MEMBRÉ, Michele.
– Nacque a Cipro da famiglia veneziana probabilmente nel 1509, secondo quanto si deduce dal passo della sua Relazione della missione in Persia in cui dichiara di avere trent’anni al momento di assumere l’incarico, nell’estate del 1539 (Relazione di Persia…, p. 9).
Si formò come mercante presso Bernardo Benedetti, ricco commerciante veneziano residente a Cipro, si dedicò al commercio internazionale e apprese, nei mercati siriani e turchi, il turco e l’arabo. Nell’ottobre 1537 il Consiglio dei dieci richiese al regimen di Cipro di segnalare una persona da inviare come ambasciatore allo scià di Persia per consegnare alcune missive e condurre le trattative per la stipulazione di un’alleanza in funzione antiottomana. La ricerca del candidato occupò parecchi mesi. Nonostante lo stesso M. racconti di aver dato la propria disponibilità alla missione fin dal febbraio 1538, il suo nome fu comunicato al Consiglio dei dieci solo dopo il mese di agosto.
Il M. partì per Smirne nella primavera del 1539 e raggiunse la città di Marand, residenza estiva dello scià e della sua corte, nel cuore dell’estate. Ricevuto dal sofì in settembre, ottenne la prima lettera di risposta per il doge il 14 di questo mese.
Il M. condusse le trattative per circa un anno, fino all’estate del 1540, quando al sofì giunse voce che il governo veneziano stava contemporaneamente accordandosi con il sultano ottomano Sulaimān I per la stipulazione di un trattato di pace. A quel punto il M. dovette lasciare frettolosamente la Persia. Dopo essere riparato a Isfahān munito di false lettere regali, raggiunse il mare per imbarcarsi su una nave di mercanti portoghesi e approdò a Lisbona nell’estate del 1541. Da lì il 31 agosto inviò a Venezia una relazione sulla missione e sul fallimento delle trattative. In ottobre, dal Portogallo, scrisse nuovamente al Consiglio dei dieci comunicando che non avrebbe lasciato il paese senza un’autorizzazione ufficiale. Partì per Venezia nel gennaio 1542 e lì, tramite Alvise Da Mosto, un tempo reggente di Cipro, fu introdotto al Consiglio dei dieci, e presentò per iscritto la Relazione di Persia (che insieme con le sue precedenti missive si conserva in Arch. di Stato di Venezia, Collegio, Relazioni, b. 25 ed è stata pubblicata a cura di G.R. Cardona e F. Castro, Napoli 1969).
Nel 1543 partecipò a una missione diplomatica a Costantinopoli, in qualità di interprete al seguito del bailo veneziano Stefano Tiepolo. Proprio per la sua approfondita conoscenza della lingua turca nel settembre 1550 il Senato veneziano lo scelse come turcimanno della Serenissima Repubblica, ovvero mediatore ufficiale nelle trattazioni commerciali con il gruppo di mercanti turchi che frequentavano il mercato veneziano di Rialto, succedendo nell’incarico a Girolamo Civran.
È attestata, nello stesso periodo, la collaborazione con alcuni geografi: nel luglio 1550 il M., insieme con il geografo e cartografo piemontese Giacomo Gastaldi, presentò al Senato veneziano richiesta di privilegio per poter stampare il «disegno di tutte le città e regni che sono nell’Africa» (Almagià, 1948). Della mappa in questione non sono segnalati testimoni, ma dovette probabilmente essere stampata, e si è ipotizzato che essa costituisca il modello della «carta persiana e turca» di Gastaldi, stampata ad Anversa e conservata alla Bibliothek Juleum di Helmstedt. Si è ipotizzato anche che proprio al M. sia da attribuire, qualche anno più tardi, la «traduzione» dei toponimi del famoso modello ligneo di mappamondo turco posseduto dalla Biblioteca Marciana di Venezia e datato anno 967 dell’Egira (1559-60), che Menage ritiene possa essere una falsificazione a scopi commerciali. Anche Giovan Battista Ramusio si servì della collaborazione del M. durante alcune conversazioni e colloqui con mercanti persiani e lo definì «huomo dottissimo nella lingua araba, persiana e turca» (p. 14).
Nel 1575 il M. ricopriva ancora l’incarico di turcimanno, quando, nell’agosto, il Senato veneziano lo incaricò, insieme con i Cinque savi alla mercanzia, di reperire in città un edificio adatto a ospitare la comunità di mercanti turchi. La prima notizia ufficiale dell’assegnazione dell’edificio destinato a divenire il primo fondaco dei Turchi – l’osteria dell’Angelo offerta da Bartolomeo Vendramin – risale a quattro anni più tardi. Nel maggio 1579 il Consiglio dei dieci, riconoscendo al M. i trentasette anni di servizio in qualità di interprete dal turco sia nella città di Venezia sia a Costantinopoli, gli assegnò un ufficio con il compenso di 150 ducati l’anno, «con facoltà di poterlo anco dopo la sua morte lasciare ad uno dei suoi» (Arch. di Stato di Venezia, Consiglio di dieci, reg. 34, c. 97). Dai due testamenti redatti dal M. tra la fine di ottobre e la fine di novembre 1594 emerge che l’ufficio assegnatogli era quello di «pesador e scrivano alle biccarie» (Ibid., Ospedali e luoghi pii, b. 86, c. 99), che egli trasmise al nipote Filippo Emanuele.
Il M. morì a Venezia nel novembre 1594.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Collegio, Relazioni, b. 25; Cinque savi alla mercanzia, b. 187; Consiglio di dieci, reg. 34 (1578-79), c. 97; Notarile, Testamenti, 1245, n. 561 (8 ott. 1594); Ospedali e luoghi pii, b. 86, c. 99 (21 nov. 1594); G.B. Ramusio, Secondo volume delle navigationi et viaggi…, In Venetia 1583, pp. 14-16; Mission to the Lord Sophy of Persia (1539-1542), a cura di A.H. Morton, London 1993; Catalogo della mostra geografica nell’Archivio di Stato di Venezia durante il VI congresso geografico italiano (1907), Venezia 1907, p. 27; L. Bonelli, Il trattato turco-veneto del 1540, in Centenario della nascita di Michele Amari…, Palermo 1910, II, pp. 357 s.; R. Almagià, Monumenta cartographica Vaticana…, II, Città del Vaticano 1948, p. 34; A. Bombaci, Una lettera turca in caratteri latini del dragomanno ottomano Ibrahim al veneziano M. M. (1567), in Rocznik Orientalistyczny (Archivio polacco di orientalistica), XV (1948), pp. 129-144; V.L. Menage, The map of Hajji Ahmed and its makers, in Bulletin of the School of Oriental and African studies, XXI (1958), p. 308; R. Almagià, A proposito del mappamondo in lingua turca della Biblioteca Marciana, in Atti dell’Istituto veneto di lettere scienze ed arti, CXVIII (1959-60), pp. 53-59; G. Scarcia, Un documento persiano del 946/1539 nell’Archivio di Stato di Venezia, in Annali dell’Istituto orientale di Napoli, n.s, XVIII (1968), pp. 338-342; P. Preto, Venezia e i Turchi, Firenze 1975, pp. 81-83; G. Bellingieri, Un prospetto geografico di M. M., in Turcica et Islamica. Studi in memoria di A. Gallotta, Napoli 2003, pp. 15-36.
N. Mahmoud Helmy