VIALE PRELÀ, Michele
– Nacque a Bastia, in Corsica, il 29 settembre 1798, penultimo dei sette figli di Paolo Agostino Viale, esponente della borghesia cittadina e mercante di tessuti, e di Maria Nicolaja Prelà.
Suoi fratelli maggiori furono Salvatore Viale, poeta e scrittore, Luigi Viale e Benedetto Viale Prelà, professore di medicina clinica all’Università di Roma e archiatra pontificio di Pio IX; ebbe inoltre tre sorelle: Maria Orsola, Maria Daria e Maria Nunzia.
Dopo aver compiuto i primi studi a Bastia e aver ricevuto la tonsura nel 1807, fu inviato nel novembre del 1814 a Roma presso lo zio materno, Tommaso Prelà, medico personale di Pio VII, ed entrò nel seminario romano, dove fu ordinato sacerdote il 29 settembre 1823. Allievo del Collegio romano, ottenne il dottorato in teologia il 10 settembre 1823; studiò inoltre filosofia e diritto all’Università della Sapienza fino al 1824. È in questo periodo che egli assunse il doppio cognome Viale Prelà.
Attivo nella segreteria di Stato fin dal 1824, nell’estate del 1828 fu inviato a Lucerna come uditore del nunzio Pietro Ostini, che era stato suo professore al Collegio romano. Quando questi fu trasferito in Brasile, nel luglio del 1829, Viale Prelà resse la nunziatura svizzera in qualità di internunzio per quasi un anno, venendo poi confermato come uditore dal nuovo nunzio, Filippo De Angelis, giunto a Lucerna nel giugno del 1830. In questo periodo diede prova delle sue capacità teologico-controversistiche redigendo nel 1833 una dissertazione in latino per confutare le idee novatrici di Alois Fuchs, poi tradotta in tedesco e pubblicata anonima sulla Schweizerische Kirchenzeitung (nn. 16-17, 20-27 aprile 1833, pp. 257-269, 273-281).
Richiamato a Roma nell’ottobre del 1836, Viale Prelà fu nominato cameriere segreto soprannumerario e minutante aggiunto presso la segreteria di Stato, guadagnandosi la stima del cardinale Luigi Lambruschini e occupandosi soprattutto degli affari tedeschi. Ebbe così modo di seguire la difficile controversia scoppiata tra Prussia e S. Sede in merito ai matrimoni misti, esacerbata nel 1837 dall’arresto dell’arcivescovo di Colonia. L’efficienza e la totale dedizione alla causa dell’ultramontanismo di cui Viale Prelà diede prova in quegli anni impressionarono positivamente il vescovo di Eichstätt, il futuro cardinale Karl von Reisach, che nel marzo del 1838 lo raccomandò per la nunziatura di Baviera. Tale nomina, in realtà, era nell’aria da tempo, ma il cardinale Lambruschini esitava a privarsi del suo fidato collaboratore; le necessità economiche familiari spinsero però Viale Prelà a chiedere di essere inviato all’estero per ottenere una migliore retribuzione, e la decisione fu presa (Villa, 1985, p. 161). Promosso prelato domestico di Sua Santità nel giugno del 1838, a fine luglio partì per Monaco di Baviera come internunzio straordinario.
Ormai accreditato campione del partito ultramontano, proseguì in Baviera la sua azione in difesa dei diritti e delle prerogative della S. Sede e dell’episcopato, battendosi per eliminare permanenze o rintuzzare reviviscenze di giurisdizionalismo (non gli riuscì, però, di far abolire il Religionsedikt del 1818). Nella sua azione egli poté contare sul sostegno del re Ludovico I e dell’allora ministro degli Interni e dei Culti, Karl von Abel, il che gli permise di far nominare alle sedi vescovili vacanti ecclesiastici di sicura fede romana. Si prodigò inoltre per controbattere l’influenza protestante, favorendo la creazione di giornali e periodici cattolici. Dopo tre anni di intensa attività fu nominato arcivescovo in partibus di Cartagine (12 luglio 1841) e promosso nunzio (20 luglio). La sua azione non si limitò però al solo Regno di Baviera, ma si estese di fatto a quasi tutta la Germania e al Nord Europa. Facendo valere il suo prestigio personale, la sua abilità diplomatica e, non da ultimo, la sua ottima conoscenza della lingua tedesca, Viale Prelà seppe infatti ritagliarsi un ruolo di primo piano negli affari del cattolicesimo tedesco e specialmente prussiano. Egli contribuì, per esempio, alla nomina del vescovo Johannes von Geissel alla sede di Colonia (1841-42) e combatté la diffusione in Germania delle dottrine di Georg Hermes, professore all’Università di Bonn, già condannate da Gregorio XVI nel 1835.
