SAVONAROLA, Michele
– Nacque a Padova da Giovanni e da Caterina di Zanino da Bergamo; la data precisa non è nota ma, nell’impossibilità di raggiungere una certezza, si accetta comunemente l’indicazione di una data anteriore al 1385, che alcuni autori hanno fissato arbitrariamente al 1384 (Pesenti Marangon, 1976-1977, p. 49; Ongaro, 1981, p. 80).
La famiglia Savonarola – originaria forse di Tortona – giunse a Padova alla metà del XIII secolo, riuscendo in progresso di tempo a radicarsi in città e raggiungere una posizione di primo piano a livello sociale ed economico grazie principalmente all’esercizio della mercatura. I rapporti intrattenuti con gruppi parentali di vertice della società padovana sono ben testimoniati dal contratto stipulato da Giovanni, padre di Savonarola, con Paolo Lion, figlio di Francesco, il 2 maggio 1400. L’atto fu rogato dal giovane notaio Sicco Polenton alla presenza dei testi Ognibene Scola, Antonio Rizzoletti e Giovanni Conversini da Ravenna, quest’ultimo allora protonotario della cancelleria carrarese. Non meno indicativi dello status sociale della famiglia risultano il successivo matrimonio di Margherita, figlia di Francesco Savonarola, fratello di Michele, con Sigismondo Polcastro, giovane collega di Michele e dedicatario della sua principale opera medica, la Practica maior; nonché gli accertati rapporti d’affari che legarono un altro fratello di Savonarola, Nicolò, con Francesco Squarcione.
Le notizie sulla giovinezza di Savonarola sono scarse. Gli anni della sua adolescenza coincidono con il secondo soggiorno padovano di Giovanni Conversini; questa circostanza, unitamente al costante interesse che Savonarola dimostrò nel corso della sua carriera per le tematiche pediatriche e pedagogiche, ha consentito di ipotizzare che sia stato suo allievo. Lo si trova, comunque, studente in artibus l’8 agosto 1407, allievo di Paolo Veneto e Biagio Pelacani. In quello stesso anno compare come testimone all’acquisto da parte di Galeazzo Santasofia di una casa in contrada S. Matteo di Padova; l’anno seguente Savonarola è già magister e studens in medicina (Pesenti Marangon, 1976-1977, p. 53). Compare tra i promotori di laurea il 22 e il 27 dicembre 1412, mentre il 13 luglio 1413 sostenne l’esame privato di medicina, seguito il 20 agosto da quello pubblico.
Nel 1414 sposò Caterina, figlia di Pietro da Pernumia, medico personale di Francesco da Carrara il Vecchio. Ebbe otto figli, cinque femmine e tre maschi. In questo periodo ebbe come maestri alcuni tra i migliori medici dell’epoca come Giacomo della Torre, Galeazzo Santasofia e soprattutto Antonio Cermisone, oltre a Paolo Veneto che egli definì «philosophorum nostre etatis princeps et michi gloriosus preceptor» (Libellus..., a cura di A. Segarizzi, 1902, p. 25). A partire da questa data e per un ventennio Savonarola si dedicò a un’intensa e apprezzata attività pratica. In questo quadro di esercizio della medicina si inserisce la condotta a Bassano (attuale Bassano del Grappa), ottenuta nel 1415 grazie all’interessamento di Bartolomeo da Montagnana. Di questa esperienza restano tracce in alcune sue opere e segnatamente nel De vermibus, dove Savonarola cita la predisposizione dei bambini bassanesi a incorrere in questo tipo di fastidiosa affezione. Da Bassano dovette recarsi anche a Feltre, Montebelluna e Pederobba, località che ricorda nella Practica maior per altrettanti casi clinici.
Savonarola giunse all’insegnamento universitario relativamente tardi, dato che compare nelle fonti accademiche padovane nel 1433 come lettore ad Tertium Avicennae (Ongaro, 1981, p. 80). L’esperienza universitaria dovette permettergli di confermare il suo insediamento nell’élite cittadina tanto da comparire nel Consiglio maggiore cittadino nel 1435 e poi negli anni 1437-39. La docenza padovana fu peraltro di breve durata, poiché nel 1440 si trasferì a Ferrara dove assunse l’incarico di medico di corte di Niccolò III d’Este, oltre che di docente di medicina nella locale università di recente fondazione.
