MICHELINO de Mulinari detto da Besozzo
Pittore, maestro di vetri, miniatore. Nato a Besozzo (Varese), già nel 1388 affrescava a Pavia nel chiostro di S. Pietro in Ciel d'oro; nel 1410 era a Venezia, celebrato fra tutti; dal 1418 al 1442, qualche volta insieme col figlio Leonardo (v. leonardo da besozzo), lavorò ad affreschi, gonfaloni, vetri per il duomo di Milano. È poco verosimile ch'egli sia da identificare con un Michele da Pavia che dipingeva a Mantova tra il 1457 e il 1465; per contrario, si può credere suo quel libretto con miniature di animali, di "Michelino Milanese", veduto da M. Michiel nella raccolta Vendramin a Venezia, poi perduto.
Scomparsi tutti i lavori di M. per Pavia e per il duomo di Milano, anche i vetri (una tavoletta nel Tesoro del duomo, con la sua firma falsificata, è della scuola degli Zavattari); quasi svaniti gli affreschi che si dice recassero il suo nome, nel cortile di casa Borromeo a Milano (dove gli affreschi della "sala dei giochi" per certo non gli appartengono), per conoscere l'arte e le opere di M. non resta che una tavola della Pinacoteca di Siena - Sposalizio mistico di S. Caterina fra S. Antonio e il Battista - in cui l'attestazione generica della firma ("Michelinus fecit") è precisata dai caratteri del dipinto, certamente lombardo e dei primi decennî del sec. XV. Il pittore vi si mostra molto affine al veronese Stefano da Zevio, appartenente anch'egli alla zona d'immediata influenza del goticismo oltramontano che, nella prima metà del sec. XV, ebbe centro a Milano non meno che a Verona: la sua maniera si distingue da quella di Stefano così per meno acuto senso del ritmo nella composizione lineare gotica come per il modellare più inconsistente, flaccido, ha comuni col veronese le cadenze, non l'animo lirico: e trova suoi antecedenti in Lombardia negli affreschi di Franco e Filippolo de' Veris in S. Maria de' Ghirli a Campione, il suo seguito nella maniera degli Zavattari.
Per confronto con la tavola di Siena, il Toesca attribuì a M., nella stessa fase, lo Sposalizio della Madonna già nella raccolta Grassi a Firenze (ora a New York, nella coll. Griggs), e ad un suo periodo anteriore le miniature dell'Elogio funebre di Gian Galeazzo Visconti (Parigi, Bibl. Nationale: ms. lat. 5888), del 1403; un foglio di disegni della raccolta Albertina di Vienna; altre miniature del Museo del Louvre. Forse i disegni di animali, di cui è saggio nel foglio della raccolta Albertina (male attribuito al Pisanello), mostravano l'arte di M. in più stretti rapporti con Giovannino De' Grassi; le altre opere invece l'attestano del tutto staccata dalla tradizione lombarda del Trecento e iniziatrice, tra riflessi oltramontani e veronesi, dei modi gotici che durarono nella pittura lombarda fin oltre la metà del sec. XV.
Bibl.: G. D'Adda, Les Besozzo, in L'Art, 1882, p. 81 e segg.; P. Toesca, in L'Arte, VIII (1905), p. 321 e segg.; id., La pittura e la miniatura nella Lombardia, Milano 1912, pp. 435-453; id., Studi e monumenti per la storia della miniatura italiana, Milano 1930, passim; P. Durrieu, in Mémoires de l'Academie des Inscriptions et B.-Lettres, 1911, p. 365 e segg.; U. Monneret De Villard, Le vetrate del duomo di Milano, Milano 1918, pag. 60; R. von Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, VII, Aia 1926, pp. 132-138; L. Venturi, Pitture italiane in America, Milano 1931.