SARCONE, Michele
SARCONE, Michele. – Nacque a Terlizzi alla fine del 1731 con il nome di Michele Piacenza da genitori ignoti. Successivamente, tra il 1747 e il 1753, mutò il suo cognome in Sarcone, benché frequentemente si firmasse anche Sarconi.
Trasferitosi a Napoli per studiare medicina, divenne allievo di Michele Visone, importante esponente della corrente neoippocratica guidata da Francesco Serao. Nel 1753 era iscritto al Collegio dei dottori di medicina di Barletta. Negli anni successivi esercitò a Napoli e in altri centri minori della Campania, in particolare a Sessa. Nel 1760 divenne primo medico del reggimento svizzero Jauch, incarico che lo riportò nella capitale.
L’opera con cui Sarcone riuscì ad affermarsi nel panorama medico napoletano fu l’Istoria ragionata dei mali osservati in Napoli nel corso dell’anno 1764, pubblicata a Napoli nel 1765 con la dedica a Bernardo Tanucci. Nel saggio venivano descritte le caratteristiche dell’epidemia che colpì la città a causa della carestia degli anni 1763-64. Si trattava di un’opera di grande respiro, attenta alle implicazioni politiche e sociali della scienza medica, giacché l’autore individuava nella sporcizia e nella malnutrizione dei ceti popolari il principale veicolo di diffusione della malattia, auspicando l’intervento del governo per eliminare all’origine questi fattori. Sarcone ribadì queste considerazioni anche a proposito del vaiolo. Nel 1770 egli pubblicò ancora a Napoli Del contagio del vaiuolo e della necessità di tentarne l’estirpazione, un trattato di medicina pubblica concepito su invito di Berardo Galiani, come affermava lo stesso autore (p. 32).
Negli anni successivi, Sarcone tentò di ottenere una cattedra universitaria ma senza successo, e i suoi biografi insistono sui frequenti scontri avvenuti con i colleghi a tal proposito. Nel 1775 si trasferì a Roma, dove rimase per due anni esercitando la professione privatamente. Poco dopo il suo arrivo, egli diede alle stampe in forma anonima un componimento polemico intitolato Il caffè, dal quale emergono numerosi riferimenti alle rivalità professionali e alle presunte calunnie che ne avevano causato il trasferimento a Roma. Rientrò a Napoli nel 1777.
L’anno precedente Tanucci era stato sostituito da Giuseppe Beccadelli, marchese della Sambuca, in qualità di primo segretario di Stato di Ferdinando IV, aprendo una nuova fase nella politica della monarchia borbonica. Beccadelli iniziò in tempi rapidi un programma di rinnovamento culturale con la riforma gli studi universitari, nel 1777, e la creazione dell’Accademia di scienze e belle lettere, nel 1778, quest’ultima caratterizzata dalla presenza di numerosi membri della massoneria e presieduta da Michele Imperiali, principe di Francavilla e maggiordomo maggiore del sovrano.
È probabile che il nuovo clima culturale della capitale avesse favorito il rientro di Sarcone. Infatti, l’anno successivo, il sovrano lo nominò segretario perpetuo dell’Accademia per le classi delle scienze e per il registro economico. Per quel che è noto, Sarcone non fu mai legato a una loggia massonica, costituendo insieme all’amico Serao un’importante eccezione tra i medici napoletani più celebrati. Probabilmente fu quest’ultimo a favorirne la nomina a segretario, giacché lo stesso anno Serao era divenuto protomedico del regno ed era stato inserito nel gruppo di otto persone – tra le quali vi erano i due segretari perpetui – cui il sovrano aveva affidato il compito di suggerire le nomine degli accademici.
Sarcone si dedicò intensamente alle attività dell’accademia, accrescendo progressivamente la sua influenza. Per tale ragione entrò spesso in contrasto con il nuovo presidente Antonio Pignatelli, principe di Belmonte, succeduto nel 1782 a Imperiali.
Nel 1783, in occasione del terremoto che colpì la Calabria, Sarcone fu incaricato di guidare una spedizione di accademici con il compito di documentare il fenomeno sul piano scientifico, ma anche per le conseguenze politiche e socioeconomiche. Fu data così alle stampe la Istoria de’ fenomeni del tremoto avvenuto nelle Calabrie, e nel Valdemone nell’anno 1783 (Napoli 1784). Il frontespizio del componimento segnalava la pubblicazione a nome dei membri dell’accademia, tuttavia, l’intera opera era costituita dalle Osservazioni a firma di Sarcone. Redatta nella forma di un resoconto di viaggio, l’opera forniva un’analisi molto ampia del fenomeno, con un’attenzione particolare per le sue ricadute sulla popolazione.
L’apparizione del trattato nel modo voluto da Sarcone suscitò molte polemiche all’interno dell’accademia, causando infine la giubilazione del segretario il 10 novembre 1784. Si ritirò a vita privata provvisto di una pensione, ma continuando a esercitare occasionalmente la professione medica.
Morì a Napoli il 25 gennaio 1797 per le conseguenze di una febbre.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Segreteria di Stato di Casa Reale, b. 719, inc. 116; Collegio dei dottori, vol. 158, c. 101r.
A. Lopiccoli, Vita di M. S., in M. Sarcone, Istoria ragionata de’ mali osservati in Napoli nell’intero corso dell’anno 1764 (1765), Napoli 1838, pp. V-XII; P. Napoli Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie dalla venuta delle colonie straniere sino à nostri giorni, VII, Napoli 18112, p. 38; S. Montuori, Due lettere inedite di M. S. sulle condizioni delle Calabrie nel 1783, in Archivio storico per le province napoletane, XXXI (1906), 1, pp. 143-159; A. Placanica, Il filosofo e la catastrofe. Un terremoto del Settecento, Torino 1985, pp. 49-52, 61, 104, 115; N. Giangregorio, M. S. L’uomo, il medico, lo scienziato, il meridionalista del Settecento, Bari 1986; E. Chiosi, Lo spirito del secolo. Politica e religione a Napoli nell’età dell’illuminismo, Napoli 1992, pp. 107-142; B. Raucci, M. S., il ricercatore di calamità, in Scienziati in Puglia. Secoli V. a.C.-XXI d.C., a cura di F. P. de Ceglia, Bari 2007, pp. 128-130; A. Borrelli, Medicina, scienza e politica in M. S., in Bollettino del Centro di Studi Vichiani, XXXVIII (2008), pp. 63-81.