Michele I, Imperatore d'Oriente
Della famiglia greca Rangabe, successe sul trono al genero Niceforo I dall'811 all'813.
Per la maldestra condotta verso iconoclasti e iconoduli dispiacque agli uni e agli altri, mentre gli era necessario l'appoggio di tutti nella dura lotta contro i Bulgari. Vinto infatti da questi presso Adrianopoli nell'813, poco dopo fu spodestato da Leone V che lo relegò prima nell'isola di Faro, poi in un monastero dell'isola di Peotes dove visse circa trent'anni.
È ricordato da D. a proposito della ‛ traslatio Imperii ' dai Bizantini ai Franchi e del conseguente conferimento della ‛ dignitas Imperii ' a Carlomagno da parte di Adriano I non obstante quod Michael imperabat apud Constantinopolim (Mn III X 18). Ma se l'atto giuridico del conferimento della ‛ dignitas ' imperiale a Carlo consiste, com'è evidente, nell'incoronazione della notte di Natale dell'800, vari errori e imprecisioni possono ravvisarsi nel brano dantesco, come la ‛ iniuria ' inflitta dai Longobardi alla Chiesa già con Astolfo (749-754), prima quindi che Adriano I si rivolgesse ai Franchi, l'incoronazione di Carlomagno fatta da Leone III (non da Adriano I) quando sedeva sul trono d'Oriente non M. I (come già rilevava il Witte) ma Irene, la quale regnò prima come reggente, poi associata al figlio Costantino VI, quindi da sola, dal 780 all'802.
È da notare tuttavia, a proposito di questo brano della Monarchia, il caratteristico uso delle fonti canonistiche e storiche da parte dell'autore. Mentre il passo Carolus... dignitatem ha il suo preciso riferimento in Decret., c. 34, X, Venerabilem, l'altro Michael... Constantinopolim suppone una fonte storica (probabilmente Goffredo da Viterbo Pantheon, in Mon. Germ. Hist., Script. XXII), in perfetta analogia con il brano seguente (Mn III X 19) con il quale D. conclude sbrigativamente il discorso adducendo una prova ‛ per absurdum ', riferendosi indirettamente alle fonti del Decretum e di Tolomeo da Lucca. In entrambi i casi D. fallisce nella fonte storica, non in quella canonistica. Ciò potrebbe spiegarsi chiamando in causa uno degli intenti di D. nel trattato della Monarchia: combattere sul loro proprio terreno i decretalisti assertori della supremazia del potere spirituale (ierocrazia), trascurando il problema storico che ai suoi tempi non si poneva.
Bibl. - B. Nardi, Il concetto dell'Impero nello svolgimento del pensiero dantesco, in Saggi di filosofia dantesca, Milano 1930, 239-306; M. Maccarrone, Il terzo libro della " Monarchia ", in " Studi d. " XXXIII (1955) 89; G. Vinay, Interpretazione della " Monarchia " di D., Firenze 1962; D.A., Monarchia, Epistole politiche, a c. di F. Mazzoni, Torino 1966, 292.