GORDIGIANI, Michele
Nacque a Firenze il 29 maggio 1835 dal musicista Luigi e da Anna Giuliani, figlia del celebre chitarrista e compositore Mauro. Giovanissimo apprese i primi rudimenti della scultura nello studio di L. Bartolini, che abitava nel medesimo stabile in borgo Tinti. Attorno al 1845 divenne allievo di L. Mussini, nella scuola che il pittore aveva fondato a Firenze con l'amico A. Sturler, e dove ebbe come compagno di studi S. Lega. In seguito alla partecipazione di Mussini ai moti del Quarantotto, la scuola passò per breve tempo a G. Duprè, che accolse il G. nel suo studio fino a quando "un bel giorno buttò in terra stecchi e lavoro, e non ne volle saper più nulla" (Duprè). Risoluto a dedicarsi completamente alla pittura, il G. si iscrisse all'Accademia di belle arti, frequentando i corsi di G. Bezzuoli. In questi anni di formazione si esercitò molto copiando i grandi maestri del passato e cominciò a sviluppare eccellenti doti di ritrattista.
Al 1855 data il suo ingresso al caffè Michelangelo (introdottovi dal fratello maggiore Anatolio, detto Cinci, pittore e musicista prematuramente scomparso), dove strinse legami di amicizia con il gruppo dei macchiaioli, condividendone in parte le ricerche.
Ben presto, però, la sua propensione per il ritratto divenne quasi esclusiva, e per le affinate capacità in questo genere di pittura ottenne rapidamente un vasto consenso. Al 1856 risalgono l'Autoritratto degli Uffizi - dove si dipinge con aria sottilmente sfrontata e il sigaro in bocca - e il ritratto di Ludovico Raymond (Torino, Galleria civica d'arte moderna); mentre sono del 1858 i due celebri ritratti del poeta inglese Robert Browning, allora di stanza a Firenze, e della moglie Elizabeth Barrett (Londra, National Portrait Gallery).
Nel 1860 si recò a Parigi, nei cui ambienti artistici e mondani venne introdotto da Virginia Oldoini contessa di Castiglione, sua intima amica e da lui più volte ritratta nel corso degli anni. Appena tornato eseguì il ritratto del conte Camillo Benso di Cavour (ubicazione ignota) e nel 1861 - pur avendo visto il modello solo di sfuggita a una festa - quello del re Vittorio Emanuele II (Torino, Museo nazionale del Risorgimento), per conto del cugino Eugenio Emanuele di Savoia principe di Carignano.
Entrambe le tele vennero presentate, suscitando unanimi apprezzamenti, alla prima Esposizione italiana allestita a Firenze nel 1861; in quest'occasione il G. rifiutò il premio assegnatogli, condividendo le proteste degli amici macchiaioli nei confronti della giuria, ritenuta incompetente.
Nel 1862 il G. sposò a Fiesole Gabriella Coujère dalla quale ebbe quattro figli: Isora (1863), Ferdinando (1864), Eduardo (1866) anch'egli pittore, e Giulietta (1871), andata in sposa nel 1899 al banchiere e musicista Robert von Mendelssohn.
Il gradimento ottenuto dal quadro di Vittorio Emanuele fece sì che il G. divenisse il ritrattista ufficiale di casa Savoia, i cui membri posarono più volte - soprattutto negli anni di Firenze capitale - di fronte al pittore; lo fece persino il re che prima di allora aveva concesso questo privilegio al solo Mussini.
In seguito altre corti si avvalsero del suo talento, a partire da quella portoghese (molti ritratti dei Savoia si conservano al Palacio nacional de Ajuda di Lisbona, ordinati dalla regina Maria Pia, figlia di Vittorio Emanuele) fino a quella inglese, presso cui si recò per dipingere l'effigie della regina Vittoria. Per trent'anni giunsero al pittore commissioni sempre più frequenti e prestigiose da parte della nobiltà e della ricca borghesia, anche se egli non mancò mai di fissare sulla tela il volto dei familiari e degli amici più cari come gli artisti G. Duprè, L. Mussini (due ritratti nella collezione Chigi Saracini di Siena), T. Conti e i letterati R. Fucini, E. De Amicis, A. Maffei (Riva del Garda, Museo civico; Firenze, Palazzo Pitti). La notevole capacità di restituire fedelmente le sembianze - avvalendosi in misura sempre maggiore di modelli fotografici - e l'adesione allo stile aristocratico dei migliori interpreti del genere attivi in Francia e in Inghilterra (C. Duran e J.S. Sargent su tutti) sono le principali cause del successo dei ritratti del G., non solo presso l'altolocata committenza, ma anche fra il pubblico, che aveva occasione di ammirarli nelle grandi mostre italiane e internazionali (Parigi 1861, 1863, 1874, 1876, 1878, 1889; Londra 1867, 1876, 1886, 1888; Vienna 1873; Anversa 1885).