Nel maggio del 1845, su istanza del cancelliere austriaco Klemens von Metternich, il cardinale Lambruschini lo nominò nunzio a Vienna, dove egli strinse subito relazioni molto intime con il cancelliere austriaco, di cui condivideva pienamente l’orizzonte ideologico reazionario. ‘Creatura’ di Gregorio XVI e del cardinale Lambruschini, Viale Prelà non fece mistero della sua ostilità per le riforme intraprese da Pio IX (Bianchi, 1869, p. 26), tanto più che esse rischiavano di compromettere le relazioni con l’Austria; dalla crisi di Ferrara dell’agosto del 1847 in poi, egli si prodigò quindi a gettare acqua sul fuoco delle crescenti tensioni tra Roma e Vienna e, soprattutto dopo il proclama di Pio IX del 10 febbraio 1848, a predicare al proprio governo moderazione e neutralità, descrivendo a tinte fosche il risentimento antiromano che montava in Austria. I suoi dispacci ebbero un certo peso nel convincere il papa a emanare la nota allocuzione del 29 aprile 1848, con la quale prendeva cautamente le distanze dalla guerra nazionale contro gli austriaci (Martina, 1974, pp. 236-240). L’allocuzione non impedì però la rottura delle relazioni diplomatiche tra S. Sede e Austria: il 14 giugno il nunzio lasciò Innsbruck e passò come delegato pontificio a Francoforte e a Colonia, riprendendo il suo posto a Vienna nel settembre del 1848.
Chiusa la burrascosa parentesi del 1848-49, Viale Prelà ritornò al suo consueto attivismo diplomatico, orientandosi anche verso l’Europa orientale e centro-meridionale. Nel 1849 viaggiò in Ungheria, per intercedere in favore del clero e dei vescovi coinvolti nella recente rivoluzione; nel 1851 si recò Belgrado, nel 1853 in Croazia e nell’ottobre del 1855 in Transilvania. Discusse anche degli affari dei cattolici polacchi con i rappresentanti russi e tenne costantemente informata la segreteria di Stato sulle tensioni tra Russia e Impero ottomano, culminate nella guerra di Crimea. Partecipò inoltre attivamente alla lotta condotta dagli ambienti neoscolastici contro le dottrine di Anton Günther. Ma l’evento che marcò in maniera più significativa la sua nunziatura fu la stipula del nuovo concordato tra S. Sede e Austria, che aboliva la legislazione giurisdizionalista ereditata dal XVIII secolo e introduceva nell’Impero un regime confessionale estremamente favorevole alla Chiesa. Dopo una complessa trattativa, alla quale Viale Prelà partecipò come plenipotenziario della S. Sede, si giunse il 18 agosto 1855 alla firma del concordato, ratificato dalle due parti il mese seguente.
A ricompensa dei suoi sforzi, Viale Prelà ottenne la porpora cardinalizia: creato cardinale in pectore il 15 marzo 1852, fu pubblicato il 7 marzo 1853, ma ricevette ufficialmente la berretta e il titolo presbiteriale dei Ss. Andrea e Gregorio al Monte Celio solo tre anni dopo, il 18 settembre 1856, giacché Pio IX volle lasciarlo a Vienna fino alla conclusione delle trattative per il concordato. Rientrato a Roma nell’agosto del 1856, non vi rimase che due mesi. Dall’estate del 1855, infatti, Pio IX lo aveva destinato alla sede episcopale di Bologna, preconizzandolo il 28 settembre seguente. Si vociferava che questa nomina, subita controvoglia da Viale Prelà, fosse stata sollecitata dal cardinale segretario di Stato Giacomo Antonelli, timoroso della concorrenza che l’ex nunzio gli avrebbe potuto fare a Roma (Villa, 1985, pp. 306-309).
Entrò solennemente a Bologna il 1° novembre 1856, accolto piuttosto freddamente e accompagnato dalla fama di «affezionato ai gesuiti e troppo zelante prete» (Bottrigari, 1960, II, p. 362). Dal canto suo, Viale Prelà non fece nulla per smentire questa fama e si dedicò al suo nuovo incarico con uno zelo e un rigorismo che suscitarono più di un malcontento. Egli dispose missioni popolari, tenute da gesuiti, in tutta la diocesi, impose un più rigido rispetto dei precetti ecclesiastici, si curò di migliorare l’educazione del clero, riformando il piano di studi del seminario e riorganizzando l’accademia ecclesiastica; cercò inoltre di contrastare l’incipiente secolarizzazione, soprattutto tra la popolazione urbana, facendo leva sulla tradizionale devozione mariana alla Madonna di S. Luca, e promosse la fondazione di un giornale cattolico, L’Osservatore bolognese, per combattere le idee liberali. Nel marzo del 1857 intraprese la sua prima visita pastorale e nel giugno successivo, in occasione dell’ultimo viaggio di Pio IX nei suoi Stati, accompagnò il pontefice durante tutto il soggiorno bolognese. Il suo episcopato fu segnato da un evento di grande risonanza internazionale: l’affare del piccolo ebreo bolognese Edgardo Mortara, sottratto ai suoi genitori per ordine dell’inquisitore nel giugno del 1858, perché battezzato di nascosto da una serva e portato a Roma per essere educato nella fede cristiana. Anche in questa vicenda, Viale Prelà si distinse per il suo rigore nell’applicare le norme canoniche. Dopo la fine del dominio pontificio (giugno 1859), il cardinale si mostrò intransigente nella difesa dei diritti ecclesiastici, rifiutando di prestarsi a qualsiasi manifestazione di adesione al governo piemontese, ma non esitò comunque a mettersi in relazione con le nuove autorità per cercare di stabilire un modus vivendi, almeno sul piano amministrativo.
