Vedi MIDEA dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
MIDEA (v. vol. iv, p. 1121)
Durante gli anni 1960, 1962 e 1963 sono stati ripresi, sotto la direzione di Nicholas M. Verdelis, allora Soprintendente alle Antichità dell'Argolide, e di Paul Åström, allora Direttore dell'Istituto Svedese di Atene, gli scavi nella necropoli situata presso il villaggio di Dendra e nell'acropoli di Midea.
Nella zona delle tombe a camera di Dendra fu esplorata nel maggio 1960 la Tomba della Corazza (n. 12 della serie di tombe di Dendra). Nella tomba, composta da una camera pressocché rettangolare e da una fossa invece del lungo dròmos (forme analoghe si incontrano a Pronaia presso Nauplion, a Tirinto e a Kopreza vicino a Markopoulo in Attica), fu rinvenuto, praticamente intatto, il corredo di sepoltura di un solo guerriero. Deposti accanto al guerriero erano la sua corazza di bronzo, alcuni vasi in bronzo ed altri in terracotta.
La corazza era formata da un pezzo che proteggeva il collo, due pezzi per ogni spalla compreso il braccio, due piastre frontali triangolari e dalla parte principale composta da due parti per la protezione del petto e della schiena. Tre lamelle sul davanti e tre sul dietro, di forma rettangolare e curvate, completavano la protezione che in questo modo si estendeva fino alle ginocchia. Gli ideogrammi della Lineare B rappresentano anche corazze simili. Furono inoltre rinvenute nella tomba due schinieri, i più antichi finora trovati, ed una protezione dell'avambraccio.
La corazza, che è la più antica di questo genere sin'ora trovata (i frammenti recentemente scoperti a Tebe sono forse del periodo Miceneo III A 2), sta a dimostrare come l'armatura di bronzo del periodo miceneo fosse quella descritta da Omero, e che egli non si riferiva, come da alcuni sostenuto, alle armature in uso alla sua epoca.
Il vasellame di bronzo comprendeva una grande bacinella di 0,53 m di diametro, una brocca ed una profonda scodella a becco, tutte delicatamente cesellate intorno ai bordi con motivi di "edera sacra" e di spirali. Il vasellame di ceramica era costituito da un grande vaso triansato in stile di Palazzo con decorazione a palme, databile al Miceneo II B, e tre vasi del tipo alàbastron: due del Miceneo III A 1 e uno del Miceneo II B. La sepoltura dovrebbe, di conseguenza, risalire al periodo Miceneo III A 1, 1425-1400 a. C. circa. Tra gli altri ritrovamenti si notano un coltello di bronzo, uno specchio di bronzo, uno spillo di argento e un elmo con la decorazione eseguita in pezzi di zanne di cinghiale.
Tra i rinvenimenti occasionali, fatti in una parte della tomba che fu saccheggiata prima dello scavo, si nota una coppa di bronzo del tipo Vafiò con decorazione ad intarsio eseguita in oro e argento raffigurante rosette, corna e asce doppie. Alcuni bottoni di bronzo con guarnizioni di oro provengono da due magnifiche spade, asportate dai saccheggiatori: una di queste spade aveva l'elsa di avorio, guarnita con chiodini in oro; la squisita cesellatura reca un motivo di spirali.
Una cavità poco profonda, pressocché circolare, nell'angolo NE saccheggiato, costituiva verosimilmente la base sulla quale poggiava un vaso di bronzo, forse identificabile con una brocca di bronzo, recentemente venduta sul mercato dell'antiquariato inglese.
Dal 1960 al 1962 furono esplorate altre due tombe a camera (le tombe n. 13 e 14) saccheggiate già nell'antichità e databili al Miceneo III A e III B. Dall'esame osteologico risulta che la durata della vita degli uomini qui sepolti era stata molto alta, sopra i 50 anni, e che raggiungevano fino a 175 cm di altezza. Nello stesso luogo, furono rinvenuti resti del periodo Antico Elladico, tra cui uno strato di piccole pietre simile a quelli riscontrati a Lerna. In località Kiapha fu esplorata una tomba romana; inoltre vi furono scoperte due tombe del periodo Medio Elladico, e fu constatata la presenza di mura ciclopiche, verosimilmente costruite a protezione di un sobborgo miceneo.
Nel 1963 fu fatta un'indagine sull'acropoli di M. vicino alle mura ciclopiche di una zona che già nel 1939 era stata esaminata da Axel W. Persson. In una camera adiacente alle mura di difesa si incontrò uno strato di cenere dalla fine del Miceneo III B contenente del materiale ceramico (specialmente frammenti di scodelle in "stile a metopa", alcune figurine di terracotta, una gemma lentiforme, fichi, fave e noccioli d'oliva carbonizzati). Dalla quasi assenza di ritrovamenti di periodi più recenti si può dedurre che M., come altre cittadine micenee, fu definitivamente distrutta alla fine del Miceneo III B.
Fu anche riscontrato, nelle mura ciclopiche, il probabile ingresso ad un passaggio sotterraneo che conduceva ad una fonte, o cisterna simile a quelli riscontrati ad Atene, Micene e Tirinto. Al di fuori della cittadella fu scoperta una grotta del periodo paleolitico.
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