MIGLIORE
– Nacque forse nel secondo quarto del XII secolo. Era probabilmente di origine pisana (Kartusch, p. 41); di diversa opinione è Chacón (I, p. 598), che gli attribuisce l’aggettivo «gallus», ma in tal senso è l’unica attestazione.
Definito nei documenti come magister (forse decretorum), monaco vallombrosano, arcidiacono a Laon, fu nominato da papa Lucio III cardinale prete dei Ss. Giovanni e Paolo nell’aprile 1185; nel 1191 divenne vescovo di Massa Marittima, per essere poi designato durante il pontificato di Celestino III legato a latere per la Francia, carica che rivestì dal 1193 al 1197.
Fra il 1185 e il 1197 M. si ritrova quale sottoscrittore di numerosi documenti pontifici, soprattutto bolle di conferma di beni a enti ecclesiastici dell’Italia centrosettentrionale (Fedele, Faraglia, Pflugk-Harttung, Kehr, Kurze, Schiaparelli).
Nell’ottobre del 1191 M. intervenne presso l’imperatore Enrico VI per la concessione di un diploma in favore del monastero pisano di S. Savino, sottoscrivendo nella stessa data un altro documento per i canonici della città di Pisa (Böhmer), ma la sua azione più significativa è da ricondurre all’assunzione della carica legatizia nel territorio francese. Nel 1193, infatti, fu inviato in Francia per seguire il conflitto anglofrancese, nell’ambito della terza crociata e in un momento in cui il giuramento di fedeltà del re inglese Riccardo Cuor di Leone all’imperatore Enrico VI rendeva la situazione generale ancora più complessa. Il 23 luglio 1193 «Melior magister presbiter cardinalis Ss. Iohannis et Pauli» (Tillmann, p. 88) sottoscrisse, infatti, un documento per sostenere i negoziati di pace tra Francia e Inghilterra.
È probabile che il documento si riferisca al momento in cui Filippo Augusto di Francia e Giovanni Senzaterra, fratello di Riccardo Cuor di Leone e reggente d’Inghilterra pro tempore durante la terza crociata, tentarono un accordo ai danni del legittimo re, impegnato appunto in Terrasanta.
Lo scopo principale della legazione dei due cardinali, peraltro, era l’incarico di mediare nella questione relativa al matrimonio di Filippo Augusto con la principessa Ingeburge di Danimarca, figlia di Valdemaro I il Grande e sorella di Canuto VI.
In seguito alla morte della prima moglie Isabella di Hainaut, Filippo, dopo aver inviato una serie di legazioni in Danimarca, aveva chiesto e ottenuto la mano della principessa. Il 14 ag. 1193 ad Amiens furono celebrate le nozze solenni, seguite dall’incoronazione. Ma nei giorni successivi Filippo aveva ripudiato la moglie, in modo così subitaneo da suscitare le più svariate illazioni, sia sulla sanità mentale del re sia su eventuali sortilegi da lui subiti. Adducendo a pretesto il grado di parentela fra la defunta moglie Isabella, discendente per parte materna da Carlo il Buono di Fiandra figlio di Canuto IV di Danimarca, e la nuova giovane moglie, Filippo fece convocare nell’inverno 1193 un concilio a Compiègne, nel quale l’arcivescovo di Reims, rifacendosi alla normativa canonica sulle unioni fra consanguinei, dichiarò nullo il matrimonio perché contratto all’interno dei gradi proibiti di parentela. Ingeburge si ritirò in un monastero a Soissons, mentre il fratello si appellava a papa Celestino III affinché invalidasse la deliberazione del clero francese a favore del sovrano.
Nella primavera del 1196 M. indisse a Parigi un nuovo concilio per decidere sulla questione, ma il clero francese, temendo con ogni probabilità le reazioni del monarca, disertò l’assemblea, che si concluse con un nulla di fatto. Celestino III si rivolse con toni indignati al clero francese, e a Roma si rifiutò di ratificare la decisione assunta in modo così anomalo e arbitrario a Compiègne.