Già da tempo sofferente, morì a Bologna il 15 maggio 1860 e fu sepolto nella cattedrale di S. Pietro.
Fonti e Bibl.: Documentazione sull’attività diplomatica di Viale Prelà è raccolta presso l’Archivio apostolico Vaticano, nei fondi delle nunziature di Lucerna, Monaco e Vienna. Le carte relative agli anni di episcopato si trovano nell’Archivio generale arcivescovile di Bologna, in specie nel fondo Segreteria arcivescovile, Atti comuni, bb. 140-153, Atti riservati, bb. 200-202. L’archivio privato del cardinale è stato smembrato e se ne conservano oggi porzioni significative in tre sedi: nell’Archivio storico del Gabinetto G.P. Vieusseux di Firenze, Fondo Viale Prelà, bb. 9-11 (copialettere e documenti sull’attività come nunzio; lettere, omelie e altre carte relative all’episcopato bolognese); nell’Archivio delle Civiche raccolte storiche di Milano, Fondo Michele Viale Prelà, 2 bb. (minute di dispacci diplomatici del 1848-52; lettere familiari, soprattutto ai fratelli); nell’Archivio privato di Paul-Michel Villa, a Bastia e Parigi (documentazione di natura familiare; minute di dispacci relativi alle nunziature di Lucerna e Monaco; circa trecento lettere di Metternich a Viale Prelà, largamente inedite).
F. Fantoni, Della vita del cardinale M. V. P., Bologna 1861; N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia dall’anno 1814 all’anno 1861, V, Torino-Napoli 1869, pp. 26-28; A.-J. Boyer d’Agen, Une dernière amitié de Metternich d’après une correspondance inédite du prince de Metternich au cardinal V. P., Paris 1919; P. Prunas, Nicolò Tommaseo e il cardinale M. V. P., in Archivio storico di Corsica, X (1934), 2, pp. 253-265; O.F. Tencajoli, Cardinali corsi. M. V.-P., 1798-1860, in Corsica antica e moderna, IV (1935), pp. 134-158; H. Bastgen, Bayern und der Heilige Stuhl..., I-II, München 1940, passim; F. Engel-Janosi, Österreich und der Vatikan, 1846-1918, I, Graz-Wien-Köln 1958, passim; R. Fantini, Il clero bolognese nella crisi del 1859-60, in Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna, III (1958), pp. 109-161; I. Cassoli, Il cardinale M. V. P., arcivescovo di Bologna..., in Bollettino della diocesi di Bologna, LI (1960), pp. 72-80; E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, II-III, a cura di A. Berselli, Bologna 1960-1961, ad ind.; R. Fantini, Un arcivescovo bolognese nelle ultime vicende dello Stato pontificio: il card. M. V. P., in Pio IX, II (1973), pp. 210-247; G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974, ad ind.; L. Meluzzi, I vescovi e gli arcivescovi di Bologna, Bologna 1975-1976, pp. 506-513; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, II, Stuttgart 1978, pp. 527 s., 574; P.-M. Villa, La maison des Viale, Paris 1985, passim; G. Martina, Pio IX (1851-1866), Roma 1986, ad ind.; D.I. Kertzer, The Kidnapping of Edgardo Mortara, New York 1996 (trad. it. Prigioniero del Papa Re. Il rapimento di Edgardo Mortara nel Vaticano di Pio IX, 2015), ad ind.; G. Battelli, Fra età moderna e contemporanea (secoli XIX e XX), in Storia della Chiesa di Bologna, a cura di P. Prodi - L. Paolini, I, Bergamo [1997], pp. 301-307; H.H. Schwedt, V. P., M., in Biographisch-bibliographisches Kirchenlexikon, XII, Hamm 1997, coll. 1317-1325; D. Squicciarini, Nunzi apostolici a Vienna, Città del Vaticano 1998, pp. 210-214; Ph. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la curie romaine à l’âge de la restauration (1814-1846), Rome 2002, pp. 646 s.; J. LeBlanc, Dictionnaire biographique des cardinaux du XIXe siècle, Montréal 2007, pp. 953-955; F. Dante, Vienna una finestra sull’Oriente europeo. La nunziatura di M. V. P., Roma 2010.