Rooney, Mickey
Nome d'arte di Joe Yule Jr, attore cinematografico statunitense, nato a New York il 23 settembre 1920. La piccola statura, il volto rotondo e la straordinaria esuberanza (che per molto tempo gli fecero dimostrare meno della sua età anagrafica) ne fecero il più noto 'eterno fanciullo' di Hollywood e tra il 1937 e il 1944 uno degli attori dal cachet più alto. Ma R. finì per essere prigioniero di un'immagine in cui personaggio e interprete tendevano agli occhi del pubblico a confondersi, come testimonia l'Oscar speciale assegnatogli nel 1938 (insieme a Deanna Durbin) per essere stato "personificazione della gioventù americana". Il cinema ha saputo sfruttare il suo talento drammatico solo occasionalmente, in particolare dalla fine degli anni Quaranta, quando, tramontata la sua popolarità, R. fu costretto a passare a parti di secondo piano. Nel 1982 ha ricevuto anche un Oscar alla carriera.
Figlio di due attori di vaudeville, iniziò giovanissimo a esibirsi al fianco dei genitori. Nel cinema, dopo ruoli marginali in Not to be trusted (1926) di Tom Buckingham e Orchids and Ermine (1927; Il mio cuore aveva ragione) di Alfred Santell, recitò da protagonista dal 1927 al 1934 impersonando in una cinquantina di cortometraggi Mickey McGuire (personaggio tratto da una nota serie di fumetti di F. Fox). Ne assunse inoltre legalmente il nome, ma nel 1932, quando cercò di usarlo anche in film di altro tipo, Fox glielo impedì: fu così che scelse il suo nome d'arte definitivo. Nei due anni successivi interpretò per varie case di produzione piccoli ruoli in lungometraggi di diverso genere, tra cui The beast of the city (1932; Il pericolo pubblico n. 1) di Charles Brabin e Manhattan melodrama (1934; Le due strade) di W.S. Van Dyke. Una prima svolta nella sua carriera avvenne nel 1934 quando firmò un contratto con la Metro Goldwyn Mayer, con la quale sarebbe rimasto quattordici anni. Dapprima venne 'prestato' alla Warner Bros., che gli diede modo di realizzare la sua prima interpretazione di rilievo, quella di Puck in A midsummer night's dream (1935; Sogno di una notte di mezza estate) di Max Reinhardt e William Dieterle. In seguito la MGM, facendogli impersonare ragazzi simpatici ma indisciplinati, incapaci di ascoltare i consigli dei 'grandi' e abilissimi nel creare guai di ogni tipo, lo utilizzò come 'spalla' di attori-bambini di maggiore fama, in particolare Freddy Bartholomew, con cui R. recitò in parecchi film di grandi ambizioni, tra cui Little Lord Fauntleroy (1936; Lord Fauntleroy) di John Cromwell e Captains courageous (1937; Capitani coraggiosi) di Victor Fleming. A fare di R. una star fu però una commedia a basso costo, A family affair (1937; Un affare di famiglia) di George B. Seitz, in cui interpreta, sempre in un ruolo secondario, Andy Hardy, un adolescente dai modi impertinenti ma dal cuore d'oro. L'inaspettato successo di questa immagine fortemente idealizzata del teenager americano spinse i produttori a fare di R. il protagonista di una serie di film, in tre casi accanto a Judy Garland, e soprattutto di alcuni musical, tra i più importanti del periodo, nei quali (ancora al fianco della Garland) dimostrò notevoli attitudini per il canto e la danza: Babes in arms (1939; Ragazzi attori), per il quale ebbe la sua prima nomination all'Oscar, Strike up the band (1940; Musica indiavolata) e Babes on Broadway (1941; I ragazzi di Broadway), tutti di Busby Berkeley. Solo di rado la MGM gli concesse parti di maggiore spessore e realismo, come in Huckleberry Finn (1939) di Richard Thorpe, Boys town (1938; La città dei ragazzi) e Young Tom Edison (1940; Tom Edison giovane) di Norman Taurog, The human comedy (1943; La commedia umana), che gli valse un'altra nomination, e National velvet (1944; Gran premio) di Clarence Brown.A partire dal 1946 la sua epoca come stella di prima grandezza era conclusa. L'insuccesso di un nuovo film su Andy Hardy, Love laughs at Andy Hardy (1946; Carambola d'amore) di Willis Goldbeck, pose termine alla serie. Anche il primo ruolo veramente adulto di R., in Killer McKoy (1947; Pugno di ferro) di Roy Rowland, non incontrò il favore del pubblico, così come il suo ritorno al musical nel 1948, in Summer holiday di Rouben Mamoulian e Words and music (Parole e musica) di Taurog. R. rescisse quindi il contratto con la MGM. Si cimentò così in televisione, dove raccolse notevoli consensi, in particolare con The Mickey Rooney show (1954-55). Nel cinema tentò la strada della produzione, fondando nel 1954 la Mickey Rooney Productions, ma senza successo. Come interprete si trovò costretto a parti secondarie, ma per la prima volta ebbe modo di rivelare in pieno il suo talento di attore drammatico, in ruoli spesso difficili e sgradevoli. Vanno ricordati inoltre The fireball (1950; Lo spaccone vagabondo) di Tay Garnett, Drive a crooked road (1954; Il terrore corre sull'autostrada) di Richard Quine, The bridges at Toko-Ri (1954; I ponti di Toko-Ri) di Mark Robson, The bold and the brave (1956; La soglia dell'inferno) di Lewis R. Foster, per il quale ricevette una nomination all'Oscar, Baby Face Nelson (1957; Faccia d'angelo) di Don Siegel, in cui impersona un memorabile killer psicopatico, The last mile (1959; Le otto celle della morte) di Howard Koch, Requiem for a heavyweight (1962; Una faccia piena di pugni) di Ralph Nelson. A essi affiancò alcune commedie, come Breakfast at Tiffany's (1961; Colazione da Tiffany) di Blake Edwards e It's a mad, mad, mad, mad world (1963; Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo) di Stanley Kramer. La sua ultima apparizione di rilievo è stata in The black stallion (1979; Black stallion) di Carroll Ballard, per il quale ha ricevuto l'ennesima nomination.
N. Zierold, The Mick, in N. Zierold, The child stars, London 1965, pp. 206-28; A. Sapori, Judy Garland e Mickey Rooney, in A. Sapori, Dive, divi, divismo nella Hollywood degli anni Trenta, Venezia 1984, pp. 190-93; A. Marx, The nine lives of Mickey Rooney, New York 1986.