Michele
Uno degli arcangeli del Vecchio Testamento; fu quello che maggiormente contribuì a debellare gli angeli ribelli capeggiati da Lucifero (Apoc. 12, 7-10). Questo passo dell'Apocalisse e gli altri della Bibbia alimentarono la tradizione agiografica medievale che s'ingegnò a classificare M., al par degli altri arcangeli, secondo le loro azioni e con emblemi appropriati. Così M. fu definito " victoriosus, princeps militiae caelestis, pugnat cum dracone " (L. Réau, Iconographie de l'Art Chrétien, II, Parigi 1956, 42); è infatti rappresentato iconograficamente nell'arco trionfale, nel mosaico in S. Apollinare in Classe a Ravenna, con in pugno una lunga lancia sulla cui punta è attaccata una tavoletta con la triplice acclamazione: " Agios, Agios, Agios ".
D. lo menziona la prima volta in If VII 11 vuolsi ne l'alto, là dove Michele / fé la vendetta del superbo strupo, richiamando il passo apocalittico. M. è invocato, insieme con s. Pietro e tutti i santi, da coloro che purgano il peccato dell'invidia, in Pg XIII 51 gridar ‛ Michele ' e ‛ Pietro ' e ‛ Tutti santi ', e infine, insieme con gli altri due arcangeli, Gabriele e Raffaele (i soli tre arcangeli, dei sette, che il concilio del Laterano, nel 746, ha consacrato al culto), in Pd IV 47 Santa Chiesa con aspetto umano / Gabrïel e Michel vi rappresenta, / e l'altro che Tobia rifece sano.
Le due tradizioni, quella agiografica e quella del simbolismo allegorico, vengono da D. esemplarmente impiegate per dimostrare la profonda dimestichezza con l'epistemologia dei ‛ sensi ' e dell'esegesi biblica, onde le figurae degli arcangeli diventano exempla classici del modus scribendi di Dio di cui D. è lo ‛ scriba '. Secondo un'ipotesi ripresa e ribadita dal Pasquazi in questa Enciclopedia, sarebbe da identificare in M. il Messo celeste (v.).