MARULLO (Μαροῦλος), Michele
Soprannominato Tarcaniota dal nome della madre, figlio di un greco di Dýmē in Acaia, ma probabilmente di famiglia originaria italiana, sembra nascesse in Costantinopoli e che passasse giovanissimo in Italia, quando Costantinopoli cadde. Si dedicò alle armi sotto la guida dello spartano Nicola Rollis, frequentò in Napoli le riunioni del Pontano e a Firenze sposò Alessandra Scala, poetessa, figlia di Bartolomeo Scala, erudito segretario del Magnifico: l'affetto che nutrì per lei il Poliziano fu una delle cause dell'avversione fra i due poeti. Il M. perì annegato nel Cecina (1500), e Alessandra, chiusasi nel convento fiorentino di S. Pietro Maggiore, lo seguiva sei anni dopo.
Piuttosto scipito negli epigrammi contro il Poliziano, assurge negli altri componimenti a lirica altezza. Melanconia ispira le poesie in cui piange perduta la patria; nei versi a Neera (la Scala?) palpita la soave voluttà di Catullo e dei lirici fiorentini contemporanei; imita assai bene Lucrezio, ch'egli commentò, negli Hymni naturales, dove nelle divinità mitologiche canta le foize della natura, con sentimento pagano. Il Marullo deve la sua fama maggiore a questi ultimi componimenti (Hymni et epigrammata Marulli, Firenze 1497, rist. da C. N. Sathas, Doruments inédits relatifs à l'histoire de la Grèce au moyen âge, VII, Parigi 1888).
Bibl.: G. Bottiglioni, La lirica latina in Firenze nella seconda metà del secolo XV, Pisa 1913, pp. 121-136; P. L. Ciceri, M. M. e i suoi "Hymni naturales", in Giorn. stor. d. lett. it., LXIV (1914), p. 289 segg.; G. B. Picotti, M. o Mabilio?, in Studi in onore di F. Flamini, Pisa 1915, p. 241 segg.