Mantenne comunque alcuni contatti con l’ambiente padovano, come testimoniano i suoi ritorni in città nel 1443, per l’esame in medicina del polacco Iacobus Zeglar (Pesenti, 1984, p. 187) e nel 1455; ma anche il mantenimento di un cospicuo patrimonio fondiario e immobiliare testimoniato da due polizze d’estimo datate agli anni 1438 e 1451, anno quest’ultimo nel quale Savonarola risulta possedere ben tre case in città oltre a numerosi terreni agricoli nel contado. Negli anni seguenti i rapporti con la città natale paiono affievolirsi. Indicativo di questo nuovo stato delle cose è il fatto che nel 1458 decise di vendere sia la casa di proprietà sia quella livellaria situata nei pressi del duomo, quest’ultima abitata fino a quel momento da Andrea Mantegna e Bongiovanni Scoin. Nell’occasione i due inquilini acquistarono sia la casa in oggetto, sia alcuni beni fondiari nel contado padovano.
Nel 1450 fu chiamato al servizio personale di Leonello d’Este che gli assegnò per il proprio sostentamento la decima di S. Elena, nel Rodigino, alla quale si aggiunse nel 1461 il ricco feudo di Medelana, concessogli da Borso d’Este. Il prestigio di cui dovette godere in questo torno d’anni è testimoniato dalla sua nomina, da parte di papa Niccolò V, a cavaliere gerosolimitano, senza professione e senza voto, ottenendo in seguito (1452) anche di disporre con testamento delle proprie sostanze.
Savonarola è stato definito «il personaggio di maggior rilievo della medicina pratica del Quattrocento» poiché con le sue opere marcò l’inizio «di una salutare reazione contro lo scolasticismo medico» (Ongaro, 2001, p. 159), particolarmente per la sua capacità di stimolare le critiche nei confronti di esercizi dialettici, di forme didattiche ritenute sempre meno idonee alla specificità della medicina, alla trasmissione e crescita del suo sapere.
Fu scrittore molto fecondo e possedette perfettamente l’arte della divulgazione, riuscendo a scrivere in modo piano anche di argomenti complicati. Tuttavia, manca anche soltanto «un primo censimento dell’opera latina e volgare del medico padovano» (Gualdo, in Michele Savonarola..., 2011, p. 16), ed è possibile menzionare soltanto le sue opere principali. La più importante fu la Practica de aegritudinibus a capite usque ad pedes, nota e citata come Practica maior (Zuccolin, in Michele Savonarola..., 2011, p. 137).
Basata prevalentemente su Avicenna, che Savonarola definisce «il duce mio» (Libreto de tutte le cosse..., a cura di J. Nystedt, 1988, p. 92), si presenta come il tipico trattato di medicina medievale nel quale l’autore espone l’eziopatogenesi, la sintomatologia e la terapia delle singole malattie allora note, con criterio topografico ‘dalla testa ai piedi’. La data di composizione della Practica è comunemente individuata nel 1440, quindi prima del suo trasferimento a Ferrara. È stata ipotizzata tuttavia una composizione in due tempi, con inizio a Padova e termine a Ferrara entro il 1446 (Pesenti Marangon, 1976-1977, p. 92).
In questo medesimo torno di anni Savonarola dette alla luce lo Speculum phisionomie, dedicato nel 1442 a Leonello d’Este, opera cui gli studiosi hanno dedicato poca attenzione, ma che contiene anch’essa tutti i principi della medicina professati da Michele Savonarola nel corso della sua attività pratica. Di poco posteriore allo Speculum deve essere il Libellus de magnificis ornamentis Regie civitatis Padue, composto tra il 1446 e il 1447, nel quale dimostra di possedere conoscenze approfondite in campo artistico e specialmente pittorico. Durante il governo di Leonello d’Este (1441-50) Michele avrebbe composto inoltre il De aqua ardenti (1440), il De preservatione a peste et eius cura (1444-49), il De balneis et thermis naturalibus omnibus Italiae totius orbis proprietatibusque earum (1448-49) dedicato a Borso d’Este. Di poco posteriore è il Libreto de tutte le cosse che se magnano, composto probabilmente nel 1452, cui fece seguito il trattato ginecologico-pediatrico Ad mulieres Ferrarienses de regimine pregnantium et noviter natorum usque ad septennium (ante 1460).
