migliore
Come aggettivo e come pronome ha il senso generico di " più buono ", senso che si precisa semanticamente secondo l'uso e la funzione contestuale del vocabolo. In una prima categoria possono essere comprese quelle occorrenze in cui m. ha attinenza con qualità morali.
Contra lo suo migliore amico... combatteo (Cv III XIV 8: Aristotele, per difendere la propria opinione circa la felicità, non esitò a impugnare le dottrine del suo maestro e amico Platone, a lui più di ogni altro " caro ", salva la verità; cfr. IV VIII 15 Se due sono li amici, e l'uno è la verità, a la verità è da consentire); non dee l'uomo, per maggiore amico, dimenticare li servigi ricevuti dal minore; ma se pur seguire si conviene l'uno e lasciar l'altro, lo migliore è da seguire (II XV 6; qui, dove in modo esplicito si attende ad alcuna moralitade, il termine fa sua anche la connotazione di " più degno ": si noti il parallelismo semantico fra m. e maggiore); in Pg VII 132 questi [Enrico d'Inghilterra] ha ne' rami suoi migliore uscita, la metafora sta per " più virtuosi " discendenti. Altre occorrenze: del retaggio miglior [" più nobile ", quello della virtù] nessun possiede (VII 120); Contra miglior voler [una volontà " meglio indirizzata al bene "] voler mal pugna (XX 1); quel consiglio per migliore [come normalmente " più saggio "] approbo (Pd XXII 136); l'utilitade sigilla la memoria de la imagine del dono, l[a] quale è nutrimento de l'amistade; e tanto più forte, quanto essa è migliore (Cv I VIII 12: quanto l'utilità, cioè, riguarda vantaggi più grandi e nobili).
Un secondo gruppo di occorrenze presenta m. collegato con i concetti di " capacità ", " abilità ", " valentia ", " convenienza allo scopo ".
Dicendo che è più bello e migliore quello [il volgare in lingua d'oc] che questo (il volgare italiano, Cv I X 11: la gran bontade, la vertù del qual volgare consiste nel saper manifestare altissimi e novissimi concetti convenevolemente, sufficientemente e acconciamente, quasi come per esso latino, § 12); la migliore dimostrazione de li astrologi (II V 16: la " più convincente ", e quindi la più accreditata); nullo migliore [" più efficace "] argomento era che dire... (III I 11); il padre / mio e de li altri miei miglior che mai / rime d'amor usar dolci e leggiadre (Pg XXVI 98); fu miglior fabbro del parlar materno (XXVI 117: Arnaldo Daniello); forse di retro a me con miglior voci / si pregherà perché Cirra risponda (Pd I 35: " idest facundiori sermone, quasi dicat: forte veniet alius poeta eloquentior me, qui magis movebit Apollinem ", Benvenuto; si noti che in questi ultimi tre esempi il vocabolo ha riferimento con la valentia poetica). Affine è l'occorrenza migliori spegli (Pd XXX 85: occhi " più capaci " di riflettere il vero); possono essere accostati due esempi del Fiore: onde vo' siete la miglior [la " più attenta e scrupolosa "] guardiana / ch'i' 'n esto mondo potesse trovare (XXII 9); la migliore / dadi gittante (LXIII 3, la " più abile " giocatrice di dadi).
Numerosi i luoghi in cui m. pone in evidenza la misura comparativamente più ampia di pregi intrinseci al termine di cui è attributo, o ne mette in positivo risalto particolari proprietà: al magnanimo le sue cose sempre paiono migliori che non sono, e l'altrui men buone (" di maggior valore "; per converso lo pusillanimo sempre le sue cose crede valere poco, Cv I XI 20); Poi si rivolse a me con miglior labbia (If XIV 67: con aspetto " più benevolo e raddolcito "); Per correr miglior acque alza le vele / omai la navicella del mio ingegno (Pg I 1: acque " meno cupe e tempestose "; il traslato mette a fronte il Purgatorio, che ora D. si accinge a trattare poeticamente, e l'Inferno, ormai compiuto e superato); di tal tipo sono gli esempi di Cv III I 8, IV V 7, XIV 7 (due volte), XXI 7 (tre volte), XXII 8, XXIII 7, If XXVIII 76, Pg VI 68 che ne mostrasse la miglior salita (la salita " più agevole "), XII 22, Pd I 40, Fiore V 10, XLV 4, LXII 4.
L'espressione ‛ m. vita ', per sottinteso paragone con la vita terrena, designa la " vita eterna ", sia nella prosa del Convivio (così credo, così affermo e così certo sono ad altra vita migliore dopo questa passare, II VIII 16), sia nel più rapido dettato della Commedia: Ben v'èn tre vecchi ancora in cui rampogna / l'antica età la nova, e par lor tardo / che Dio a miglior vita li ripogna (Pg XVI 123); quel dì / nel qual mutasti mondo a miglior vita (XXIII 77).
In If XXVI 23 sì che, se stella bona o miglior cosa / m'ha dato 'l ben, ‛ m. cosa ' allude a Dio, e precisamente al dono della grazia sua: " la grazia di Dio " (Ottimo), " scilicet divina bonitas " (Benvenuto); e ancora a Dio si riferisce lo stilema ‛ m. natura ' di Pg XVI 79 A maggior forza e a miglior natura / liberi soggiacete. La miglior soglia (Pg XXI 69), inoltre, a cui Stazio sente di poter liberamente ascendere, terminato il suo periodo di purificazione, è naturalmente il Paradiso.
In qualche passo m. ricorre col valore neutro di " meglio ": Cv I VIII 9 la vertù dee muovere le cose sempre al migliore, deve, in altre parole, attuare le cose secondo il grado massimo della loro potenzialità (cfr. s. Tomm. Comm. gen. et corrupt. II lect. X " Natura semper desiderat quod melius est "; Sum. theol. I 89 1c " Cum... natura semper ordinetur ad id quod melius est "); Cv I VIII 11 acciò che sia laudabile lo mutare de le cose, conviene sempre essere [al] migliore, per ciò che dee massimamente essere laudabile (cfr. Tomm. Sum. theol. I 45 1 ad 2 " mutationes accipiunt speciem et dignitatem non a termino a quo, sed a termino ad quem. Tanto ergo perfectior et prior est aliqua mutatio, quanto terminus ad quem illius mutationis est nobilior et prior "); I II 14 lo processo de la sua vita, lo quale fu di [non] buono in buono, e di buono in migliore, e di migliore in ottimo (qui si considera il processo nel bene della vita di s. Agostino).