Il papa aveva, inoltre, fatto divieto a Filippo di risposarsi, ma il re nel giugno del 1196 si unì in matrimonio con Agnese di Merania, radicalizzando in tal modo il conflitto, che fu risolto solo all’inizio del XIII secolo dall’energico intervento di Innocenzo III.
Nel corso della sua legazione in Francia M. affrontò anche questioni relative alla situazione patrimoniale e amministrativa di alcuni enti ecclesiastici. Un suo intervento fu sollecitato riguardo ai rapporti intercorrenti tra la Chiesa di Dol, in Bretagna, e quella di Tours, che rivendicava a sé la subordinazione della prima. M. non prese una posizione definita, e la questione fu risolta solo nel 1199 da Innocenzo III che decretò la definitiva subordinazione di Dol a Tours.
Il rarefarsi delle attestazioni documentarie a lui relative porta a collocare la sua morte nel 1197, e comunque in epoca anteriore al giugno 1198 (Savio, p. 1052).
Fonti e Bibl.: A. Chacón, Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S. R. E. cardinalium alia plura Victorellus et F. Ughellus … addiderunt, Romae 1630, I, p. 598; A. Duchesne, Historiae Francorum scriptores coaetanei … quorum plurimi nunc primum ex variis codicibus Mss. in lucem prodeunt, V, Lutetiae Parisiorum 1649, p. 37; L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi sive Dissertationes, III, Mediolani 1740, p. 209; VI, ibid. 1742, p. 423; G.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXII, Venetiis 1778, p. 671; Codice diplomatico sulmonese, a cura di N.F. Faraglia, Lanciano 1888, p. 52; P. Kehr, Papsturkunden in Sizilien, in Nachrichten von der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, VI (1899), p. 334; Id., Papsturkunden in Italien, ibid., XVI (1901), 1, pp. 187 s., 192, 197; 2, p. 267; 3, pp. 47, 155 s.; Id., Papsturkunden in der Lombardei, ibid., XVII (1902), pp. 130-167; L. Schiaparelli, Cartario di S. Pietro in Vaticano, in Archivio della R. Società romana di storia patria, XXV (1902), p. 345; P. Fedele, Tabularium S. Praxedis, in Archivio della Società romana di storia patria, XXVIII (1905), p. 70; P. Kehr, Nachträge zu den Papsturkunden Italiens, in Nachrichten von der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, XXIV (1909), pp. 485, 491, 494, 501, 505, 510; H. Meinert, Papsturkunden in Frankreich, Champagne und Lothringen, Berlin 1932, pp. 43, 46, 61; Acta pontificum Romanorum inedita, a cura di I. Pflugk-Harttung, II, Graz 1958, pp. 393, 395; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, IV, 3, a cura di G. Baaken, Köln-Wien 1972, p. 73; W. Kurze, Codex diplomaticus Amiatinus. Urkundenbuch der Abtei S. Salvatore am Mont-Amiata von den Anfängen bis zum Regierungsantritt Papst Innocenz III. (736-1198), Tübingen 1974-82, p. 355; G.A. Orsi - F.A. Becchetti, Della istoria ecclesiastica, XII, Roma 1780, pp. 138-140; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della S.R. Chiesa, Roma 1793, I, 2, p. 151; R. Roncioni, Delle istorie pisane libri XVI, Firenze 1844, p. 424; H. Tillmann, Die päpstlichen Legaten in England bis zur Beendigung der Legation Gualas (1218), dissertazione, Bonn 1926, p. 88; E. Kartusch, Das Kardinalskollegium in der Zeit von 1181-1227. Ein Beitrag zur Geschichte des Cardinalates im Mittelalter, Wien 1948, pp. 19, 41; K. Ganzer, Die Entwicklung des auswartigen Kardinalats im Hohen Mittelalter: ein Beitrag zur Geschichte des Kardinalkollegiums von 11. bis 13. Jahrh., Tübingen 1963, pp. 148 s.; G. Savio, Monumenta onomastica romana Medii Aevi, III, Roma 1999, pp. 1052 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XLIV, p. 170.
F. Roversi Monaco