Savonarola fu autore anche di numerose opere di carattere politico, morale e ascetico, tra le quali vanno segnalate almeno il De foelici progressu illustrissimi Borsii Estensis ad marchionatum Ferrariae, Mutinae et Regii ducatum comitatumque Rodigii (1452 circa) nel quale Savonarola esorta il giovane principe allo studio, alla prudenza e alla sobrietà; il De vera republica et digna seculari militia, composto in previsione della successione a Borso da parte di Nicolò di Leonello, poi estromesso in favore di Ercole (1460 circa); il De nuptiis Batibecho et Serabocha (1466 circa), indirizzato a principi e cortigiani con intenti riformatori; il De cura languoris animi ex morbo venientis (post 1450), nel quale affronta il tema dell’unità di spirito e materia nella sofferenza.
Morì a Ferrara nel 1466, in data posteriore al 24 febbraio, e fu sepolto nella chiesa di S. Maria in Vado, dopo la cui distruzione fu traslato nella chiesa di S. Giorgio.
Opere. De vera republica et digna seculari militia, Modena, Biblioteca Estense, Lat. 114, alpha W 6 6; Practica maior, Venetiis 1559; Libellus de magnificis ornamentis Regie civitatis Padue, a cura di A. Segarizzi, in RIS, XXIV, 15, Città di Castello 1902; Il trattato ginecologico-pediatrico in volgare di Michele Savonarola, a cura di L. Belloni, Milano 1952; I trattati in volgare della peste e dell’acqua ardente, a cura di L. Belloni, Milano 1953; Libreto de tutte le cosse che se magnano. Un’opera di dietetica del secolo XV, a cura di J. Nystedt, Stockholm 1988; De nuptiis Batibecho et Serabocha, a cura di P. Biamini, in Schifanoia, XI (1992), pp. 101-179; Del felice progresso di Borso d’Este, a cura di M.A. Mastronardi, Bari 1996.
Fonti e Bibl.: A. Segarizzi, Della vita e delle opere di M. S., medico padovano del secolo XV, Padova 1900; L. Thorndike, History of magic and experimental science, III-IV, New York 1960; P. Sambin, M. S. medico condotto a Bassano, in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, VIII (1975) pp. 97 s.; T. Pesenti Marangon, M. S. a Padova: l’ambiente, le opere, la cultura medica, ibid., IX-X (1976-1977), pp. 45-102; G. Ongaro, La medicina nello Studio di Padova e nel Veneto, in Storia della cultura veneta, III, Dal primo Quattrocento al Concilio di Trento, t. 3, Vicenza 1981, pp. 75-134; T. Pesenti, Professori e promotori di medicina nello Studio di Padova dal 1405 al 1509. Repertorio bio-bibliografico, Trieste 1984; J. Agrimi - C. Crisciani, Edocere medicos. Medicina scolastica nei secoli XIII-XV, Napoli 1988; G. Federici Vescovini, La medicina astrologica dello «Speculum phisionomie» di M. S., in «In supreme dignitatis». Per la storia dell’Università di Ferrara (1391-1991), Atti del Convegno dell’Università di Ferrara, ... 1991, a cura di P. Castelli, Firenze 1995, pp. 415-429; R. Gualdo, Il lessico medico del “De regimine pregnantium” di M. S., Firenze 1996; G. Ongaro, Medicina, in L’Università di Padova. Otto secoli di storia, a cura di P. Del Negro, Padova 2001, pp. 153-193; J. Agrimi, Ingeniosa scientia nature. Studi sulla fisiognomica medievale, Firenze 2002; S. Collodo, La committenza di Andrea Mantegna: Scienza della natura e studium pictorie a Padova alla fine del Medioevo, in Mantegna e Padova, 1445-1460, a cura di D. Banzato - A. De Nicolò Salmazo - A.M. Spiazzi, Milano 2006, pp. 29-35; M. S. Medicina e cultura di corte, a cura di C. Crisciani - G. Zuccolin, Firenze 2011 (in partic. R. Gualdo, Per l’edizione delle opere volgari di M. S., pp. 15-21; M. Nicoud, Inventio, experimentum e perizia medica nel “De balneis” di M. S., pp. 83-112; G. Zuccolin, Nascere in latino e in volgare. Tra la “Practica maior” e il “De regimine pregnantium”, pp. 137-209); R. Simonetti, Filosofia naturale, medicina e pittura nella testimonianza di M. S., in S. Collodo - R. Simonetti, Filosofia naturale e scienze dell’esperienza fra Medioevo e Umanesimo. Studi su Marsilio da Padova, Leon Battista Alberti, M. S., Padova 2012, pp. 395-430.