Fra i numerosi viaggi compiuti dal G., più frequentemente con destinazione Londra o Parigi, va ricordato quello del 1893-94 a New York, città nella quale si stabilì il figlio Eduardo e dove il G. ebbe modo di eseguire, nell'arco di qualche mese, numerosi ritratti.
Nel 1895 una malattia improvvisa e dalla diagnosi incerta causò gravi sofferenze al G., per qualche tempo rimasto anche privo di memoria. Ristabilitosi, pur avendo rifiutato ogni cura, nel 1896 riprese alacremente il lavoro, prima recandosi in Siam, dove fece i ritratti a tutta la famiglia reale e poi, nel 1899, di nuovo a New York per qualche mese, insieme con Eduardo.
Tornato in Italia continuò a produrre con il ritmo consueto fin quasi alla morte, sopraggiunta il 7 ott. 1909 a Firenze. Nell'aprile dell'anno successivo buona parte dei dipinti e bozzetti presenti nello studio di piazzale Donatello, insieme con numerosi mobili e con la propria collezione d'arte (perlopiù composta di opere di amici, ma non priva di pregiati pezzi antichi), venne messa all'asta come da disposizioni testamentarie.
Oltre che nei ritratti il G. si cimentò, sebbene più raramente, in altri tipi di composizione, dal paesaggio alla pittura di storia fino a quella di genere, frequentata con soggetti facili e di sicura presa sul pubblico, come la Servetta e l'Abbandonata, esposta con grande successo ad Anversa nel 1885 (entrambe di ubicazione ignota). Prendendo a modello i familiari, si dilettò talvolta nel ritratto in costume, i cui esempi più conosciuti sono La figlia Giulietta in sembianze di Mozart mentre suona il pianoforte (Milano, casa di riposo Giuseppe Verdi) e Il figlio Eduardo in costume da paggio di Luigi XIII re di Francia (ubicazione ignota), inviato al Salon parigino del 1876. Costantemente fedele alla propria maniera il G. rimase pressoché insensibile di fronte alle novità, accentuando - con il progredire dell'età e della fama - la salda impostazione accademica; anche il sodalizio con i macchiaioli fu perlopiù di natura affettiva (molto si prodigò, persino economicamente, per la loro promozione), mentre del tutto estranee al suo sentire gli apparvero le ricerche degli impressionisti francesi.
La fama acquisita in vita presto si volse in oblio profondo o in aspre critiche nei confronti del suo lavoro; soltanto nel 1943, in piena guerra e con mezzi quasi di fortuna, si allestì a Firenze una mostra retrospettiva per volere della figlia Giulietta, forse sull'onda del tardivo successo di Eduardo.
Oltre che nei musei citati e in numerose raccolte private italiane e straniere, opere del G. si trovano nel Museo nazionale di Capodimonte a Napoli (Principessa Clotilde di Savoia), nella Pinacoteca nazionale di Bologna (Egloghe), nella Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma (Ritratto di Eduardo Gordigiani, E. Fabbri e A. Müller), nella Galleria nazionale d'arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze, dove sono custodite circa trenta tele dell'artista.
Fonti e Bibl.: Esposizione provinciale senese del 1870. Relazione di M. Gordigiani, Siena 1871; G. Duprè, Pensieri sull'arte e ricordi autobiografici, Firenze 1880, pp. 193 s.; Catalogo dei quadri originali eseguiti dal fu comm. prof. M. G.:…, Firenze 1910; U. Ojetti, Ritratti d'artisti, Milano 1911, pp. 65, 67; Gli Uffizi. Catalogo generale, Firenze 1979, pp. 665, 667, 669, 679, 682, 686 s., 888 s.; Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti, Ottocento e Novecento. Acquisizioni 1974-1989 (catal.), Firenze 1989, p. 77; G. Borsellino, M. G., Torino 1994 (con ampia bibl.); S. Bietoletti, G., M., in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, II, pp. 857 s.; C. Sisi, in La Collezione Chigi Saracini di Siena (catal.), Firenze 2000, pp. 114 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, pp. 396 s.; A. Corna, Diz. della storia dell'arte in Italia, II, Piacenza 1930, p. 525; M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, II, Milano 1962, p. 877; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani…, VI, p. 118.