miglio [plur. miglia; milia]
Unità di misura itineraria equivalente alla distanza di mille passi; ricorre più volte nel Convivio e nella Commedia, sempre al plurale.
Nel Convivio indica dimensioni e distanze astronomiche, quali, ad es., le lunghezze del raggio (II VI 10 tremilia dugento cinquanta miglia) e del diametro terrestri (II XIII 11, IV VIII 7), e quelle del diametro di Mercurio (II XIII 11) e del Sole (IV VIII 7). Cfr. anche l'uso proprio della voce, nel calcolo di distanze terrestri, in III V 9, 10 e 11.
Nella Commedia m. indica, innanzitutto, le misure del mondo infernale, intese non già a un'effettiva, impossibile misurazione, ma a dare al lettore un'impressione di massima concretezza: If XXIX 9 miglia ventidue la valle volge (circonferenza della nona bolgia) e XXX 86 volge undici miglia (circonferenza della decima). Reali misure geografiche o astronomiche esprime, invece, in Pg XIV 18 cento miglia di corso (lunghezza approssimativa dell'Arno) e in Pd XXX 1 Forse semilia miglia di lontano / ci ferve l'ora sesta, in cui si calcola la distanza fra il luogo in cui il sole sorge e quello in cui è a mezzogiorno.
Il più di mille milia di Pd XXVI 78, sempre con valore indeterminato, per indicare distanza grandissima, si riallaccia alle forme classiche del tipo " duo milia [passuum] ", " due miglia ".
Con valore figurato, infine, a significare distanza non materiale, in Pd XIX 80 (Or tu chi se', che vuo' sedere a scranna, / per giudicar di lungi mille miglia / con la veduta corta d'una spanna?), l'aquila afferma l'imperscrutabilità della giustizia divina, infinitamente superiore alle limitate facoltà umane.
Bibl. -Per quanto riguarda la misura del m. dantesco (corrispondente a quello romano di mille passi doppi) v. i seguenti studi di G. Boffito: Dante Geodeta, in " Giorn. d. " XXIV (1921) 101-119; Distanze e dimensioni cosmiche secondo D., in " Archivio di Storia della Scienza " III (1921) 34-44; D. misuratore di mondi, in " Giorn. d. " XXVI (1923) 221-226.