazione critica e descrizione del Casentino, Firenze 1865, pp. 194 ss.; F. Buonamici, Della scuola pisana del diritto romano o dei più chiari professori di diritto romano dell'Università di Pisa dalla sua origine all'anno 1870, in Annali delle Università toscane, XIV (1874), 1, p. 27; E. Micheli, Storia dell'Università di Pisa dal 1737 al 1859, Pisa 1877, pp. 43 s.; C. Chisci, Pratovecchio in Casentino, Arezzo 1899, p. 35; M.A. Morelli, Note biografiche su Filippo Buonarroti, in Critica storica, IV (1965), pp. 555-557; N. Carranza, Monsignor G. Cerati provveditore dell'Università di Pisa nel Settecento delle riforme, Pisa 1974, p. 183 n.; E. Spagnesi, La polemica sulle Pandette e un inedito di Guido Grandi, in Riv. di storia del diritto italiano, LXI (1988), pp. 203-234; D. Barsanti, L'Università di Pisa attorno al 1808 secondo una memoria inviata al prefetto francese del Dipartimento del Mediterraneo, in Boll. stor. pisano, LXI (1992), pp. 165-179; Id., L'Università di Pisa dal 1800 al 1860. Il quadro politico e istituzionale, gli ordinamenti didattici, i rapporti con l'Ordine di S. Stefano, Pisa 1993; Id., I docenti e le cattedre dell'Università di Pisa dal 1737-38 al 1798-99, in Boll. stor. pisano, LXII (1993), pp. 251-276; Id., Pisa in età leopoldina, Pisa 1995, p. 64 n.; Id., Un importante manoscritto settecentesco per la storia dell'Università di Pisa: le "Osservazioni" di M. M., in Ricerche di storia moderna, IV (1995), pp. 271-300; D. Marrara, L'età medicea (1543-1737), in Storia dell'Università di Pisa, a cura della Commissione rettorale per la storia dell'Università di Pisa, I, 1, Pisa 1993, pp. 79-187; E. Panicucci, Dall'avvento dei Lorena al Regno d'Etruria, ibid., II, 1, ibid. 2000, pp. 3-134; R. del Gratta, Il tribunale dello Studio, ibid., II, 3, ibid. 2000, pp. 959-1003; A. Volpi, La Biblioteca universitaria, ibid., pp. 1045-1107.